"Ok, eccomi. Dimmi tutto, sono pronta."
"Bè, quello che ti devo dire già lo sai. Noi la chiamiamo "la tempesta", "la piccola belva", "la ruspa", e nessuno di questi è un nomignolo a caso. Spero non t'offendano, sono nomignoli affettivi."
"No, prego. Fate pure, io vi capisco."
"Insomma ti avevo già anticipato: ultimamente ha l'abitudine di prendere la rincorsa e buttarsi a testa bassa contro i suoi compagni più grandi. Quando li vede crollare come birilli si mette a ridere con enorme soddisfazione. Inspiegabilmente, loro pure. Sì, ogni tanto morsica, ma non è delle più terribili, in ogni caso almeno questo è in linea con la fase evolutiva che sta attraversando. E' un vulcano, una motofalciatrice, è una tempesta di energia e di forza, una tritasassi che spiana qualunque cosa trovi sul suo cammino. Se la sgridi reagisce con forza, oltraggiata. Quando esco dalla stanza- se lei ritiene che sarebbe stato doveroso ottenere il suo preventivo permesso- urla per richiamarmi ai propri ordini.
E' forte, molto forte e volitiva. Ha cominciato a giocare con qualche bambola: le bacia, le coccola, le abbraccia. Poi a un certo punto le piazza tutte in fila davanti a sé e col dito puntato gli fa "pépépépé", come a fargli il mazzo.",
"Sì. hem, lo so, lo so. Ci sto lavorando, ogni santo giorno. Ha bisogno di essere regolata, sempre. Ha bisogno di poche parole, poche regole, ma semplici, e io ci sto provando. Credimi, io..."
"Quello che non ti ho detto è che non ha paura di nulla. Che come ti metti a spiegarle una cosa bè- lei l'ha già capita. Che in classe fa ridere tutti, noi e gli altri bambini. Che se la responsabilizzi e le dici "Vieni Nina, si va a fare questo" lei ti segue, non aspetta altro.
Quello che non ti ho detto è che è parecchio avanti per la sua età -forse grazie al fratello maggiore -ci sta- ma anche per sua personalità propria. Che è indipendente, selvaggia, autonoma, casinista, curiosa, che ha un sacco di voglia d'imparare e lo fa in fretta.
Che noi siamo -davvero- siamo contentissime di lei. E non c'è nulla di cui tu ti debba preoccupare."
25 novembre 2013
21 novembre 2013
Per i tuoi grandi occhi.
C'è una mattina nuova di smalto là fuori e io ho il cuore un po' a pezzi e un po' che sorride.
Questa -Wide- oggi è solo per te.
Grazie, donna meravigliosa. Grazie.
Questa -Wide- oggi è solo per te.
Grazie, donna meravigliosa. Grazie.
7 novembre 2013
quando non ci sei.
Quando tu non ci sei mangio da sola davanti al computer e lascio i piatti nel lavello.
Quando tu non ci sei sto comoda nel mio limbo di singletudine, a lasciar i peli ricrescere, sfrenati e selvaggi.
Quando tu non ci sei il mocho sta fisso nella doccia, perché a me non da noia anzi mi torna comodo.
Quando tu non ci sei la casa è mia e faccio ciò che voglio.
Quando tu non ci sei tu non ci sei e ci sono solo io.
Se la notte arriva quello piccolo lo sento arrotolarmisi intorno, allora mi piego su di lui e gli annuso la testa: come fanno da secoli tutti i mammiferi del mondo, nel gesto più antico di sempre.
Siccome tu non ci sei non posso chiamarti col piede, allora lo prendo -pesante com'è- e lo riporto in camera sua. Passando sul tappeto calpesto un cavaliere del lego la cui lancia mi si conficca nel piede. Silenziosamente bestemmio e lo appoggio.
Quando tu non ci sei torno e dormo dalla mia parte del letto, ma la tua è fredda.
Quando tu non ci sei gioco a ruzzle sotto le coperte, sfrenata e selvaggia, fino a tardi.
Quando tu non ci sei guardo vecchie commedie sentimentali in seconda serata e m'imbruttisco abbestia perché io non sono jennifer lopez, tu non sei richard gere e nessuno dei due sa ballare il tango.
Quando tu non ci sei e devo fare una cosa importante che non ho voglia di fare, mi prende come un groviglio di lana nella pancia e resto nervosa e incarognita tutta la mattina.
Se invece ci sei penso che la fai tu e basta.
Quando tu non ci sei se mi dai fastidio spengo la chat e sono da sola.
Quando tu non ci sei lavoro con la radio accesa e faccio pausa stendendo i panni.
Quando tu non ci sei potrei stare senza di te per giorni perché so stare da sola, so fare tutto da sola.
D'altra parte - quando torni e sento la macchina che arriva - salto i bambini, schivo la ruspa, atterro sul tappetino, chiudo la porta e davanti allo specchio mi sciolgo i capelli pizzicando le guance.
Quando tu non ci sei sto comoda nel mio limbo di singletudine, a lasciar i peli ricrescere, sfrenati e selvaggi.
Quando tu non ci sei il mocho sta fisso nella doccia, perché a me non da noia anzi mi torna comodo.
Quando tu non ci sei la casa è mia e faccio ciò che voglio.
Quando tu non ci sei tu non ci sei e ci sono solo io.
Se la notte arriva quello piccolo lo sento arrotolarmisi intorno, allora mi piego su di lui e gli annuso la testa: come fanno da secoli tutti i mammiferi del mondo, nel gesto più antico di sempre.
Siccome tu non ci sei non posso chiamarti col piede, allora lo prendo -pesante com'è- e lo riporto in camera sua. Passando sul tappeto calpesto un cavaliere del lego la cui lancia mi si conficca nel piede. Silenziosamente bestemmio e lo appoggio.
Quando tu non ci sei torno e dormo dalla mia parte del letto, ma la tua è fredda.
Quando tu non ci sei gioco a ruzzle sotto le coperte, sfrenata e selvaggia, fino a tardi.
Quando tu non ci sei guardo vecchie commedie sentimentali in seconda serata e m'imbruttisco abbestia perché io non sono jennifer lopez, tu non sei richard gere e nessuno dei due sa ballare il tango.
Quando tu non ci sei e devo fare una cosa importante che non ho voglia di fare, mi prende come un groviglio di lana nella pancia e resto nervosa e incarognita tutta la mattina.
Se invece ci sei penso che la fai tu e basta.
Quando tu non ci sei se mi dai fastidio spengo la chat e sono da sola.
Quando tu non ci sei lavoro con la radio accesa e faccio pausa stendendo i panni.
Quando tu non ci sei potrei stare senza di te per giorni perché so stare da sola, so fare tutto da sola.
D'altra parte - quando torni e sento la macchina che arriva - salto i bambini, schivo la ruspa, atterro sul tappetino, chiudo la porta e davanti allo specchio mi sciolgo i capelli pizzicando le guance.
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