30 novembre 2016

Quella sera nella piazzola della stazione.

Anche se non dormo: continuo a svegliarmi, la notte, per via di Roborowsky il criceto che corre come un dannato su quella cazzo di ruota.
Ho fatto il primo sogno bello, stanotte.
Eravamo in casa io e mia madre, come ieri quando abbiamo preparato ghirlande pungendoci con l'aspargina e la perfida rosa canina. Tu dovevi accendere la stella di carta della Lidl e a un certo punto salendo dalle scale io guardavo fuori dalla finestra ed era tutto bianco, di uno strato sottile, e cadeva la prima neve da anni.
Allora gridavo "bambini! venite!!" e poi più niente, ché mi sono svegliata.
Ma mi è rimasta addosso quella mia voce, mentre li chiamavo.

Anche se non so come sia là fuori per voi, ma qui c'è sempre qualcosa che rende il tutto un po' più complicato del previsto.
Anche se tu lavori troppo, ed io troppo poco.
Anche se la partita iva costa.
Anche se a fine anno abbiamo la rata della casa e al solo pensiero ma vegnan i ravìscc, come diceva Zia.
Anche se la macchina si è rotta e sta su per miracolo e anche quest'anno ci abbiamo buttato dentro un sacco di soldi, perché non ne abbiamo per comprarne una nuova.
Anche se il pensiero della notte mi fa ancora paura e in quei due giorni che tu sai avevo quel solito dannato mostro sulla schiena che mi giudicava, mi schiacciava, mi annientava, e per due giorni ho mollato, trascinata giù.
Anche se ho perso, tu eri lì.
Anche se non è cambiato niente ma un certo punto mi sono detta "ora basta", e sono risalita, aiutata invero da Bing Crosby e parecchia caffeina.

Anche se quella sera hai perso due treni.
Anche se avevo accumulato astio, e volevo trattarti male e starti lontana.
Anche se ho fermato la macchina nella piazzola e urlato ai bambini "ficcatevi in bocca questi dannati panini e non voglio più sentire un solo verso, neanche UNO: sono stata chiara??". E loro hanno frignato -spaventati- e sbriciolato ovunque, peraltro.
Anche se ero stanca, e ingiusta, e persa.
Anche se fino a qualche istante prima avevo meditato contro di te.
Quando poi ti ho visto vicino alla cabina, coi tuoi occhi stanchi sotto il berretto.
Quando mi hai sorriso e ho visto la tua barba striata di grigio, come un Ulisse arrivato a Itaca col suo bagaglio di coraggio e stanchezza e Ciclopi accecati nell'isola metropolitana, l'unica cosa che ho pensato è stata baciarti il più a lungo possibile, il più in fretta possibile.
Che l'aspettarti è lungo e crudele, delizioso.

Anche se quella sera alla piazzola ho dato il peggio, quello era il mio meglio.
Anche se non sembravamo noi, lo eravamo ancora.
Anche se c'era stanchezza e c'era amore, e un po' dovunque il peggio ed il meglio, di noi.
E loro due, sui sedili posteriori, addormentati, finalmente.





15 novembre 2016

Aggiornamenti novembrini.


- Il biondino è combattuto tra amicizia ed amore. Ha questa compagna a cui pare volere un gran bene, una piccolettina con gli occhiali e il piglio che hanno certe piccolettine con gli occhiali, per capirci.
"Io non gioco mai con A., mamma. Ma so che mi vuole bene."
"E come lo sai?"
"Perché mi arriva."

Ieri ha scritto "Ti amo A. " sul vetro appannato della macchina, indi è scoppiato in una risata isterica.
Non so bene come maneggiarlo, questo qui, adesso.

- Ho fatto loro una sorpresa e alla fine della scuola li ho portati in gran segreto al mercoledì del cinema a 2 euro. Nina ha voluto ad ogni costo passare da casa per cambiarsi, doveva mettersi elegante.
Siamo arrivati e lei indossava il vestitino verde acido di trilli sopra a un vecchio pile della decathlon e un colbacco di pelo sintetico di martora striata.

- Ho prenotato un viaggio per salire nel Profondo Nord.
Partiamo tra qualche giorno insieme a un certo Sergio, anni 30, caruccio, conosciuto su BlablaCar.


Ciao sono Susi, sono molto simpatica e socievole, una compagna di viaggio perfetta.
Mi lavo regolarmente e occupo poco spazio. Ci vediamo all'ora X nel punto X, grazie del passaggio!

Ah, ultima cosa:  ho prenotato per tre.
Siamo io e i miei due figli di 4 e 6 anni. 
Ma vedrai che a quell'ora dormono, tranquillo.
E gli faccio panini che non sbriciolano, stai sereno.

Hai mica un'alzatina che ti avanza in macchina che evito di portare la mia?

9 novembre 2016

Another point of view, in case you need it.

Oggi è il giorno in cui tutti siamo in prima linea nella politica americana: ne sappiamo un sacco tutti e un sacco, tutti, ne parliamo. Non possiamo proprio farne a meno.
E quando dico tutti, intendo proprio tutti.


H 7.00 interno giorno, gente in pigiama.

"Mamma perché fai quella faccia?"
"Si vede tanto, eh? Dopo ti spiego, me la fai una cortesia? Devo vestire tua sorella che gira in mutande da 20 minuti, tu che sei pronto piazzati qua davanti e dimmi cosa dicono. Io ascolto dalla camera, ok?"


Qualche minuto dopo.

"Allora mamma, ci sono due notizie buone e una cattiva. Quella buona è che un tizio che si chiama tramp tamp  o qualcosa del genere ha vinto ed è contento, è un signore. Invece la signora che ha perso adesso la mettono in manette. L'altra notizia buona è che comunque fanno una guerra fredda tutti quanti con la Russia."


Se stamattina vi siete alzati e il caffè vi è andato un pochino di traverso, immaginate chi ha ascoltato il comunicato stampa del biondino.









3 novembre 2016

Il senso della vita, featuring Magù.

Eravamo in macchina, per dare un passaggio ad amici conosciuti da poco.
E lui è così, capite? la quintessenza dell'innocenza bambina.
Un altro avrebbe chiesto cosa fa Batman per essere così ricco o di che colore sono le mutande dell'omino lego, sotto.
Lui invece li guarda e chiede: "Ma secondo voi, qual è il senso della vita? Non vi sembra possa essere troppo noiosa?"

I bimbi ci fanno le domande che ci siamo fatti tutti, tanti anni fa.
Quelle dopo le quali abbiamo cominciato a vivere senza rispondere.
I bambini si fanno le domande che non vogliamo più farci e azzardano risposte mentre noi alziamo gli occhi al cielo.

Abbiamo incontrato un tasso morto, lungo la strada per la scuola.
Hanno voluto fermarsi a guardarlo ogni giorno.
A me faceva un po' schifo, soprattutto in alcuni giorni -se sapete cosa intendo- ma a loro no, invece. Tutti fermi sul ciglio della strada ad osservare la cosa più normale di questa terra: qualcosa che era vivo, e poi è morto.
E hanno chiesto cos'è il corpo,  cos'è il respiro, e dove finisce l'aria,  cosa c'è sotto la carne e dov'è che si trova l'anima e dove vola, dopo che il corpo è morto. E l'Arturo, adesso, è un fantasma e torna per Halloween? Cos'è una preghiera, mamma.

I bimbi non pretendono di spiegare tutto, ma non smettono di chiederselo.
I bambini vogliono leggi universali, ma accettano i dettagli, le sfumature.
Molti adulti invece non capiscono un cazzo della propria vita, e l'alternativa più semplice che gli riesce d'imboccare è quella di spiegarsi saputamente quella degli altri.
Tanti mi dicono "che razza di vita è, questa, tu qua lui là." "perché non torni su?" "guarda che la campagna c'è anche qui" "potresti avere il lavoro che vuoi".
Io sto zitta e dentro di me rispondo "ma non ti fa paura essere nata vissuta tutto nello stesso posto in cui poi morirai?" "ma non ti si gela anche a te il sangue nelle vene sapere che ogni giorno passi 2 h e mezzo della tua vita sulla circonvallazione? che ti alzi alle 5.45 per fare 70 km senza coda?".
E così passiamo gran parte del tempo senza spiegarci agli altri, e senza capirli.

I bambini invece nulla di tutto questo.
Loro guardano solo fuori dal finestrino e dicono "la Natura ha dei colori stupendi, me li berrei tutti come un succo. Tu no, mamma?"






17 ottobre 2016

Cosa ne pensi, tu, delle zanzare.

Quest'oggi, lunedì 17 Ottobre - tragitto piscina-->casa.

Mamma i gufi mangiano solo i topolini? Sul mio libro c'è scritto che mangiano i topolini, ma forse anche i vermi, secondo me. No mamma non dire sciocchezze, gli scoiattoli non li mangiano. 
Chi mangerebbe un piccolo scoiattolo? Hai ragione, povero topo.
Mamma mi fai la potenza di due? Papà mi fa sempre la potenza di due. 
Ok, papà la fa meglio.
Mamma ma io so leggere secondo te? perché so leggere i cartelli, vedi?
Secondo te è più potente il Bulbasaur di papà o il Vaporeon che ho trovato ieri nel bosco?
La maledizione più potente di tutte è l'avadakedavra: è pericolosissima, non bisogna dirla mai perché è una maledizione senza ritorno. Lo sai quali sono le maledizioni senza ritorno? Sono 3: te le dico?
La strega più cattiva di tutte è la zia di Draco Malfoy. Io odio Draco Malfoy.

So tutti i titoli di Harry Potter a memoria, te li dico?
Io ho già capito chi ha aperto la camera dei segreti: è stato il prigioniero di Azkaban, per forza.
Mamma sai che un bimbo sciocchissimo l'anno scorso cantava una canzoncina stupida mentre guardavamo Alice? te la canto? Fa così, senti.

Forse mangiano anche gli insetti. O i ghiri. I ghiri stanno in giro la notte secondo te? perché in quel caso il gufo li mangia. Se se ne stanno a casa non li trova. 
Mamma!! Idea: passa dal bosco che li avvisiamo tutti così non si fanno ammazzare!
Il leviatano si è estinto, poveraccio.
Anche i dinosauri, ma di loro non sappiamo che colore avessero.
Perché dei mammut sappiamo il colore, mamma?
Quand'è che mi spiegano Pompei, a scuola? Io so tutto su Pompei, posso portare il libro alla maestra, se non se lo ricorda.
I Pompeiani sono morti come i mammut o come i dinosauri, mamma?
I dinosauri non si sono evoluti come le zanzare.
Il ghiro è un mammifero?
Lo sai che ai tempi dei dinosauri c'erano già le zanzare? tu pensi che in questi anni alcune zanzare moriranno? 
Una volta una zanzara mi ha pinzato tutto il braccio. La nonna di papà poi mi ci mette sopra la saliva: che è peggio, secondo me.
Tu cosa ne pensi delle zanzare, mamma?
Credo proprio che mangerò un boccone e poi me ne andrò a letto.



12 km, mica 120.
E ci fa stare tutta sta roba.

10 ottobre 2016

Hysteria rules.

La prima metà di me sa che ci sarà da lavorare sul tuo nervosismo e dice "Che risposta è questa? smettila subito, per cortesia: pensa a quello che hai fatto e quando sei pronto ne riparliamo."
La mia seconda metà pensa: "Scusa scusa? Dici a me? A tua madre? TU? A ME? Ce l'hai una vaga idea di chi ti stai mettendo contro? Perché io ti srotolo come una sigaretta, io ti pelo come una cipolla, io ti ti faccio alla julienne e ti dò in pasto alle tartarughe del vicino. No che non lo hai capito, povero te, no no."

La prima metà di me dice: " Ah è per questo che non mi baci più. Ho capito. Bè a me sembra un po' buffo, ma ok. Vieni qui che ti stritolo lo stesso."
La seconda pensa: "Ah t'imbarazzo, eh? E come sarebbe a dire "sei un maschio"? Mò i maschi non baciano? Però la tua amica l'altro giorno te la sei sbaciucchiata, o sbaglio? Piccolo ingrato. Serpi in seno, ecco cosa siete. Aspetta un attimo: come come? cosa dici? Mi era parso di udire la tua voce a 14 anni che chiedeva il motorino.
COL CAZZO, è la risposta.
Notte notte, amore."

La mia prima metà dice: "Non hai voglia ora di riguardare la lezione? Se sei stanco va bene: dai riposati un pochino e poi la rivediamo più tardi."
La seconda pensa: "Eccerto, perché io non sarò più stanca più tardi, vero? mia madre alla tua età mi mandava a cagare in quattro e quattro otto se non facevo subito come diceva. Le maledette fughe delle piastrelle mi faceva pulire, quella. Guarda cos'hai fatto. Ho appena detto "io alla tua età". Contento, eh? Sei contento, adesso??"

La mia prima metà dice: "Sarà un autunno molto caldo."
La seconda pensa: "Autunno di merda."



5 ottobre 2016

La casa sola

Da sola passo le mie giornate, alcune notti, diversi giorni stanchi.
Non mi dispiace, l'abbiamo scelto.
Ma ci sono notti come questa in cui darei un braccio per averlo qui.
Per non dover chiamare i figli dei vicini, due ragazzoni così, e fargli scavare la buca perché io buttando tutto il mio peso sulla pala tiro su un par di ciuffi d'erba.

È incredibile quanto vuota sia una casa senza un gattino minuscolo, 2 kg scarsi, molto sfigato e molto, molto dolce. 
Quanto, non potete saperlo, perché lo so io sola.

E comunque, mi hai lasciato il divano pieno di peli.
Dannazione, quanto ti amo.

Susi

29 settembre 2016

La bolla.

Nina ha paura del corso di nuoto, così l'ho corrotta con le caramelle.
Non si dovrebbero corrompere le bimbe con le caramelle, ma Nina è così facilmente corruttibile dalle gelatine a forme di orso, e d'altra parte ha smesso di piangere.

La mia spada di Damocle, il Biondino, si sta rivelando suo malgrado sempre più simile alla madre.
Alterna tragicissimi stati d'ansia e negatività  - "Siamo tutti in grave pericolo, mamma." - a fasi di scazzo colossale "E che sarà mai, io lo so fare benissimo."
Ancora non mi riesce di cogliere la ragione del passaggio dall'uno all'altra, ma ci stiamo lavorando.

Io lavoro, preparo un po' di materiale per una delle 89.000 imprese che sto tentando di far partire questo mese, per il resto vivo in una bolla d'inutilità che esploderà tra sabato e domenica, quando finalmente -grazie ai festeggiamenti al mio 27esimo compleanno- riceverò questo e tornerò all'unico vero posto cui realmente appartengo: un libro.
Tanti auguri a me.




21 settembre 2016

Il #backtoschool ma per davvero.

Il mio bambino va a scuola.
Torna con piccole frasi impresse a matita sul foglio, le lettere in stampatello, i puntini a dividere una parola dall'altra.
Ha una piccola cartella, una piccola merenda e una piccola aula colorata.
Ha anche un piccolo orario, fino ad Ottobre, che mi causa piccoli esaurimenti, ma guardarlo entrare e uscire da quell'edificio in questi primi giorni è un misto di emozione, cupida curiosità e timore che non cambierei con nessun orario definitivo al mondo.
Fino ad Ottobre, s'intende. Poi emigro, se non attivano la mensa.
Il mio bambino ha la passione per: le classificazioni, le nomenclature, le collezioni.
Potenzialmente è un grande naturalista, filatelico o anche serial killer, solo il tempo potrà dircelo.
Al mio bambino ho promesso che, se si comporterà bene a scuola, potrà avere il criceto che desidera.

Nina è entrata nel nuovo asilo e ha un po' di amici maschi più una femmina.
Porta un laccino con una coda arcobaleno direttamente sulla bananina in testa, gira a torso nudo tirando in porta, digrigna i denti e all'occorrenza dichiara di avere già 3 figli di cui 2 allattati da lei: una specie di via di mezzo tra la figlia dei Flinstons, il bambino selvaggio del viaggio di Arlo e una comare di quartiere ma vestita da Elza Regno di Cristallo.

Io sono stata lontana da qui, negli ultimi due mesi, perché impegnata assai a tirarmi le paranoie stavo preparando un esame e tirandomi le paranoie.
L'ho dato lunedì alle 13.30.

h. 13.10: che cosa ci faccio qui? e perché mi sento sempre una disadattata? è perché io SONO una disadattata.
h. 13.20: non ce la farò mai, ma dove credo di andare. E se non lo passo? è VITALE che io lo passi, o mi considererò un essere inutile.
h.13.40: cosa mi sta chiedendo costei.
h 13.50: concentrati dannazione e porta a casa il risultato come meglio sai fare: dicendo cose a caso, ma convinta.
h. 14.15: minchia sono un genio, fate largo.
h. 14.16: ah non dite più niente, eh? non avete il coraggio, eh? pezzenti. Fate largo, vi dico. Hic et nunc, eccomi, sono io, la Sfolgorante. Un fottuto genio, ecco cosa sono.
h. 14.40: dio però che stanchezza, non ho più l'età.
h. 16.00: probabilmente è stato pure un fatto di culo, ma comunque brava.
h. 20.00: in ogni caso - mi chiedevo- chissà se mi servirà a qualcosa
h. 23.00: temo l'avrebbe fatto chiunque, mi è sempre più chiaro.
h. 24.00: In fondo non significa nulla. Esiste sicuramente un'altra validissima ragione per cui sentirmi disadattata, e domani -cascasse il mondo- io la troverò.

In attesa di capire cosa farò da grande, per il resto tutto bene.

6 settembre 2016

Take your time, hurry up (as I want you to be).

Voglio una gonna rossa e sdrucita, di papavero.
Una criniera di leone, per far paura ai cattivi.
Voglio essere elegante e ordinata, come le file delle formiche.
Voglio una tana di volpe, da spiare di nascosto e non dirlo a nessuno.
Voglio luccicare come il guscio della chiocciola dopo la pioggia.
Una risata smeraldina, di ranocchia.
Una coda alta e gitana, da sbattere al vento.
Voglio lasciare le impronte misteriose dei gatti.
Voglio essere bella e farmi scoprire da pochi o da nessuno, come una spiaggia corsa tra mare e laguna.
Voglio salire sulla giraffa più alta a mangiare le foglie più verdi.
Voglio il barrito dell'elefante, le antenne del grillo.
Una casa nel bosco e un giardino sulla spiaggia.

Voglio essere io, felice di me.
Voglia essere libera, e libera da me.




p.s. Settembre lo sai che t'amo, ma son 3 anni già, che rompi il cazzo.

8 agosto 2016

imbecillitas, -atis

Come si torna indietro? Come si cambia direzione? Come ci si ferma? Come ci si perdona? Come si diventa una persona più forte più bella più giusta?
Come s'impara la gratitudine? E la leggerezza? Come si accetta il cambiamento senza farne un'idra di Lerna? Come si riconosce la cosa giusta da fare? Dove si trova la forza di cambiare sè stessi quando non si sa nemmeno abbandonare la quarta stagione di orange is the new black perché ci deprime?
Come - davvero - ci si  manda un poco, ma pure tanto, al diavolo da sole?

Benvenuti nel favoloso psichedelico mondo della gran testa di fava della sottoscritta che va in vacanza con la paura della propria ombra. Razza d'imbecille.




21 luglio 2016

Il giorno che tutti vorremmo, 2.

La mattina dommo tutta ttòtta, con i piedi sul cussino, nel letto di mamma.
Mamma si azza e dopo un pochino mi chiama, ma io dommo.
Mi chiama, ma io dommo.
Mi chiama, e io dommo sempe. Eheh.
Poi mi chiama e io dico "Un attimo, eh!": pecchè mi vengono i nevvi, quando mi chiama così, quella là.
Mamma mi dà il latte ma io vojo lo yogut, no il tè, i biccotti al zoccolato, la tovaglietta con le fagole.
Mamma dize "hai tempo 2 minuti per scegliere, poi tiro via tutto così domani mattina magari facciamo prima, che dici?", alloa io finicco il latte.
Se mi va fazzo la siocchina con mio fatello gande, lui dize "mi vuoi lasciare in pace?", io mi ttuficco e alloa gli dò una bella manata e quello mi dà un pissicotto.
Mamma manda mio fatello in bagno, io piango mottissimo pecchè ho un doloe enomme alla mia gambina: fosse muio ed è coppa di mio fatello, ma pima vado in bagno e lo picchio a modino, così impaa.

Davanti al canzello della ccuola mamma mi baza e mi viene da pianzere checchè lei se ne va.
La mattina zoco con i miei amizi macchi e con la mia amica Zulia femmina. Pendo tantissimi vemmi e li metto in savvo nei zeppugli.
Mi compotto motto bene e le maette mi amano.
Tutti mi adoano, checchè sono una bimba bava e non fazzo socchezze come Zulio, che è uno ttùpido.
Sulla macchina dommo sempe.
Quando mi vvejio mamma è al compute ma poi mi vede sugli ccàlini e dize "Ma buongiorno! hai ben dormito?", io divento un rotolino sulla panza di mamma che mi abbazza e sto lì per un bel pochinino.

Poi fazzo tante coshe:
Guaddo i cattoni.
Zoco con Attuino: gli metto la cuffia della bambolina ma Attuino gaffia e va via. Che ttupido.
Sono sempe nuda e vado nella pissinetta in zaddino: se ho feddo mi ttendo sul pavimento caddo oppue su mio fatello che è caddo anche lui, ma mobbido.
Mio fatello ha un pisello, io la patatina.
I piselli si possono tiae fotte, ma i fatelli fanno un sacco di ssene.

Mamma mi fa la dozza la notte. Ma non i capelli, eh.
Il mio amico P. ha un bennoccolo sulla fonte. Io avevo i pidocchi, ma fosse no.
Mamma ed io lezzamo una ttòia: Ccodinzolo, Apunzel, Capuzzetto Osso, Guizzino.
Mamma dize "adesso basta, spegniamo" e a me viene sete.
Dopo la sete mi viene pipì: mamma fa grgrgrgr coi denti, come i lupi.
Dento al mio lettino mamma mi fa gattachenìn* e mi baza sul collo da dieto, ma io non mi accorgo, checchè zà dommo.






*gattachenin > "Gratta schienìn" > "gratta la schiena": noiosissima operazione di leggera carezza in punta di dita, volta ad ottenere un più rapido addormentamento.




7 luglio 2016

il giorno che tutti vorremmo.

La mattina mi sveglio e vado sulla panchina in cucina, la mamma mi dà una ciotolina con latte e cereali e un bicchiere di succo.
Se invece non mi sveglio subito mamma mi bacia sul collo e sui capelli, io apro un occhio e la vedo che mi prende la mano e dice "vieni, che è pronta la colazione".
Se invece non si sveglia lei urla "corri, corri! ho spento la sveglia! siamo in ritardooo!" io corro a lavarmi i denti perché non voglio arrivare in ritardo al campo estivo.
Prima di scendere dalla macchina indosso la mia corona di cartone e divento un pirata, perché devo combattere quei fetenti dei miei compagni.
Mamma non vuole che li chiamo così ma -diamine- io sono un pirata.
Quando è ora di pranzo torna la mia mamma, io sono contento quando la vedo oltre la siepe della scuola e ci chiamiamo ridendo fino al cancello.
In macchina fa talmente caldo e mia sorella ha combattuto così a lungo per tutta la mattina che di solito si addormenta. Io e mamma stiamo attentissimi a non fare rumore e ci strizziamo l'occhio perché quando Nina dorme noi ce la sgodazziamo.

Mentre mamma prepara la tavola io faccio la doccia e poi ritorno sulla panchina con le mutande pulite e una canotta.
A pranzo la casa è tutta quasi buia ma freschissima e il sole si vede solo da dietro le finestre.
Mamma mi dà il melone e oggi una ricotta bianca bianca e dolce che ci ha portato un pastore che ha le pecore. Ho chiesto "come si chiamava?" "chi?" mi fa mamma - "la pecora" dico io, "ah pensavo il pastore" - mi fa lei.
Dopo pranzo gioco ai lego e me la sgodazzo ancora, perché mia sorella dorme e non me li schiaccia.
Quando Nina si sveglia guardiamo i cartoni o facciamo il libretto dell'estate e mamma gira per casa e ci dice "spegni", oppure "che bello!" oppure "gelatino?" oppure "ti dò tempo fino al 3" se parla con Nina.
Quando fa un po' meno caldo usciamo in giardino o vediamo i nostri amici.
Spesso sono amici di Nina, perché Nina è una bambina che piace molto ai suoi amici e allora ci chiamano per giocare, anche se lei fa finta di non riconoscerli.
Quando mamma dice "Nina, ha chiamato E., il tuo amico, dice se andiamo in piscina con lui più tardi!Vi va, bimbi?"
Io dico: "Sì mamma, che bello!"
Nina dice: "Chi è E.?"

Alla sera mamma ci lava di nuovo perché siamo sudici e sudati, e anche perché la nostra amica C. l'altro giorno aveva le lendini - che sono le uova dei pidocchi- allora mamma ci controlla i capelli come una pazza e le vengono gli occhi di un gufo.
Alla sera io salgo su nel mio letto alto e mamma apre le finestre perché così entra il fresco della notte.
A volte vediamo il mio pipistrello che ho chiamato Familla gironzolare attorno al lampione laggiù nel prato. Familla è molto simpatico e non è pericoloso, morde solo le zanzare.
Se Nina non dorme bisogna leggere la sua storia per prima e poi aspettare che finisca il capriccio, se invece casca sul cuscino come morta io e mamma ci facciamo l'occhiolino un'altra volta e poi ci leggiamo Harry Potter 2 La Camera dei Segreti perché io amo molto la magia e a undici anni me ne vado a Hogwarts. Non adesso, perché sono piccolo. A undici anni. Ma manca ancora tanto, dice mamma.

Quando la luce si spegne c'è la notte fuori coi gufi e la luna sopra le canne e se ci vai dentro, alle canne, dove sono più verdi, ci trovi i cinghiali.
Ma io non ci vado, perché già dormo.




4 luglio 2016

Certe notti.

Che Nina ha due topini sulla testa: le insegnano come trottare a cavallo, cenano facendo i capricci, guardano la tv quando a lei è proibito.

Che il Biondino racconta favole: recita libri, modula voce e parole, stecca di brutto e da grande vuole fare il cantante, chiede "sono stato bravo, mamma?"

Che ieri sera le colline erano rosa mentre scivolavate nel sonno, lungo la strada a curve.

Che mi sono stretta a te per 10 giorni e 10 notti ed è stato bellissimo, senza mai lasciarti.

Che son tornate le cicale e le finestre aperte sulla notte.

Solo questo conta.

Volevo dirvelo, per non sbagliarmi, poiché son stanca di sonno e temo i sogni quando il letto è vuoto, come stanotte ad esempio.







22 giugno 2016

Alla fine del giorno più lungo.

Alla fine del giorno più lungo dell'anno hai soffiato 14 volte le candeline.
Hai raccontato barzellette a tavola.
Hai salutato e cambiato tutto un'altra volta.
Alla fine del giorno più lungo hai avuto paura e chiesto "non lasciarmi".
Io ho cercato la voce di mia madre che diceva "se ti dico che non me ne vado, io non me ne vado, hai capito? devono ammazzarmi per farmi andare" e l'ho ritrovata là dove l'avevo lasciata: verso i miei 6 anni.
Alla fine del giorno più lungo ti ho lasciata andare e hai ballato.
Alla fine del giorno più lungo hai baciato tuo fratello, provato un vestito, mangiato una ciocca di capelli.
Alla fine del giorno più lungo non sei stata in nulla diversa da ieri: allegrissima, importuna, sfacciata. Impavida.
Solo, alla fine del giorno più lungo, eri un po' più grande: un po' più tua, un po' meno mia.



Non potrei, anche volendo, amare di più.

17 giugno 2016

Negli ultimi giorni.

Negli ultimi giorni Susibita:


- ha assistito all'ultima festa dell'asilo del Biondino.
Non ci sono stati cappellini neri né consegne di diploma - cose che le danno l'idea di piacere più ai genitori che ai bambini - ma tanti sorrisi sdentati, stonature, magliette colorate, piccoli inciampi, sguardi che si cercavano e il discorso della maestra del suo cuore che - manco a dirlo- l'ha fatta piangere.

- ha letto sui giornali cose che le hanno fatto accapponare la pelle, mortificandola di far parte della razza umana. Ha quindi pianto.


- è capitata su questo video:


ha quindi pensato che l'umanità è bellissima, e poetica, e che ne vale la pena. Indi ha pianto.


- ha guardato il ritorno di Heidi alla baita dal nonno col Biondino. Hanno pianto entrambi.

- ha cominciato a preparare valigia, tenda, materiali da campeggio, vestiti da cerimonia per la vacanza con pausa matrimonio in un posto su cui Susibita ha enormi aspettative. In questo caso non ha pianto, ma lo farà tra oggi e domani quando -dopo l'odioso cambio degli armadi- non troverà l'abito giusto per la cerimonia.

Da cui se ne deduce che deve arrivarle il ciclo, come minimo.


1 giugno 2016

Se lui non c'è: i vantaggi della mamma single part-time

Che per buona parte della settimana sono sola, ormai lo sapete.
Quest'anno poi è stato lavorativamente devastante per lui, e ci siamo dovuti rimboccare le mani tutti, naturalmente.
Sapete anche già, perché a volte mi pare di non parlar d'altro, dei risvolti negativi che questo comporta: responsabilità solo tue, riunioni scolastiche solo tue, laboratori solo tuoi, feste degli amici solo tue, malattie e code dal pediatra solo tue, giorni solo tuoi e notti solo tue.
La cosa si potrebbe sintetizzare con: non avere alternative.
Ora lo so cosa mi direte voi: un'alternativa c'è sempre. Chiama la nonna. La babysitter. La au pair. Ri-trasferisciti (col cazzo, che mi ri-trasferisco. Pardonnez-moi le francesismo).
Ma non è vero: l'alternativa c'è, è vero, ma ogni tanto. Qualche volta chiami la nonna, l'amica, la vicina con figli. Meno spesso la baby sitter, che costa.
Però quello che t'ammazza è che nel restante 99% del tempo ci sei tu, E BASTA.
Tu il centro dell'universo. Tu il sistema solare.
Loro chiamano "mamma!" e a un certo punto smetti di guardarti in giro sperando che qualcuno risponda al posto tuo, perché sai che non esiste, che non ti è concesso un cambio: sei proprio tu, quella che stanno chiamando, e non serve nascondersi.
Quando c'è lui invece adoro caricare la lavastoviglie, ad esempio: tanto li addormenta lui.
Quando c'è lui posso lasciargliene uno e fare una spesa leggera solo con l'altra.
Quando c'è lui, delle 88volte in cui tra le 19 e le 21 mia figlia va in bagno, 44 se le smazza lui.
Per lui, all'opposto, c'è il fatto di essere privato di certa quotidianità. Il vedere la recita sul telefonino. La stanchezza del lavorare fino a tardi e chiamare a casa "che fai?" "esco ora, tu?" "li sto mettendo a a letto".
Comunque.
Sorprendentemente questa situazione ha anche dei vantaggi, che ho imparato a riconoscere  e non sottovalutare negli anni.

1. Impari a fare praticamente tutto.
In un mondo in cui ho scoperto -sgomenta- che molte donne ancora non guidano in autostrada perché "lo fa sempre lui, io non sono abituata", come madri single part-time imparerete la sublime arte dell'arrangiarsi. All'inizio tentennerete e aspetterete che "arrivi lui". Poi, siccome quando lui torna ha la reattività di un paramecio morto, vi rimboccherete le mani e farete da voi. E non importa che non siate brave, o non abituate: non lo sarete comunque, probabilmente, anche dopo averlo fatto. Almeno io continuo a non saper fare bene alcune cose, ma le faccio, semplicemente perché non ho alternative che non siano procastinare indistintamente, cosa che detesto. Così passo l'erba, poto la siepe, vango, riparo il sifone, parlo con l'elettricista, istruzioni alla mano faccio ripartire la lavatrice, ordino materiale edilizio, lo carico e lo scarico, all'occorrenza butto i miei figli in macchina e mi sparo 400 km da sola e fine delle danze.

2. Impari a lasciar andare.
Fino allo scorso anno lavoravamo spesso anche il sabato.
La casa, i panni, le cose che non eri riuscito a sistemare in settimana, la domenica.
Quest'anno mi ha insegnato a lasciar andare il superfluo.
Se abbiamo solo 36 ore da passare insieme, Santa Gesualda saranno le 36 h più belle che ci saremo concessi.
La casa non conta, il pavimento sbriciolato non conta, la mensola in camera che richiede di essere appesa da 6 mesi non conta (a meno che io non impari a trapanare, è un'opzione da non sottovalutare).
Conta invece: nuotare insieme, fare la pizza, uscire in bici, guardare un film, fermarmi e baciarti in bagno, disfare il letto appena fatto, comprarci il mobiletto da campeggio, piantare i pomodori, guardarli improvvisare uno spettacolo sui gradini, baciarti in giardino.

3. Impari a non dar nulla per scontato.
Non vedo i tuoi occhi pesti ogni mattino, e quando accade, si supera anche la fiatella delle 7.30.
La cena non è un rituale quotidiano da buttare là nella stanchezza di tutti: è qualcosa di prezioso, di bello, di atteso.
Il rumore del cancelletto che si apre e noi tre tutti in casa significa che sei arrivato, e la festa ha inizio, anche se è giovedì. Il fatto che ti aspettiamo, lo rende tale.
La gente oggi aspetta poco, o lo fa consumando in fretta le giornate in ansiosa attesa del weekend.
Noi invece consumiamo lentamente la nostra aspettativa, godendoci il tuo avvicinarsi: "che giorno è? quindi mancano 3 sere e 2 giorni e poi arriva papà, vero? Vado a preparare il lego che gli ho promesso".

4. Il sesso.
Facciamo che non l'ho detto, comunque vorrei vedervi a voi, dopo tutti 'sti giorni senza.

24 maggio 2016

Programmi per il futuro.

Nina cosa vuoi fare da grande?

"La dottoressa degli animali.
No, l'insegnante di nuoto.
No, apetta, la fatina.
No, apetta, il bagnino macchio. Sì, il bagnino macchio va bene."

E tu, cucciolo?

"Io voglio fare l'Umpa Lumpa, mamma."





Vince lui, a mani basse.

19 maggio 2016

a qualcuno dovevo pur dirlo.

Il biondino studia Pompei, Ercolano e i calchi degli antichi romani, coltiva il sogno ed il timore di vedere, un giorno, il Vesuvio.
Susibita è in piena sindrome mestruale e piange di spaesamento e nostalgia per la mail in cui sposta Nina in un nuovo asilo.
Nina ha una nuova amica immaginaria: è una fata con cui si danno pesanti bordate e che si chiama Luigi. ("Mamma la fatina Luizi mi ha fatto male!!")

Che maggio sarebbe stato duro si sapeva, ma col ciclo è pure peggio.
È la seconda notte che mi rifugio nel loro lettino e a qualcuno dovevo pur dirlo.



12 maggio 2016

Cose che si sentono spiando.

Così lui, disteso accanto a lei sul letto, fuori dalle coperte:

"Non piangere, non essere triste. Io quando sono triste sai che faccio? Penso a una cosa bella."
"A cosha pensi, papà?"
"Penso a mamma."
"Anch'io."
"Sai che mamma ti ha fatto lei?"
" E tu no?"
"Io anche, ma solo un pezzettino all'inizio, il lavoro grosso lo ha fatto mamma. Non so come abbia fatto: noi maschi non siamo capaci. Lei invece mentre mangiava, dormiva o rideva, ti faceva.
Quando andava fare la spesa ti faceva questo piedino qui, mentre guardava la tv ti faceva questo nasino, mentre leggeva i libri ti faceva la tua bella testolina, e quel giorno che girava il sugo ti ha fatto queste labbra rosse qua."
"Anche gli occhi?", si caccia il dito negli occhi.
"Sì."
"Pure i capelli?", si tira una ciocca.
"Sì, tutto. Ma non so come abbia fatto."
"Io sì, che lo so."
"AH sì? e come?"
"Mi ha disegnata, e poi mi ha lassiato assiugare."




[a codesto punto quell'altra, quella affacciata a spiare, prendeva e gettavasi sul letto in lacrime]





5 maggio 2016

Dev'esser stato allora.

Dev'essere successo intorno ai sei anni.
Probabilmente avrò visto mia madre, nella penombra umidissima del primo pomeriggio, sdraiata sul letto con un libro in mano.
Ho un ricordo annebbiato di quegli anni africani sotto l'equatore: le magliette di cotone fresco che si afflosciavano dopo pochi minuti, gli scuri e le tende tirate, la semioscurità perenne di certi  pomeriggi eterni, coi moscerini intorno alla polpa emaciata dei manghi spiaccicati sul vialetto, il gatto boccheggiante all'ombra di qualche pianta verdissima ed enorme.
Una volta l'anno, partita dalla provincia a ridosso del confine svizzero, veniva a trovarci mia nonna: sorvolava il mediterraneo, attraversava mezz'Africa - lei che per viaggio di nozze era andata nel Varesotto, a 20 km da casa, presso le zie nubili di suo marito, quello bello come il sole e somigliante a Vladimir Ulyanov Lenin - e stava lì, su un terrazzino alle spalle dell'Atlantico, con 40 gradi e 99% di umidità, seduta su una poltroncina accanto al condotto del climatizzatore che buttava fuori aria calda, con un libro in mano.
Mia nonna leggeva la saga di Sho Gun, magari la Deledda o un vecchio Hemingway di mia madre.
Mia madre, lasciati in Italia certi libri di politica, leggeva Herriot, Sepulveda, Neruda, Eco, la saga di Sho Gun.
Sì credo sia stato allora: devo essermi annoiata drammaticamente.
Devo aver guardato quelle due terribili donne e aver fatto i miei calcoli.
Rispetto alla libreria dei miei figli, la mia di bambina faceva ridere.
Il primo libro che ricordi, non dico "Il leone e gli animali della savana" che tuttora conservo, dico il primo romanzo, fu l'Alice di Carrol: è andato perso e non l'ho amato per molti anni successivamente, avendolo solo di recente rivalutato grazie a quel dannato genio di Tim Burton; tuttavia ricordo le coperte di cotone ruvido sulle cosce, il lento sfogliare a pancia in giù, tra il bianconiglio e la lepre marzolina. L'inquietante imprevedibilità della regina, l'imbarazzo verso il bizzarro e l'ambiguo, il bislacco e il nevrotico.
Dev'essere stato allora, tra le zanzare e qualche lento buffare sulle foglie di palma, lunghe come lame.
Dev'essere stato allora che, senza amar la storia, m'innamorai dei libri.






27 aprile 2016

Zebre e caramelle.

Quando te ne sarai scordato ti ricorderò io del tuo sorriso sotto la porta ad arco in casa di nonna, tu che agiti il pugno in segno di vittoria e bofonchi qualcosa con gli occhi illuminati dalla gioia, io che non capisco.
Finché non vedo quel cratere enorme che hai al posto dell'incisivo e colgo, finalmente.
Hai raggiunto il gotha dei seienni, il traguardo che domani a scuola ti renderà che dico interessante, che dico ammirato, che dico invidiato: hai perso il tuo primo dente, fatto che vi rende, agli occhi di voialtri seienni, innegabilmente fichissimi per almeno 2 minuti.
E' passato un topino e ha lasciato una moneta: col tuo euro sei andato all'arci e hai comprato 10 goleador alla cocacola frizz, 5 per te e 5 per tua sorella.

Quando sarete grandi e parleremo male di tua sorella (ho idea che parleremo spesso male di tua sorella) a un certo punto uno di noi si ricorderà che Nina è sì una grandissima scassacazzi, ma è anche quella che ci dice le cose come stanno, e noi ne converremo tutti.
Perché Nina mi fa impazzire, ma è l'unica -tu non me lo dici mai, sei troppo gentile- che a un certo punto mi guarda e mi fa: "Io non zoco. Perchè non vojo che mamma mi fa la foto mente zoco. Vojo che mamma zoca con me."
Nina mi fa vergognare, ed è così che divento migliore.

Avete scelto i vostri nomi da supereroi.
Non Drago, Squalo, né Tornado.
Siete Zebra Luminosa e Marshmallow, e io vi amo, per questo.









14 aprile 2016

Me ne vado.

"No, Nina, non andartene, ti prego!" - lui, nel panico.
"'Lèvati che devo ussire. Zao, io me ne vado." - lei sul cancellino, zainetto in spalla.
"Ah, esci?"
"Sì, me ne vado di casha."
"Capisco. Che peccato, e come mai vai via?"
"Pecchè qui shiete tutti matti. I gatti mi gàffiano e ccàppano, mio fatello mi dà noia e quella là lavora shempre."
"Chi sarebbe "Quella-là"?
"Tu."
"Mmm. Mi spiace. E hai già deciso dove andrai?"
"Vado da A."
"Oh no: va da A. Se ne va, mamma."
"Sta bluffando, amore, non cascarci. E come mai proprio da A.?"
"Pecchè non shono matti come qui."
"In effetti non posso darti torto. Va bene, allora: salutaci tanto A. Mi raccomando, torna a trovarci qualche volta, però, perché credo ci mancherai tanto."
"Ma no mamma...sei matta? quella va..."
"Mpf. Ok. 'zao."
"Ciao."


10 minuti dopo.


"Non mi 'ttufie."
"Io non ti stufisco, ti abbraccio perché sei la mia sorellina e non te ne sei andata."
"Ah, ancora qui sei? non dovevi andare da A.? Bene: sono davvero contenta tu abbai deciso di restare, alla fine, anche se siamo un po' matti."
"Sì, ho deziso di rettare pecchè era solo uno cchezzo."
"Oh Nina, brava. Che bello! Pensavo andassi via davvero!"
"Ma fei matto? non me ne vado affolutamente."


Non se ne va, dopotutto.
Affolutamente.



6 aprile 2016

il tempo dei papaveri.

E' arrivato il tempo dei papaveri.
Il tempo delle gocce di luna tra l'erba, del verde che dardeggia, ferisce.
E' arrivato il tempo in cui dondola il dentino e ti restano appesi alle gambe i racconti che mi fai apparecchiando la tavola.
E' arrivato il tempo che Nina indossi vestiti e si levi le calze, il tempo delle collane di legno e dei baci di mela.

Quando c'è il sole lecchiamo un gelato e sbricioliamo nocciole, contiamo fino a sessanta più due.
Quando c'è l'ombra scendiamo nell'orto e cucino fiori o frittate.
Quando voi non ci siete lavoro tanto e vi aspetto: l'orologio gira e cambia la luce, io tolgo il maglione.
Quando voi ci siete noi siamo tre anche se siamo in sei.
Questo tempo qui che fa ballare i dentini, crescere i capelli e mette in bocca albicocche.
Questo tempo qui che passa sempre, ma poi ritorna.
Io non lo voglio guardare mai, senza di voi.



4 aprile 2016

Storia della pinzipessa Lola.

Z'ea una votta la pinzipessa Lola.

"Ohibò -dìssce- sono sola, non z'è il pinzipe!"

Incontò una zimize.

"AIUUUUTOOO! PUZZA! MODDE! è PEICOLOSA!!"

E la zimize la manzò, alla pinzipessa Lola.

"Ohibò -dìssce- sono sola, non z'è il pinzipe!"

Così feze un buco nella tetta della zimize con un bel cottellino, e se ne ussì dal buco, Lola.


E quetta è la fine della ttoia.
TTOP.



Da cui deduciamo che:

- incastonare parti di libri altrui -ad esempio le pulcette in giardino- e ficcarle dentro una storia di tua invenzione potrebbe effettivamente non ledere il copyright di alcuno, chiamandosi più propriamente "citazione". Anche a 3 anni e mezzo.

- Hoibò è un'interiezione eccentrica ma di fascino indubbio, e val la pena indulgere nel suo abuso.

- In mancanza di un principe, certe pinzipesse non si fanno troppi problemi a ricorrere a mezzi forse un po' splatter, ma invero efficaci.




29 marzo 2016

Situazioni.

Situazione app dei culi rassodati.

Molto bene.
Sono alla fine della mia seconda settimana.
Da sei.
Subisco ancora il fascino dei culi rassodati su instagram, ma l'entusiasmo va svanendo.
Credetemi io le ammiro e sono tutte quante parecchio, parecchio più volenterose di me.
Alla fine di tutto questo io arriverò al matrimonio apulo-russo (sì, siamo stati invitati ad un matrimonio apulo-russo) col mio culino flaccido e l'unica mia speranza è di non incontrare una di queste adepte in piscina.
Ma ci sono cose a cui io non posso arrivare, semplicemente.
Ad esempio queste asutralo-americane postano beveroni vegan che solo delle persone che non conoscano il significato della parola 'parmigiana', oserebbero. Avrei potuto postare pure io qualche foto di toast integrale con fettine d'avocado e hastag #yummy, ma in fondo in fondo mi vergognavo come un caimano.
Inoltre, al primo post di self-esteem e self-encouragement ero ammirata, al secondo sorpresa, al terzo perplessa, al quarto - alle 6.30 del mattino del lunedì- privata di ogni speranza: a quell'ora loro sono già tutte sudatissime e ispirate dal mantra yeah-wow-you rock-have a great gourgeous fitty week-you fucking beautiful as you are young ladies.
A me fa fatica girare lo zucchero nel quarto caffè e leggo i loro post così:


Situazione trovati un'alternativa.

Molto bene.
Ho disdetto l'app dei culi rassodati e trovato posto nel corso di acquagym parallelo alla lezione di nuoto dei bimbi.
Sarà una passeggiata: non dimentichiamoci sono alla sesta settimana di app per culi tonici, ormai sono allenata.
Per me è l'ideale perché ho un impegno fisso pagato e non posso sottrarmi con la scusa del sesto dito incarnito. Inoltre ho i bimbi vicino e poi tutti insieme sotto la doccia, cena veloce, nanna.
Poi è 2 volte la settimana, che mi sembra un gran bella roba se riesco a piazzarci ogni tanto pure qualche corsetta.
Mi piace che non sento il sudore, io detesto il sudore, e se non bastasse a fine lezione i bimbi entrano con me in vasca e sono tanto carini con le cuffie e i faccini arrossati dalle vasche e tutto il resto, eccetto che stasera lui ci ha vomitato dentro e io presa dal panico ho cominciato a sciacquettare con la mano tutt'intorno per disperdere i residui ma la bagnina ci ha sgamati.

Situazione vògliti bene, stai tranzolla.

Ci sto provando davvero.
Ci sto, in parte, riuscendo, complici alcuni piccoli successi e alcune grandi scornate.
Dormo bene da un po'.
Lascio andare un po'.
Lascio parlare, ma ascolto un po' meno.
Un po' è un po' il mio mantra, la mia personale ed adattatissima zona neutra di confine tra il tutto impossibile e il nulla di fatto:

Non mi perdono facilmente, ma mi sforzo di essere un po' più indulgente con me stessa.
Non mi compro alcun vestito, ma metto un po' di rimmel.
Non dormono con me nel lettone, ma un po' ci stiamo tra storie e bacini.

Potrei dire che tutto questo non mi cambia la vita, ma un po' sì però.











16 marzo 2016

I 3 desideri.

Sono le 8 di un mercoledì mattina, è un giorno ventoso di Marzo e tu hai 6 anni, lei 3, io 36.

Finisci il latte.
Smettetela di picchiarvi.
Tu cara mia oggi non ci vai a scuola, hai avuto la febbre fino all'altro ieri.
Vieni qui, hai il grembiulino storto.
Le bolle di sapone in casa no.
Non so come farò a lavorare, con te in giro per il terzo giorno.
Bella, vero? Oggi la decoriamo.
Chiunque abbia disegnato sulla porta prenda lo straccetto e pulisca. Ora.
E' presto, giochiamo.
Esprimi 3 sogni che vorresti si avverassero nella tua vita, 3 desideri che vorresti realizzare. Ci hai mai pensato?

8.20. Tu dici:

1. Diventare un cavaliere.
2. Che Nina vinca l'uovo gigante della lotteria di Pasqua
3. Diventare il mago del computer

Puoi portarla a scuola, sì.
Mettiamo le giacche?
Nina devi mettere il capello, c'è aria.
Per cortesia versa i croccantini alla gatta, sennò non ci molla fino alla fermata.
Tutti fuori, coraggio.

Chiudiamo la porta.


15 marzo 2016

La radice nascosta.

i video.

Ora vanno un sacco di moda i video, avete notato?
Stamattina ne ho beccato uno a rallentatore di un bimbo che si gettava a più riprese in una pozzanghera, e la madre lo filmava.
Bella, la pozzanghera. Gran soddisfazione, la pozzanghera.
Visivamente poi: l'effetto splash, le gocce e gli schizzi, il contrasto con gli stivaletti colorati.
Non ci è dato sapere se la madre in questione abbia poi dovuto riportare di corsa a casa il bimbo presumibilmente fradicio da capo a piedi, visti i 10 gradi scarsi.
Io apprezzo, ma non potrei: la corsa col bambino infangato di traverso sul fianco è poco visual, bisogna ammetterlo.

è fatta di pelle e fragole.

Ma non volevo parlare dei video (cit.).
Volevo parlare di Nina, che persevera coi suoi amici immaginari.
Ora abbiamo un'intera famiglia: Lapiculi, Lapi e Lapa, tra loro tutti imparentanti ma non sempre chiaramente a quale titolo.

"Cosa fai, Nina?"
"Gioco con Lapi."
"E com'è fatta Lapi? è come Lapiculi a forma di pesce?"
"No. Lei è fatta di pelle e di fragole, e sa di crema solare."
"E' una descrizione bellissima per un'amica."
"Infatti è amica mia."
"Ragazza fortunata."

ma quanto ci crede.

E del Biondino: che nuota, fa liste, che minaccia disegni minacciosi.
Il Biondino che pensa "concetti troppo grandi" per essere condivisi con sua madre.
Che tipo strano, che è. A guardarlo non imparo mai abbastanza.
Dovreste vederlo quando nuota.
Sono così orgogliosa di lui.
Non fa nulla di speciale, davvero. Nuota come tanti altri.
Ma quanto ci crede.
Quanto s'impegna, quanto si butta. Quanta grinta, quanta gioia.
Quanto divertimento, finalmente.

E poi c'è questo Marzo.
Che segna -sapete? - nell'orto segna proprio il passaggio tra l'inverno e la primavera.
Raccolgo gli ultimi cavoli e i primi porri, che son giunti tardivi.
Sono ancora in attesa delle barbe rosse e già penso al lattughino da taglio.
Stendo lunghi maglioni profumati e penso ai vestiti dell'estate.
Metto sempre il berretto ma ho scoperto il collo bianchissimo, oggi.
Ci credo molto in me stessa, e davvero per niente.
Mi sento molto bella, ma pure poco.
Aspetto il ciclo e un pochino lo odio.
Ho indossato una gonnellina coi fiori sotto e un maglione nero nero sopra.
Sono io, tutta intera: la foglia che germoglia e la radice nascosta.

















2 marzo 2016

Cose di cui sono: fiera, 'nzomma, media.

Cose di cui tutto sommato sono fiera:

- Uscire alle 3 di notte e legare con nodo anti-panico l'armadio di legno sul terrazzino perché la tramontana non se lo porti via.
L'anti-panico sull'armadio non serve a niente ma fa molto figo dirlo e soprattutto saperlo fare.

- Accendere una stufa, attizzarla per benino, capire il momento esatto in cui è giusto rimboccarla di legna, quello in cui renderà al meglio e ne consumerà di meno.

- Saper riconoscere i porri selvatici e scavare col coltellino per prenderli. Farci la frittatina.

- Tirar su quei due bambini che in qualche modo si amano.

- Lavorare come lavoro io.

- Sentirmi dire "non sai in che guaio ti stai cacciando".

- Far ripartire la caldaia in blocco.

- Il cappello parlante che mi smista in Corvonero.

- Curare Arturazzo. Preparare iniezioni, dargli da mangiare con la siringa, accorgermi dei dettagli. Non lasciarlo solo.

- Andare al trotto senza staffe.


Cose di cui tutto sommato non è che proprio:

- "Mamma sono stato bravo?"
"?"
"Allora? sono stato bravo?"
"Amore mio, bravissimo. Bravissimo sei stato."
E' che i deltoidi degli insegnanti di nuoto.

- "Vojo manzare i coccantini al zoccolato."
"No."
"VOJO MANZARE I COCCANTINI AL ZOCCOLATO HO DETTOOOOO!!"
"No."
"AHHAAAHHHHHH!"
"Hai una brutta ma bruttissima voce, te l'ho già detto vero?"

- "Ma sei felice?"
"Sono in ansia."
"Ma felice?"
"In ansia."

Più un sacco di altre cose di cui sono media.

27 febbraio 2016

mi alzo.

È un bellissimo giorno di pioggia.
Nella mia cucina la moka piccola e un toast sgranocchiato sul tavolo, la finestra aperta sulla valle madida.
Quando sono scesa dal treno, l'altra sera, è stata l'aria a colpirmi, profumava di buono.
Al mattino non smettevo più di guardare le colline, scrutare la riva per gli asparagi novelli.
Il cielo è la cosa che più diverge, rispetto alla città: quello su è quasi sempre fermo, questo qui invece è diverso da un minuto con l'altro, perchè le nuvole cambiano forma, posizione, colore.
Il cielo qui ha ritmo, danza.
Sono molto stanca, un pò confusa, e molto grata alla pioggia che mi fermerà.
Niente lezione, oggi, nessun programma.
Il mio bambino si è svegliato col sorriso, ho acceso la ceretta in bagno.
Un sacco di bulbi scintillano sul vialettto, arturazzo aveva una zecca grossa cosí. È per via del caldo, a fine febbraio.
Le mie paure le lascio marcire sotto l'acqua, magari ne vien fuori qualcosa di buono.
Vado a svegliarlo, gli carezzo la barba, lo bacio sugli occhi, le ciglia.
Mi alzo.



18 febbraio 2016

Pensieri post calidarium.

Cose che mi sono successe ultimamente.

1. Ho dormito in un cantiere polveroso con due uomini, almeno uno dei quali -a mia difesa- padre dei miei figli.

2. Ho lavorato alle 3 di notte.

3. Sono stata in un posto pieno di neve, che sembrava Rovaniemi in Finlandia, ma a due ore da casa.

4. Sono entrata in una spa da sola e mi ci son chiusa dentro per più di 1 h.
Palesemente rincoglionita dalla botta di vita, sono stata presa dalla bulimica smania di provare tutto tipica del principiante: bagno turco, sauna, 1 vasca d'acqua fredda, n. 4 docce psico-dinamo-aromatiche, percorso freddo-caldo per circolazione, 3 tisane, una quantità imbarazzante di mirtilli e banane secche, 2 mele verdi e svariate manciate di noci, fedele alla filosofia materna del quando paghi, già che paghi piglia tutto e sfondati.
Immersa nel calidarium innevato ho sentito piccolissimi aghi gelati trafiggermi il viso, avvertito il mio corpo minuto e imperfetto espandersi nell'universo acquatico, le gambe già radici, le braccia ormai rami.
A quel punto mi sono venute in mente un sacco di cose belle, tipo quant'era buono il minestrone al basilico di mia nonna nelle sere d'estate o come stavo bene certi notti delle medie tra le lenzuola di flanella, e mi bastava, per essere felice, avere il mattino dopo solo ore d'italiano, nessuna di matematica, e la prospettiva di un nuovo prestito libri in biblioteca.
Ero così felice,  distesa nella placenta calda e vaporosa della notte, che quando sono stata inopportunamente raggiunta da lui dell'età di mio padre ma con la panza e da lei della età mia ma con accento dell'est non ho nemmeno alzato il sopracciglio ("Grazie ammorre, per avermi portata in questo posto fantastico. Peccato solo per questa brutta nebbia." "E' vapore, tesoro." " Tu dici?" "...").
Nell'ottundente nirvana del vapore acqueo ho magnanimamente sancito un  Massì, amatevi quanto cazzo volete. Usatevi per un weekend o una vita intera. Trombatevi in verità o in menzogna, saziatevi di vita e costumi bagnati. Sposatevi e figliate. Fatevi le corna o immaginatele soltanto. Amatevi nella vecchiaia o nella futile banalità della fisica. Insomma fate un po' quel che vi pare. Io oggi vi benedico, figlioli: andate in pace.

Per qualcosa come 20 minuti quella sera ho avuto una pelle da ventenne.
Due ore dopo stavo accovacciata sul cesso in preda a una nausea devastante.

5. ho iscritto un tizio alla prima elementare, uno che vive con me. Mio figlio.

6. Ho chiamato i miei bimbi quei due là, lui mi ha sentito e ci è rimasto malissimo.
L'ho trovato triste-triste sulla tazza in bagno.
Mi fa: "Ci hai chiamati quei due là, t'ho sentita."
La vergogna nera.

7. Abbiamo letto Harry Potter ogni sera, riso tanto.

9. Hanno giocato in giardino per la prima volta fino al tramonto.

10. Abbiamo trovato i bulbi fioriti, stamattina, sul vialetto.

9 febbraio 2016

'sera.

Ore 19.00, in trasferta in Città Grande, pensando di essere sola in ufficio.


"Ciaoooo Nina, come stai Nina-del-mio-cuor? tutcho bene? mamma ti manca? macccììì amore mio, anche tu! Ti diverti con la nonna? e tuo fratello?? SI E' VESTITO DA PISELLO?  ma è meraviglioso amore mio! chissà che BEL PISELLO che era! massì mamma torna presto, certo che ti voglio bene. Pciù. smack. Ti voglio tanto bene amorino. Ma tanto, sai? mamma ti pensa sempre. A domani eh, mangia tutta la pappa e poi dritta a nanna! buona notte. Fai bei sogni d'oro. W I PISELLI, sììì!"

click.

"...bè, hem. Ciao allora, ci si vede domani, eh."
"..."
"..."
"Tu eri qui?"
"Già."
"Ottimo."
"...'sera..."
"...'sera."


2 febbraio 2016

6 (sei).

Volevo dirti, ora che sei lungo come una piccola lucertola, che non c'è in te più traccia alcuna della cicciosità dei 3 anni.
Volevo dirti, ora che a tratti mi trafigge la tua personalità dolcissima e nevrotica, acuta e fragile, buona e diffidente. Così maledettamente simile a cose già viste da allacciare piacere e paura insieme.

Volevo dirti che ti ho osservato, negli ultimi tempi, e devo dirti questo.
Che il rischio di sbagliare esiste: fattene una ragione prima possibile.
E' altrettanto ragionevole prevedere che anche tu sbaglierai, fallirai e cadrai rovinosamente col culetto a terra.
In questo caso tutto ciò che dovrai fare, figlio mio, è tornare indietro e ricominciare da capo.
So che nella tua testa pensi che succeda solo a te - è anche un mio pensiero fisso - ma credimi sono abbastanza certa di averlo visto capitare ad almeno un paio di adulti noti, e in diverse circostanze.
Ho notato che in quei momenti è utile avere qualcosa o qualcuno che ci ricorda chi siamo, quello che abbiamo fatto, le radici nostre dov'è che affondano, i rami nostri dov'è che tendono.
Per me lo fa quasi sempre tuo padre, altre tua nonna, la mia mamma: persone che mi amano e che mi schiaffeggiano la realtà in faccia, perché io non possa ignorarla. A volte lo ha fatto questo blog.
A te, se vuoi, posso ricordarlo io, nel caso tu qualche volta perda la bussola.
Così avrai sempre un punto di partenza a cui tornare, in caso di bisogno.

- sei quello che si commuove davanti alla pubblicità di savethechildren.
Per merito tuo adesso abbiamo un fratellino dall'altro capo del mondo.
Per colpa tua, invece,  perdiamo le ore su google Maps a esplorare i distretti di Than Bin in Vietnam e ne sappiamo un monte sull'agricoltura in Madagascar, perchè dall'Asia hai visto che potevi spostarti in là e ne hai voluto sapere di più sull'Africa. Poi hai scoperto Vasco da Gama e Colombo e a quel punto dovevo prepararti cena e mi sono un po' spazientita.

- sei quello che teme l'errore ed il giudizio e per questo - che peccato- non si butta.

- sei quello che quando ti butti, sei molto bravo invece.

- sei quello che costruisce con pochi elementi, disegna con linee essenziali e chiarissime, scrive fermo e leggero, senza calcare. Sei un fottuto minimal naturale, insomma.

- sei quello che ogni storia va bene, purché si legga.

- sei quello che ride a teatro, che non sale sul palco.

- sei quello che gioca in porta perché non ha voglia di correre.

- sei quello della spada laser in un pezzo del tubo d'irrigazione.

- sei quello strano, per i tuoi amici.

- sei quello buono, per i tuoi amici.

- sei quello che non conosce l'imbarazzo della tenerezza.

- sei quello che farà il cavaliere da grande.

- sei quello che ha paura delle scale al buio. Quello cui tua sorella dice "vabbè, vengo io.", tu le dai la mano e la segui.

- sei quello vegetariano.

- sei quello che ama gli hamburgher.

- sei quello che sognavo in un bambino.

- sei quello che temevo per il mio bambino.

- sei il pensiero più bello di tuo padre, ogni mattina di ogni benedetto giorno da quando sei nato.

- sei una creatura rara e splendente.

- sei un'isterico, come me.

- sei quello biondo, l'unico.

- sei un gran buon fratello.

- sei sincero.

- sei generoso.

- sei permalosissimo.

- sei quello che bacio di nascosto, la notte, scostandoti i capelli dal viso. Quello che rimango a fissare come la cosa più straordinaria che abbia fatto, dannazione a me.

- sei quello che il dono della leggerezza no, ecco: quello proprio no. Datti una calmata, diosanto.

- sei un essere estremamente pensante, logico e astratto allo stesso tempo. Sei un casino indecifrabile.

- sei quello che sbaglia, ma sa chiedere scusa.

- sei quello leale.

- sei quello che 6 anni e qualche ora fa quasi mi ammazzava, per come la vedo io.

- sei la più grande botta di culo che ci sia capitata nella vita.

Pensaci, quando perdi un po' la bussola.
Ok?

28 gennaio 2016

Da queste parti.

Lui.

"Voglio stare qui alla finestra, ad aspettare che compaia la luna. E quando poi comparirà, me la mangerò, sai mamma? perché sembra proprio un grosso, gustoso pezzo di formaggio."


Lei.

"Bleah, che cchifo quetto posiutto: non lo vojo. Toglimelo."
"Primo: Non si dice 'bleah che schifo'.
Secondo: se mi ordini io ti ignoro, se mi fai una domanda gentilmente c'è la possibilità che ti venga incontro.
Terzo: non è prosciutto ma bresaola, piccola serpe ignorante."
"Se lo dizi tu..."



Giusto per chiarire com'è la situazione, da 'ste parti.



25 gennaio 2016

Ripetete con me.

Io non mi farò assalire da ansia di prestazione all'apertura della mail del lavoro.
Io farò quello che posso al meglio che posso, nel tempo che ho a disposizione.
Io non ho trasmesso a mio figlio un'isterica insicurezza congenita.
Questa è una grossa stronzata che solo la mia insicurissima mente poteva pensare di partorire.
Al contrario, mi sto sforzando con gli strumenti che ad oggi ho e con qualche fisiologico errore di percorso  ma un infinito amore e quel tanto d'intelligenza e sensibilità che mi è stata concessa, di renderlo un bambino forte, fiducioso nelle proprie capacità e felice, amato.
Io magari sto lasciando chiudere una porta, ma sto anche spalancando quattordici finestre e non mi chiamo Mandrake. Un po' di pazienza, e si fa tutto.
Io non sono flaccida: sono solo un po' stanca, ho fatto due figli porca miseria, a volte mi pesano i carichi sulle spalle ma so di essere sfacciatamente privilegiata.

Le persone che amo veramente non sono molte, ma dio quanto le amo.
So accendere un fuoco con maestria, modestamente.
Leggo molto bene ai miei bambini, e oggi penso di andare camminare.
Le colline stanno lì che io le guardi o meno, ma se non le guardo sono una povera stupida.
Arturino non sta bene, ma resiste.
So anche essere una bella persona, dopo 8 h di buon sonno.







12 gennaio 2016

Rieccoci.

Cose che facciamo dal 2016:


- Ho scaricato un'app di fitness per sole donne, mi sono decisa dopo aver visto decine di culi rassodati e miracolosamente alzati dopo 12 settimane di training su instagram.
50 euro per 3 mesi: una delle mie scelte o-culate, ed è proprio il caso di dirlo.
Comunque sempre meglio di un abbonamento in palestra in cui non mi recherei.

- Ho fatto la prima sessione gambe: 28 minuti in cui ho sputato sangue sudore e pezzettini di milza.
Il giorno dopo ho fatto 35 minuti di camminata veloce.
Ho inframmezzato con miglio, carotine baby saltate con sesamo, ceci della ValdiSoleLuccicanteeDrenante, riso integrale dop docg bio.
Ho fatto tutto, davvero.
Al quarto giorno mia nonna - classe 1913 - mi ha superata sulle scale e ho 37.3 da 3 giorni.

- Non ho eliminato Problema, ma ci sto lavorando dalla fine dell'estate, e non lo avevo mai fatto consciamente prima.
L'altro giorno ho chiuso una chat e volevo incazzarmi, cioè stavo proprio per incazzarmi, avrei davvero potuto incazzarmi, ero seriamente lì lì per incazzarmi.
E non mi sono incazzata.
Ho respirato, invece. Ho pensato di avere due strade: incazzarmi e farmi del male, oppure uscire e farmi venire i glutei come quelle su instagram.
Io ho scelto il gluteo, signori.


- Telefono per conoscere gli orari delle visite alle elementari di zona perché il Biondino, sapete, andrà a scuola.
E' una notizia sconvolgente e sto cercando di superarla.
Se penso ai tempi in cui gli aspiravo muco dal naso con quell'infernale aggeggio mi sembrano secoli fa, e per questo ringrazio e pace amen.
Ma se penso a lui ora, o a quando gli ho tolto il ciuccio, o a quando ha detto 'zao, amizi sventolando la mano a me e a suo padre, a quando non dormiva senza A-ha, o al giorno in cui ha conosciuto una piccola pirata e ha provato il primo amore, il primissimo dolore , bé questo è successo l'altro giorno.
Tipo ieri, no?

- Il Biondino storpia con stile modi di dire:

E' vicinissimo, mamma: a un tiro di schiocco.
C'è un branco di nebbia che non ci fa vedere nulla, qui.

Scrive il suo nome con una firma già tutta sua, riconoscibilissima, che gli somiglia in tutto: sghemba, vagamente minimal, effettivamente eccentrica.

- Bacio Nina la notte, per rifarmi di tutti i minuti nel corso della giornata in cui desidero metterle le mani addosso.
Non credo andremo sempre d'accordo.
O forse sì, se ci baceremo ancora un po', ogni tanto, nel buio.