29 gennaio 2013

Sono solo siocchezze.

"Adesso stai lì seduto tranquillo e pensi bene a quelli che hai fatto."
"Dai, veni qui."
"No, sono ancora arrabbiata, mi deve prima passare, poi ne riparliamo."
"Io sono u bambino gande. Sono u gande cassiatoe. Un bimbo cassiatoe."
Silenzio, indifferenza assoluta. Lei mette a posto la cucina.
"I cassiatoi non vanno in punissione, sono gandi."
Silenzio, indifferenza assoluta. Lei rifà il letto.
"Sai mamma, ti fassio la ppemuta."
"No grazie, non voglio la spremuta. Questo non è il momento di voltarla fuori, è il momento per rimanere lì e imparare a chiedere scusa."
"Ccusa. Mamma ccusa."
"Va bene, basta che adesso tu faccia il bravo, ok?"
"Okkei, io sono un gande cassiatoe."
"Sì, è vero. Sei un grande cacciatore. Ma anche i grandi e i cacciatori vanno in punizione quando fanno delle cose sbagliate, sai?"
"Ma io sono gande!"
"Appunto. Sei grande: devi comportareti bene allora. Come un bravo cacciatore grande."
"No die siocchezze, mamma. Io sono un nanetto della ppemuta."

Se tuo figlio ti esaurisce e poi la volta fuori che è un piacere, se vive con la cuffietta in testa, se ti sequestra la pompetta del cappuccino asserendo che è il suo trapano per l'estrazione della spremuta intonando EEeii hhoooo, andiam-andiam-andiamo a lavorar, se passa con nonchalance dal ruolo di cassaitoe a quello del nano in miniera non ti devi preoccupare, nè farti domande: sono solo siocchezze.


23 gennaio 2013

E' già troppo tardi.

"Ciao zia, dov'è la giacca di Magù che lo porto fuori in giardino?"
"Ecco brava guarda sta proprio là, sul divano."
"Uh che bella zia! finalmente! Gli hai proprio preso una bella giacca, mica i tuoi soliti piumini rosso Mondo della Brugola o giallo Grande Magazzino dell'Usato.
Devo farti i miei complimenti: hai stile, non l'avrei mai detto ma hai stile.
Certo, a 30 anni suonati, ma in fondo non è mai troppo tardi. Brava."
"E' di seconda mano, era del nipote della vicina."
"Mi pareva, infatti."

18 gennaio 2013

Ogni tanto (amor che bello darti al mondo).

Poniamo che Lui sia il Poliziotto Buono e che lei sia quello Cattivo.
Poniamo di mettere da parte i manuali per genitori che dicono di non fare i poliziotti, nè buoni nè cattivi. Poniamo che ci faccia comodo dire così, perchè in fondo, nel mondo reale fuori dai libri, un po' così è.
Poniamo che Lui sia l'Eccezione, Lei la Regola. Poniamo che Lui sia il Compromesso, lei la Stabilità. Poniamo che Lui ceda, che Lei invece resista. Poniamo che Lui sia l'eccitazione del nuovo, del proibito. Poniamo che Lei sia la Sicurezza dell'ordine, la certezza dell'abitudine reiterata.
Può funzionare, direte voi. Come tutte le cose che hanno un proprio equilibrio interno.

Poniamo che a un certo punto Lei ci ripensi.
Solo Ogni Tanto.
Poniamo che Lei lo senta arrivare, piedini nella notte.
Che faccia finta di non sentire, che - solo Ogni Tanto- non lo preceda, non lo riaccompagni prendendolo in braccio.
Poniamo che finga di dormire, solo per godersi il rumore di lui che -losco- si arrampica sul letto.
Il momento in cui credendosi non scoperto si spalma spudorato sulla schiena di lei, cingendola con quel suo abbraccio piccolo, tiepido.
Poniamo che lei finga d'ignorare che s'è portato dietro pure l'orso, un'escavatore e il fusile.
Poniamo che lei sia tentata dalla Regola ma che ci ripensi. Solo Ogni Tanto.

Perchè un giorno lei lo ridarà al Mondo.
Un giorno, per mille volte e per sempre, lei lo restituirà al Mondo, che in fondo gliel'ha solo prestato.
Perchè un giorno lui poserà i suoi occhi nocciola sul Tutto Quello Che C'è fuori da quell'abbraccio e lo troverà bellissimo, irresistibile.
Perchè quando dovrà scegliere cosa è più bello, se l'abbraccio di lei o Tutto il Resto lui -grazziaddio- sceglierà il secondo.
E sarà bellissimo e anche un po' tragico ridarlo al Mondo, un'altra volta.

Qunidi nel frattempo, finchè ce n'è- si fotta La Regola- s'è detta, tuffandosi tra quelle braccine tiepide, mai più così piccole.






15 gennaio 2013

Parafrasando Pennac.

I diritti imprescrittibili dello scrittore*.


1. il diritto di non scrivere.

2. il diritto di rileggersi, oppure no.

3. il diritto di scrivere qualsiasi cosa.

4. il diritto di rubare (atmosfera, tecnica, tema. Lo stile no, non si può, anche volendo. Per questo non è copiare.)

5.  il diritto di censurarsi, cestinarsi.

6. il diritto di rispettare le regole ( l'asindeto è la figura retorica che consiste nell'elencazione di termini senza uso di congiunzioni, il punto e virgola si usa per scandire i membri di un'enumerazione complessa, la lettera iniziale maiuscola si usa dopo ogni punto fermo, altre varie ed eventuali.)

7. il diritto di decidere di non usufruire del diritto precedente.
Per protesta. Per utilità. Per fantasia.

8. il diritto d'inventare.
Io potrei essere un uomo pelato, 77 anni, senza figli.
Quello che conta è ciò di cui lo scrittore ha bisogno, ciò di cui il lettore ha bisogno.
E scrittori, o lettori, non hannno bisogno di persone. Hanno bisogno di storie.
Un tempo lei non la pensava così, ma adesso che ogni sera racconta a Magù la storia dell'omino degli angoli che vive nella sua stanza e gli ruba i giocattoli sa che invece è così, è vero. Che ha ragione Magù, mica per niente è un bambino.


 8.  Il diritto di leggere a voce alta ciò che si scrive mentre lo si scrive.

 9. il diritto di scrivere ovunque. Su carta, pc, tablet. Sulla metro o in galera. In bagno con le mutande abbassate. Mentre mangi e ungi il foglio. Dentro nel fondo stanco e  pesto della notte.

10. Il diritto di non pubblicare.






*Laddove per scrittore intendasi il tizio concentrato sulla panchina al parco con ipad in mano, Jonathan Franzen col premio Pulitzer, mio nipote di 11 anni -scuola media statale- di fronte al tema in classe, Dante Alighieri e la Comedìa, il Sig. Marco Rossi e la sua lista della spesa in rima, Blaise Pascal, il Dott. Chi Gun in vacanza con famiglia e la passione per le cartoline vintage, un qualsivoglia ghost writer, la Signorina Ilda Mauvalente che scrive una lettera d'amore di mattina presto, il tizio che scriveva i pensierini nei dolcetti della fortuna di non ricordo più quale romanzo che lessi anni fa, la tizia che racconta i fatti suoi su un blog anonimo, altri personaggi inventati.

7 gennaio 2013

Ammettetelo.

Sarà per via del silenzio ritrovato.
Per via del sedersi di fronte al computer e rimanerci per più di 10 minuti consecutivi.
Sarà per via del pranzo veloce.
O forse è perchè s'è messa la crema sul viso e ha spazzolato i capelli, e non erano le 5 di sera.
Perchè s'è ricordata di avere un cane, tra l'altro.
Sarà per questo o perchè ritiene che la distanza a volte sia salutare, se non salvifica, o anche perchè è convinta che la libertà abbia un gusto più dolce se è ritrovata, ma quando stamattina si è profilata la sagoma del pummino zallo dopo 15 lunghi, eterni giorni, lei - bello, bellissimo il natale coi bimbi, eh - intimamente gorgheggiava.


Ammettetelo, che anche voi.

p.s.
E se invece siete di quelli che davvero sono brillantemente sopravvissuti a 15 giorni e 15 notti di figli non stop, se siete di quelli che dopo la pista delle biglie, le tempere per le mani, la pizza preparata insieme, 5 nuovi libri da leggere, 1 travestimento del pirata, 1 spada gommosa da cavaliere, se siete di quelli che dopo i capricci, le corse per rispettare gli orari, la mezza di clenil e la mezza di fluibron, ecco: se siete di quelli che non sono usciti provati, un po' esauriti, o onestamente coi maroni pieni così da 'ste vacanze, almeno -vi chiedo- almeno abbiate pietà e non palesate la vostra esistenza.

3 gennaio 2013

A EmmeBi, che almeno era stato gentile.

Una mattina come questa, circa 15 anni fa, lei s'è svegliata felicissima.
C'era questo tizio di quinta, che chiameremo EmmeBi, che aveva commesso due mesi prima il fatidico errore di essere gentile con lei.
Gentile, punto.
Una volta era andata a giocare non ricorda neanche perchè a pallavolo, lei che manco il bagher, tanto per capirci.
E niente, lui era stato gentile, l' aveva invitata a giocare insegandole un paio di cose.
Lei - che ve lo dico a fare - uscita dalla palestra c'aveva gli occhi a cuore in modalità ellospank.
Così fissa per 2 mesi. Che poi EmmeBi era pure riccio e a lei ricci non sono mai piaciuti ma si sa, al cor gentile rempaira sempre amore.
Voi comprenderete: lei adolescente tendente allo sfigato che non sa fare il bagher, che negli spogliatoi si cambia alla velocità del missile per via della ricrescita ossessionante dei peli sulle gambe, che tutte le altre le sembrano delle semidee glabre scese in terra con i 501 a disegnare perfettamente i fianchi.
Lei col complesso dei peli, della matematica e l'ossessione per i cavalli ("Ma che fai?" "Leggo." "Che leggi?" "Ippica, equitazione e mascalcia, uscita trimestrale". "Ah."). Lei oggettivamente un po' stranuccia, lei senza 501, lei che guarda Zia Subli e sospira, lei che aspetta solo l'ora di Letteratura Italiana, lei che nasconde la Allende sotto il banco e poi ce la infila nel tema, lei che - davvero - non ha proprio nulla da dire, sul sabato sera.
Non è che lei non se la filasse nessuno eh, questo no. E' che generalmente non erano quelli giusti, oppure erano del tipo che ti chiedevano di metterti insieme al telefono, non so se mi spiego.
["Pronto, sono A."
"Ciao A. Perchè mi chiami? Ho lasciato lo zaino da te?"
"No è che volevo dirti una cosa"
"Ok, però scusa fai in fretta perchè cominciano i Cavalieri dello Zodiaco e poi devo andare a leggere il capitolo sulla malattia del fettone"
"Ok senti, pensavo una cosa. Ti vuoi mettere con me?"
"..."
"??"
"No."
"Ok, allora ci vediamo domani al campetto?"
"Ok, ciao."
"Ciao."]

Dunque a lei capita questo, che EmmeBi di 3 anni più grande è gentile con lei un pomeriggio d'autunno, ragion per cui lei si ritiene autorizzata a non sentirsi le ginocchia quando lui la saluta per i corridoi, tirarsi paranoie bibliche se lui non lo fa, scrivere il suo nome in codice con tanti cuoricini intorno sul diario tappezzato di cavalli da dressage e campioni di salto al grand-prix 1995.
La sera in cui va alla festa lei indossa un vestitino per la prima volta da quando aveva 8 anni, si fa la mezzacoda come quando ne aveva 6 ("Così si vede che ce li hai lunghi e belli, ma senza andare in giro alla vogliandioverginemadre", "Mamma ma si può sapere che cazzo è sta vogliandioverginemadre?""Taci e legali.") e si mette un paio di ballerine in un tempo in cui le ballerine facevano anni '80 e quindi molto old visto che erano i '90.
Alla festa lei sta con i suoi compagni ma si dimentica gli occhi incollati sul culo di EmmeBi di quinta che intanto non se la fila una mazza, com'è giusto che sia nell'ordine dell'universo.
A un certo punto -trac- November Rain.
Il centro della stanza è occupato dalle glabre con 501 di cui sopra, per l'occasione inguainate dentro vestitini rigorosamente anni '90 e impegnate nel pomiciamento duro.
Lei invece che imboscarsi prudentemente nelle retrovie rimane sul bordo, imbesuita, a guardare quelli al centro, affascinata dal moto convulso  delle lingue reciprocamente roteanti nelle guance e incerta se trovare la cosa stupefacente, ridicola o semplicemente schifosa.
Lui, siccome è gentile, ha pena di quella ragazzina che è poca roba più di una bambina e delle sue scarpe così anni 80  o forse della sua mezzacoda così Millyungiornodopolaltro, questo non lo sapremo mai, fatto sta che la invita.
Non so se avete presente November Rain ma credo sia uno dei lenti più nauseabondantemente lunghi della storia, o almeno è così che loro ricorderanno quei 10 minuti. Lei perchè li trascorre con lo sguardo intelligente del mitile che si è appena fatto di crack e lui perchè scalpita che a un certo punto il buon Axel Rose la pianti lì, in fondo la sua ultima buona azione dell'anno l'ha fatta e non vede l'ora di spalmarsi contro il muro con quella biondina là in fondo prima che arrivi la mezzanotte.

E niente: questa è fondalmentalmente la sciagurata ragione per cui lei la mattina dopo è felicissima: perchè si sta immaginando chissà cosa e non sa che invece non ci sarà niente.
Punto.
Vorrei trovare unmodo meno brusco e più felice di dirlo ma è così.

Lo rivedrà anni dopo, sul treno dei pendolari universitari, quando lei avrà smesso d'indossare ballerine, si sarà tagliata i capelli corti e avrà cominciato a suonare la batteria. Lui la guarderà come se la vedesse per la prima volta e sorriderà di quel sorriso strano. Lei lo troverà imbolsito, sempre gentile ma sostanzialmente un idiota.

Nonostante ciò io eviterei di dire tutta la verità alla ragazzetta che stende il vestitino sul terrazzo per toglierne di dosso l'odore di fumo, alcool e gunsandroses.
La lascerei lì coi piedi nudi nelle pantofole a forma di cane a canticchiare in a coold november raaain e a sognare ciò che grazziaddio non sarà mai.
La lascerei lì, del tutto inconsapevole e impreparata al fatto che, lontano da ogni ragionevole previsione, di lì a un mese e mezzo circa lei riceverà il suo primo primissimo bacio: stupefacente, ridicolo e sì, puro un po' schifoso.