24 febbraio 2014

Inimmazinabili traguardi.

Nessuno riderà di te. O non avrà più la lingua per farlo.

"Non voglio tuccammi gli occhi da panda. Non vojo che ridano di me."
"Ma chi? chi ride di te amore mio?" dimmelo che mamma lo appende per la pelle della balle e le fa seccare al sole come pachini ad Agosto, dimmelo.
"Nessuno, è la mia immazinazione."
"Bè la tua immaginazione si sbaglia, nessuno ride di te. E' forse per quella storia che alla fine ti sei fatto la maschera di Marylin per carnevale? è per quello? qualcuno ti ha preso in giro?". Dimmelo che vado e faccio una piazzata, dimmelo. Che quelli non hanno abbastanza fantasia da capire te, la tua immaginazione, la meraviglia che è il tuo mondo e la potenza del mio ginocchio che si abbatterà sui loro denti. Dimmelo.
"No, nessuno."
"Ok, ascoltami bene: è importante. Se non vuoi che ti trucchi gli occhi da panda perché non ti piace non lo farò. Ma non fare mai una scelta pensando a quello che piace o non piace agli altri: pensa a quello che piace a te, a quello che ti fa stare bene. Vuoi che ti trucchi da panda sì o no?"
"No."
"Ok, niente trucco. Però un'ultima cosa: non bisogna mai ridere degli altri. Ci saranno sempre quelli che lo faranno ma tu non farlo mai, d'accordo? è una cosa brutta, una cosa vile, una cosa -soprattutto- stupida. Quelli che deridono gli altri: sono loro che sbagliano, capito? si comportano da sciocchi, da paurosi, sono senza immaginazione. Non tu: tu vai benissimo così come sei. Non permettere a nessuno di cambiarti. Ok?"
"Ok. Posso usare quetto mamma? vadda che bello, è un'elmo peffetto."
"Hum? eh? ss-sì. Ma -hem- vuoi metterlo alla festa?"
"Zetto."
"Ah. hem. Va bene, amore. va bene"
"E' popio peffetto."

Disse quello che si presentò alla festa con la tuta da panda, la benda rossa del kung-fu, in bicicletta e con in testa il secchiello del mare.


La seconda che hai detto.

Sto cercando di capire se Nina non è in grado di parlare, non c'ha voglia di parlare o semplicemente mi prende per il culo.
Pensavo avesse un vocabolario risicatino e vieppiù incomprensibile ma tutto sommato nella norma finché non ho sentito il suo compagno di asilo, maggiore d'un paio di mesi, dire "'ndiamo a casha dei gnonni." per un totale signori miei di 2 sostantivi, 2 preposizioni, 1 verbo, il tutto in un periodo corretto e di senso compiuto.
Ho cercato di tastare il terreno con le tate del nido ma ormai è da un paio di mesi che ho capito che sono totalmente succubi del fascino della piccoletta e dunque inaffidabili.

"No vabbè ragazze, ba-na-na me la fa na-na-na. Non si sforza proprio. Le chiedo di dirmi me-la e quella mi guarda e mi fa "tu-tù" ,  poi si volta verso il fratello e si sganascia. Qui o c'è un problema o mi sta pigliando per i fondelli."
"La seconda che hai detto."

Inoltre sfodera una preoccupante predisposizione a reazioni bisillabiche che ti aspetteresti da una 17enne:

"Amore, quanti bei giochi! Cosa fai?"
"'Gnente."

"Leddi."
"No Nina, ora non posso, passa tra un minuto che ho finito."
"Leddi, mamma."
"Ti ho detto che non posso amore, lasciami finire prima."
"Mamma, leddi."
"Ma come ti devo..."
"LEDDI."
"Ok, leggo."

E' sempre un piacere rivederla.

Siamo tornati da meno di 12 ore nel Profondo Nord e mia suocera già mi ama.

Nonna:"Al parchetto ho notato che quella bambina che giocava con lei era decisamente più alta, e  avrà avuto più o meno la sua età."
Zia: "Mamma, aveva sei mesi di più."
Nonna: "Tu dici eh? Bè Susi tu che ne pensi, tu che hai sott'occhi anche altri bambini: dici che è normale? o è bassa? Mi spiacerebbe molto se fosse bassa."
"Sì, bè, non saprei, mi sembra nella media rispetto agli altri e anche la pediatra..."
"Noi siamo tutti alti."
"Sì, ok. Ma io ad esempio..."
"Anche i tuoi -dico- siete tutti alti. Gli altri, almeno."
"Sì, hem. Però sa com'è, io sono la madre e tutto si può dire tranne che io sia alta, tuttavia non mi pare sia una trage..."
"Un vero peccato se fosse bassa."
"No dico, ma se anche fosse non è che ..."
"No no -per l'amor del cielo- dio ce ne scampi."

Mi ama, ve l'ho detto.

17 febbraio 2014

Cose.

Non avevo voglia di scrivere ma poi ho letto questo post di Polly e mi è venuto in mente che io ne ho un sacco, di oggetti, di cui parlare.
Mia madre è una consumatrice isterico-compulsiva, ma a onor del vero non ha mai disdegnato neppure la sublime arte del raccattonaggio.
Capace che si riempie il carrello di troiai della peggior specie ("sono per i bambini". eccerto.) eppure usa una vecchia vasca da bagno come abbeveratoio su alle stalle.
Quando ero piccola m'istigava all'imbarazzante abitudine di trafugare i fiori recisi ancora ben messi nei cestini del cimitero: voi non avete idea di che robe vengano fuori, certi iris grossi così.
Poi -siccome è appunto una persona coerente- quando c'erano i saldi andava all'ademarc e tornava a casa con le peggio cazzate del creato: ancora oggi da qualche parte su in mansarda ci sono due piumini da scii -uno mio e uno di zia Subli- che non abbiamo mai avuto il coraggio di mettere eccetto io quella volta che in quinta sono andata in gita a Praga, e: signori miei, se non siete stati tutta la notte in giro per Praga con -14° e un solo boccettino da 45 ml di liquore alle cento erbe da dividere in quattro incluso il prof di Italiano non potete capire cosa sia il freddo.

Comunque oggi i vestiti dei bambini li compro al negozio dell'usato e questo lo devo anche ai tanti sabati passati alla discarica comunale con mia madre.
Gli oggetti che voglio immortalare su queste pagine però non vengono dalla discarica e neanche dal cimitero, sono solo ereditati.
Vengono dalla cucina di mia nonna e direttamente dagli anni '50. Ora vivono nella mia nel 2014.
Quando è morta mia nonna io, Zia Subli e Cugina Pooh ci siamo divise le quattro carabattole che erano il tesoro della nostra infanzia.
La sottoscritta - tra le varie-  ha portato a casa:

- la tazza con le ciliegie, perché dove vivo ora ci sono tanti alberi di ciliegi e quando dopo aver vissuto 1 anno nel garage di mia suocera ho finalmente trovato questo posto sperduto e bellissimo era primavera e la primavera su un ciliegio fa venir voglia di piangere e ridere insieme, chiedetelo alla Butterfly.
Nonna mi ci faceva l'orzo la mattina, dopo che l'avevo portata presto a fare gli esami del sangue.
Cugina Pooh ha tenuto i girasole.

- la ciotola di plastica gialla, anche detta "quella di Natale", non perché sia bella da tirar fuori per l'occasione ma perché era quella che -avvolta nella stagnola- conteneva le frittelle del 24 sera: alle melanzane, al cavolfiore, di pane con l'acciuga o senza acciuga e noi dovevamo indovinare.
Mia nonna le portava lungo il tragitto, poco più di 800 m, da casa sua a casa nostra, senza cappello ma con la sciarpa di lana sopra il naso. Quando entrava dalla porta faceva tutto da sola e diceva "Permesso-avanti. Susà. -Pausa-. Susà! e piglia! che sò carde carde."

- il canovaccio con Carlo e Diana.
Ecco: di questo non ricordo se fosse un dono di zia che era emigrata in Gran Bretagna dove ha poi sposato un polacco dai capelli rossi, un souvenir di qualcuno che era andato in vacanza-studio a Londra o un regalo di dubbio gusto tra Calabri Italioti e Calabri emigrati in occasione delle nozze del secolo (scorso).
Comunque lo adoro.
Detto canovaccio ha coperto la famigerata teglia gialla di Natale con la pasta al forno per i miei primi 30 anni di vita. Sempre lo stesso tragitto, ma il 25 sera. "Permesso-avanti. Susà. - pausa-. Susà! e piglia! che è carda carda."
La teglia gialla ce l'ha Zia Subli, conclamata erede culinaria della nonna.

- la biscottiera anni '70 presa coi punti del supermercato. Mia suocera ce l'ha uguale, ma la mia chiude.

Il canovaccio più kitch della storia. Sotto c'è anche quello di natale col calendario 2007.


11 febbraio 2014

Noi adesso.

Lei.

Nina è bella come un giardino.
Non fosse che è tre giorni che si addormenta solo mano nella mano sarebbe perfetta.

Lui.

Lui è andato a una mostra, ha visto lei:



e si è innamorato.
Messo alle strette dalle maestre su quale maschera volesse realizzare ha scelto -che ve lo dico a fare - il cavaliere.
Messo alle strette sul non poter scegliere il cavaliere ma sul doversi limitare ai personaggi visti nel corso della visita ha fatto spallucce, brontolato, minacciato ostruzionismo, infine promesso che ci avrebbe pensato su nella notte.
Al risveglio ha optato per la bionda.

"Ma io sono un macchio peò."
"Sì certo, sei e rimani un maschio."
"Io sono un macchio e un cavaliee."
"Già. Infatti ti piacciono le bionde."
"Mi piazzono, sì."

Noi.

Un amico single, senza figli e con un certo sprezzo del pericolo è venuto a trovarci per il fine settimana.

"Dai tutto sommato è andata bene, non aveva l'aria eccessivamente sconvolta: mi ha detto che non si è affatto stancato."
"Mentiva."
"Esagerata, me lo avrebbe detto. Può darsi che non si sia accorto che quello là è un tantinnello nevrotico e quell'altra un cicinino esigente."
"Seeee."
"No davvero,  se la giocavano alla grande, hai visto anche tu."
"Siete rimasti d'accordo  per ripetere l'esperienza?"
"Hem, no."
"Non lo rivedremo mai più."