29 aprile 2013

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Devo comprare un vestito da damigella su internet.
Siccome sono una gnocca paura volevo impostare la size a 90-60-90.
Così -spregiudicata- senza saper scrivere né leggere.
Per puro spirito di critica pregiudiziale e senso di modestia ho preso il centimetro per dare una controllatina e prender nota.

Secondo voi mica che il vicino di casa babysitter avrà notato il biglietto in mezzo al tavolo che citava:

TETTE: 83 ???????? =((((((((!!!!

No perchè mi pareva ghignasse sotto i baffi quando son rientrata.




22 aprile 2013

Grazie.

Grazie perché esistono i surgelati.
Il nurofen bimbi.
Wetransfer.
Il vicino di casa babysitter.
Grazie ai due con cui lavoro: precisini, un po' gnègnè, che mi s'inacidiscono per ogni minima cazzata, che convivono nel loro monolocale molto nerd, molto ingegnere e molto lontano.
Grazie perché ci sono, sempre.
E se il mondo là fuori è tosto e gli scrivo "non ce la faccio più, ho fatto fin qui, tra poco svengo, pensateci voi", loro ci pensano.
Grazie per Strawberry Fields.
Forever.

16 aprile 2013

Ciao eh.

Per darvi un'idea di come sto messa vi dico che non sapevo di Boston, nè delle faide per il Quirinale, non immaginavo Crimi a Porta a Porta, ma soprattutto -signori e signore, non so come ho potuto dormire in cotal ignoranza- non sapevo che Noemi Letizia fosse incinta.

Il computer è diventata una mia estensione, e non ne vado fiera.
Quando avrò finito di lavorare innanzitutto mi laverò i capelli, poi mangerò qualcosa di non decongelato e infine ripasserò di qui.
Non riesco a leggervi, ma vi penso intensamente.
Bacio tutti appassionatamente, ciao eh.

8 aprile 2013

Innamoriamoci.

Susibita ricorda perfettamente il pomeriggio in cui ricevette il suo primo primissimo bacio: di essere stata colta dalla sindrome del panico nota come iodaquestobagnononesco,  di essersi lavata molto per benino le ascelle, il collo, le orecchie, perchè a 15 anni le ascelle e le orecchie ti possono giocare pessimi, rischiosissimi scherzi. Di aver indossato una camicetta a quadratini bianchi e rosa (lo so, lo so, non dite niente), di aver legato i capelli.
Susibita ricorda che il sapone era al limone, un profumo goduriosissimo, non potete capire.
Il ragazzo, quel pomeriggio, le disse "questo profumo ti somiglia" e da quel momento -TRAC-  lei fu definitivamente fottuta.
Perchè l'amore degli adulti, adulti anche di 15 anni, è fatto un po' per alimentare il nostro ego, innamorato del modo in cui veniamo amati, dell'immagine di noi che ci viene restituita.
Innamorati dell'innamoramento ci sguazziamo dentro, ubriachi, poco vigili, sostanzialmente ciechi e irrimediabilmente persi.
Innamorati dell'innamoramento realizzeremo solo molto più avanti non solo i difetti di lui, ma quel che è ben più grave i nostri, profumo di limone a parte.


L'amore per un figlio non ha nulla a che vedere con le mani sudate, il panico del nonescodalbagno e la sindrome del cosamimetto. Non ha nulla a che fare con l'adrenalina dell'attesa, la vertigine dello sfiorarsi, lo stordimento dei sensi e soprattutto del cervello.
Non ha nulla di etereo, di sospiroso, nè di arioso.
L'amore per un figlio ha invece molto a che vedere col terreno, e anche col sudicio.
Col lento, materialissimo dipanarsi dei giorni.
L'amore per un figlio ha moltissimo a che vedere con fazzoletti catarrosi, fronti calde, mani impiastricciate, vasini sporchi.
L'amore per un figlio non arriva subito, non necessariamente e comunque mai completamente da subito.
L'amore per un figlio è fatto di ore.
S'insinua nelle lenzuola piegate, dentro al latte del mattino, tra le dita grassocce dei piedi e i bioccolini delle calze, scivola lungo la curva delle ciglia, nel sudore della febbre e dell'amoxicillina, scende lungo la guancia, si fa largo tra il brontosauro e il coniglio che segretamente desideri impiccare.
L'amore per un figlio non ti nasconde i suoi difetti: ti stanca la notte, fa puzzette di giorno, mina le tue certezze, affossa le tue esigenze, fa prudere le mani e raccontare fiabe col cappello.
L'amore per un figlio è fatto di ore, di giorni. E' fatto di momenti: uno dopo l'altro, uno dopo l'altro.

L'amore per un figlio non è fatto come nei libri e i fiori che ti portano i bambini non hanno lo stelo: sono povere, depresse teste di margherite decapitate con cui non riesci a fare un mazzetto.
Solo che te le portano dicendo: "Tieni mamma, innamoiamozi.".
Ed è da quel preciso momento che -TRAC-  sei perdutamente, definitivamente fotutta.
Un'altra volta.

4 aprile 2013

Hei voi, là fuori.

Potrei dirvi che non sapete un cazzo di me.
In effetti, non sbaglierei.
Sapete quello che vi faccio sapere, come pare e piace a me.
Non diversamente da quello che accade nella vita reale di ognuno di noi, peraltro.
Faccio foto, twitto cose, vi scrivo, ma sostanzialmente - alla prova dei fatti - potrebbero pure essere tutte fregnacce.
Non dico che lo siano, dico che potrebbero.
Chi ve lo assicura.
Chi me lo assicura, mentre vi leggo.
Chi ce lo assicura, mentre beviamo un caffè assieme, prendiamo il treno, mi racconti cosa fai, ti dico di mio padre.


Tuttavia.
C'è questo bisogno, che alcuni di noi hanno, che francamente la maggior parte di noi ha, di crederci. Di ascoltare, di ascoltarsi.
E quell'altro bisogno anche, di dirlo. Di dirsi.
Ho creduto di essere qui per scrivere. Non è falso, ma la verità più vera è che sono qui per farmi leggere da qualcuno.
Ha ragione lei, e lo dice spudoratamente bene. Nota bene: adoro le cose dette spudoratamente bene, vorrei essere capace di farlo anch'io.
Dire le cose spudoratamente è terapeutico. Dirle spudoratamente bene è pure esteticamente appagante.

Il fatto è che a un certo punto comincia a non contare più  ciò che sappiamo da ciò che non sappiamo, perchè quello che ci basta sono le storie.
Vogliamo delle storie. Leggiamo libri, guardiamo film, ascoltiamo canzoni: per le storie.
Le storie degli altri che assomigliano alla nostra, le storie degli altri anni luce dalla nostra.
Ci bastano per appassionarci, invidiarci, ammirarci, snobbarci, affezionarci.

Voglio dire, io manco so di che colore avete i capelli.
No ok,  la Tess so che è bionda e che non potrebbe essere altrimenti.
Però leggo le vostre storie.
So che il vostro collega è uno stronzo, che vostra madre sta male, che avete comprato un vestito con le farfalle per sentirvi belle, che al vostro cane gli cola il naso, che avete piantato i bulbi in giardino, perculato un vigile, se avete paura, se siete soli, felici o con tre figli tutti pazzi.
Se ve lo racconto, sapete che ho litigato con mio figlio, m'ha fatto incazzare e l'ho sgridato fortissimo. Che mi sono sentita una merda e ho chiesto scusa. Che dovrei inginocchiarmi e ringraziare e basta. Perchè lui non è tutto quello che ho, però è tutto quello che conta.
A volte vedo le foto di quello che cucinate o dei giornali che leggete, la vostra tazza del latte.
E non so neanche dove siete, cosa fate, come fate di cognome, l'automobile se ce l'avete.
Non so cosa conti di più, in assoluto. Se la verità degli occhi o le storie che raccontiamo.

Potrei dire che non so un cazzo di voi.
E in effetti, non sbaglierei.
Voi di sicuro non sapete tutto di me, però molto di ciò che conta.
Questo è il mio 352esimo post e non so perchè l'ho scritto.
Forse perchè se piango e mi chiedono che hai? io non è che posso dire, tecnicamente, per un'amica.
Però è la verità.