19 settembre 2017

Quello che sei.

Quello che sei, adesso, in questo esordio d'autunno, nel centro pieno dei tuoi sette anni, è questo.

L'ex timidissimo, un poco fragile e insicuro.
Non posso credere che sia tu, a volte, non son certa di quel che vedo.
Perché c'è stato il tuo tempo bambino in cui così tante cose ti facevan paura, e più di tutte te stesso.
Non sono capace, non riesco, non voglio, non ho voglia, non lo farò mai, non lo farò mai più IN TUTTA LA MIA VITA.
E adesso guardati, mentre riemergi piccolo e svelto, solido e concentrato, dall'acqua.
Ascoltati, adesso, quando ti senti forte.
E' facile dirsi forte, più raro sentirsi.
So che questo non durerà per sempre, so che verrà messo in discussione tante volte, che sarà un ricostruirsi caduta dopo caduta, paura oltre paura.
Ma ricordati: lo hai già fatto una volta, ed è il solo  - e migliore - inizio.

Il bislacco, logorroico e vagamente psicotico appassionato di storia romana.
Non lo sapevo, quel giorno in macchina, che quel fetente di Annibale avrebbe generato tutto questo.
Altrimenti ci sarei andata più piano.
Non lo sapevi, tu, dell'elmo di Scipio.E non lo hai ancora capito - dannazione - che Canne non stava in Africa.
Ma guardati, oggi, col plastico lego della ricostruzione di Zama.
Domani lo presenti a scuola ai tuoi compagni.
Poretti.

Sei l'identico bambino, fatto e sputato, che 4 anni fa camminava in paese con lo scolapasta in testa.
Sei ancora il drago, la coccinella, il vichingo, Silvano il Mago di Pitigliano, sei tutto quello che vuoi e hai voluto essere.
Sei samurai, un pisello nel baccello, sei la donna più bella del mondo.
Sei pinocchio, ma soprattutto un bambino vero.

Sei tutti i libri che leggi e tutta la musica che ascolti.
Sei il bombarolo, Girardengo, Guizzino, Niels Holgersson e sei pure parecchio Neville Longbottom.


E infine, sei quello che piscia nel bosco, in giardino e al parco.
Quello che non si lava i denti in 13 secondi netti.
Sei ancora il pochino nevrotico e molto isterico mio figlio.
Sei ancora un pivellino.
Sei sempre il pigro, fiacco pappamolliccio che supero in salita.
Fai bene: mi lasci qualcosa ancora per cui sentirmi indispensabile.



5 settembre 2017

Un'isola di terra e tempo.

Siamo partite Nonna Oroscopo, Nina ed io.
Sembravamo Thelma e Luise, ma con più rughe e una piattola al seguito.
Nessun segno di Brad Pitt ventenne e a dorso nudo, anyway.

Ho lasciato il biondino al ritiro della squadra di nuoto.
Mi giungono foto di allenamenti e mangiate, lui sorridente ma sempre un po' in disparte, piccolo tra i grandi.
Mi attanaglia il dubbio che fosse troppo presto, di aver peccato di ottimismo nel giudicare la sua autonomia.
Suo padre mi dice di dargli fiducia e aspettare, sono solo 3 giorni.
Allora attendo.

Il cielo è libero a tratti e ci sono tante nuvole di passaggio, l'acqua limpida.
Io lavoro la mattina bevendo in tazze colorate sul terrazzo.
Quelle due là fanno giri, litigano e guardano uno sceneggiato ambientato in Cornovaglia il cui protagonista è un medico un po' isterico. Ne vanno matte.

Quando Nonna Oroscopo avrà cominciato a rilassarsi veramente e quell'altra a smetterla di rompere i maroni, sarà già ora di ripartire.
Se mi riesce vorrei fare di questi giorni una memoria, nel frattempo.


Sono su un'isola di terra e di tempo, tra estate e autunno, fine e inizio, onda e onda, passa e ripassa, lascia e riprendi.
Tra un paio di giorni arriveranno gli altri due, arrivano sempre.
Non vedo l'ora di riabbracciarli.