27 gennaio 2014

di lui, di me, di veri leader.

Tra poco compie 4 anni e vuole tanto una fetta in macchea.
Ho comprato patatine, biscotti, succhi e cioccolatini per tutti.
Ho sbolognato a Zia Subli la focaccia, la crostata e non so che altro. 
A Nonna Oroscopo il dolce. 
A Papone la pizza.
D'altra parte io avevo gli inviti coi disegnini da bimbaminchia da fare, e spadine e scudi da ricavare nel cartone riciclato. Roba indispensabile, neh.
Mica posso fare tutto io: il segreto -signori miei- è delegare.
Il vero leader non ha timore a delegare, e io -modestamente - lo nacqui.

Stralci di conversazione telefonica con Zia Subli: accurate testimonianze della mia inequivocabile inclinazione al party planning.

"E quindi dov'è sto posto?"
"Qui in paese, una stanzetta accanto all'arci cacciatori."
"Ok, quindi ti daranno le chiavi?"
"Quali chiavi?"
"..."

"e la torta?"
"hum?"
"Compleanno. Torta. Candeline. Presente?"
"Non trovi che la torta ai compleanni sia sovrastimata? non se la fila nessuno, tutti s'ingolfano di patatine prima."
"No."
"Vabbè ma cheppalle."
"Senti, te la faccio facile: almeno la torta-fuffa falla tu, no?"
"Ma quale? quella dove devo solo comprare gli elementi e impilarli uno sopra l'altro?"
"No, devi comporla, che è diverso. Comunque sì, è semplicissima: monti il dolceneve e poi..."
"Che??"
"Il dolceneve, lo monti con la frusta e..."
"A-ha! allora devo cucinare!"
"Quello non è cucinare: è solo montare un preparato già pronto."
"Dio mi sento già stanca, guarda. Mi sale l'ansia, senti?"

D'altra parte oggi ho scoperto che non sono neanche in grado di andare a un compleanno, figurati organizzarlo.
Per andare a un compleanno non devi fare nulla, non devi preparare nulla.
Devi solo scegliere un regalo, una qualunque cosa che possa piacere a -tipo- una bimba di sette anni. Una roba semplice.
Eppure una mia amica felicemente sposata al compleanno della cui figlia siamo andati prima di Natale oggi mi fa : "Bello il librino che  ci avete regalato. Solo non capisco una cosa: perché le hai preso una storia per imparare a vivere con serenità la separazione dei genitori?".
No vabbé.


Comunque di 4 anni fa ricordo la notte, il nevischio sulle strade.
Ricordo le mie urla, lo sgomento, ricordo lo smarrimento.
Mi ricordo -benissimo- che le altre avevano dei giornali femminili sui comodini, io -che avevo tutti i miei libri imballati per il trasloco- un topolino del '93.
Ricordo le lenzuola di cotone pesante dell'ospedale vecchio, il lavandino in camera con l'acqua gelata, e 'sto meconio che bah: non puzza, appiccica, non sembra manco di questo mondo.
Ricordo lui che si porta via le chiavi dell'armadietto e io con la camicetta da notte ancora sudata a freddarmisi addosso.
La ragazza accanto a me la mattina dopo che dice "stanotte ti ho vista quando ti hanno riportata. Avevi uno sguardo stravolto, ma così dolce."
"Stavo malissimo."
"Ma eri dolce."
Aridaje con 'sto dolce.
Mi ricordo il suo sguardo di gattino cieco, 'sta vaschetta trasparente da pesce rosso.
Ricordo l'infermiera al primo cambio, mi guarda sollevargli le gambe stupita "ma come? già così in fretta? di solito avete tutte paura, li maneggiate come cristalli."
"Una volta ho dovuto pulire e disinfettare lo scroto a un cavallo: tutti i giorni per una settimana."
"Capisco."

Ricordo il messaggino di un mio amico "so che non dovrei disturbarti ma non puoi tenermi sulle spine così: come va?". L'amore di tutti, la curiosità impaziente. Ricordo lo sguardo di mia sorella, mio padre con la macchinetta digitale, Nonna Profondo Sud che c'era ancora.
Adesso hanno spostato l'ospedale, non è più lì.
In quello nuovo ci sono camere singole, bagni privati.
Noi eravamo in 6 in una camera da 4 e ognuna aveva la vaschetta trasparente accanto. Dormivo sì e no due ore per notte. Una tizia aveva un paio di tette grossissime, e quando dico grossisime intendo enormi, che lei poraccia piangeva dal male.
Io non è che lo guardassi tanto, un'infermiera mi sgridò perché dormivo e gli avevo fatto saltare la poppata.
Però una volta l'ho lasciato assopirsi sul petto, no? e dopo un po' ci svegliamo tutti e due e lui apre gli occhi e mi vede e pare proprio che mi guardi.
Oggi ci sono solo ambulatori e nessuno più ci viene ricoverato, all'ospedale vecchio.
Io ogni volta che ci passo davanti alzo su gli occhi e vedo quella finestra grande, da cui ho guardato la neve sui tetti e una luna enorme, una notte, mentre cantavo Hold me now, oh hold me now, Till this hour has gone around.

20 gennaio 2014

Invincibile come una mosca.

"Ntch-ntch -tesoro- non piangere, tuo fratello non ha fatto apposta: voleva solo abbracciarti ed è stato un po' impetuoso. Vero che volevi abbracciarla, amore?"
"No mamma, non volevo abbazzalla: volevo chiazzalla."
"Schiacciarla??"
"Sì, chiazzalla. Come una mocca."


-------------


"E quindi di notte -quando c'è il buio- vai nel lettino di tua sorella così la proteggi?"
"No-no. E' lei che potezze me: è invinzibile, lo sai?"



Quando ti sgrido, lei ti consola.
Quando tu esageri, lei ti mena.
Quando hai paura, lei è invincibile.
Quando tocchi i suoi giochi, lei ti lascia fare.
Quando hai ancora fame, col cazzo che lei smolla il biscotto.


Quando la sgrido tu annuisci, compiaciuto.
Quando la urtano altri bambini tu ti piazzi in mezzo e dici "lassa ttae mia soella.".
In seguito -comunque- lei si rialza e gli molla uno spintone.
Quando ti bacia, tu guardi la tv.
Quando lei tocca i tuoi giochi, tu t'incazzi come una iena.
Quando fate il bagno tu la guardi e dici "la mia zizzottella".
Quando lei ha ancora fame, col cazzo che le smolli il biscotto.








16 gennaio 2014

l'amore facile.

sono entrata in doccia e ho pensato che mi piacciono le persone difficili.
ho pensato 'le ho sempre amate così, le persone: difficili.
forse perché ci sono cresciuta in mezzo.
creature complesse in cerca di riscatto, gente con pesi sul cuore grossi così, animi sfaccettati, metà dolci e metà figli di puttana, metà invincibili e metà terrecotte, un po' da stimare un po' imperdonabili.
ho pensato, vedi che è colpa tua, così te li vai a cercare, e mò lamentati.
ho pensato vale la pena cambiare per loro? valgo la pena  io -per loro - di cambiare? 
ho pensato sì -hai voglia, certo che sì- per quel loro amore imperfetto, per quel loro modo di chiedere scusa, di amare, dopo.
per quel loro modo di pretendere, poi lasciare andare.
quel modo loro di spezzarmi il cuore, e salvarlo.
Ho pensato: oddio, speriamo lo pensino anche loro.

Ho passato lo shampoo.
Io -ad esempio - sono una difficile, per rimanere in tema.
Un sacco di gente pensa che io sia dolce, ma la verità è che ho solo un bel modo di fare.
Che cazzo vuol dire che sono dolce? perché secondo te se c'ho i coglioni girati e non me la prendo col primo che passa allora sono dolce? perché mi avete vista leggere favole alla fermata, sono dolce? certo che sono dolce. certo che sono gentile. cosa cazzo dovrei fare, la psicopatica?
Ho fatto i peli sulle gambe.
Ma la verità è che sono una stronza, una difficile.
Sono una che rimugina, che scazza, che rompe i maroni, un'insoddisfatta. 
sono una che se si alza di cattivo umore se la prende con chi sa lei, sempre quelli. 
Sono una che non le si può dire niente perché scatta, rancorosa  perché lei non vuole sentirsi dire la verità, lei vuole sentirsi dire che è brava, che è dolce, che ha fatto tutto quello che poteva fare -poverina- applausi.
Praticamente un'insicura del cazzo.

Io dico che vale la pena cambiare.
Con un discreto ritardo, ma me lo dico.
C'è voluta la faccia di mio figlio, ma me lo dico.
Difficili, mi piacciono. Stronze anime scintillanti, mi piacciono.

Ho messo il balsamo, pettinato i capelli.
Ma che dici? mò tutti quelli che ami tu son scintillanti, ma và, và.
Non è che loro sono difficili, sì anche quello. Pure tu, ok.
Ma l'amore, diciamocelo.
Questo cazzo di amore.
Come vogliamo chiamarlo? facile? ma dove? per chi? ma quando mai? 
a me non riesce facile tout court neanche amare il cane, per dire. 
è che non posso rinunciarci, a loro. Sempre per via di 'sto coso, 'sta roba, 'sto cazzo di amore.
non ci riesco.

Era meglio se non mi lavavo, ho pensato.
l'amore facile, vorrei.
l'amore facile, da incontrare agli albori della vita e fare di me una persona semplice, che ama persone semplici.
L'amore facile, insomma: quello che non esiste.


Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza 
complicare il pane 
piccolissimo particolare t'ho perduto senza cattiveria









10 gennaio 2014

la prima cosa bella.

La prima cosa bella di questo inizio d'anno è che abbiamo installato la nostra vecchia stufa a legna.
la prima cosa bella è il suo caldo, e i vestiti che sanno di fumo - sì pure quelli.
la prima cosa bella -anche se non suona tale- è alzarsi al mattino presto per avviarla quando fuori è buio.
la cosa bella è la fiamma viva, ed il suo tempo.
la cosa bella è pure che risparmio in bolletta del gas.

La seconda cosa bella - o presunta tale - è che per la prima volta dopo quattro anni io prenderò 1 h a settimana, in 1 sera a settimana e andrò a fare ginnastica.
Ovviamente, trattandosi di Susibita, non immaginatevi una palestra normale con corsi di pilates, seminari di yoga e panca-fit session.
Non immaginatevi neanche una palestra sfigata di periferia con salsa, merengue e bachata.
No.
Immaginatevi la palestra della scuola media di Paesino In Culo ai Lombrichi e un ex-insegnante di educazione fisica in pensione.

"Scusa ma quanto in pensione?"
"Bè non so di preciso, comunque in pensione. Ma non preoccuparti: è un tipo giovanile."
"..."
"Guarda che è una cosa simpatica: abbiamo anche la musica di sottofondo."
"Abbè."
"Poi ascolta: è senza pretese eh, siamo tutte tra amiche, singore qui del paese, tutte mamme insomma. Come me, come te."
"Come chi???"
"Come te."
"..."

Già.
Come me.

Comunque.
Se non altro alzo il culo dal divano.