25 novembre 2013

Nulla di cui mi debba preoccupare.

"Ok, eccomi. Dimmi tutto, sono pronta."
"Bè, quello che ti devo dire già lo sai. Noi la chiamiamo "la tempesta", "la piccola belva", "la ruspa", e nessuno di questi è un nomignolo a caso. Spero non t'offendano, sono nomignoli affettivi."
"No, prego. Fate pure, io vi capisco."
"Insomma ti avevo già anticipato: ultimamente ha l'abitudine di prendere la rincorsa e  buttarsi a testa bassa contro i suoi compagni più grandi. Quando li vede crollare come birilli si mette a ridere con enorme soddisfazione. Inspiegabilmente, loro pure. Sì, ogni tanto morsica, ma non è delle più terribili, in ogni caso almeno questo è in linea con la fase evolutiva che sta attraversando. E' un vulcano, una motofalciatrice, è una tempesta di energia e di forza, una tritasassi che spiana qualunque cosa trovi sul suo cammino. Se la sgridi reagisce con forza, oltraggiata. Quando esco dalla stanza- se lei ritiene che sarebbe stato doveroso ottenere il suo preventivo permesso- urla per richiamarmi ai propri ordini.
E' forte, molto forte e volitiva. Ha cominciato a giocare con qualche bambola: le bacia, le coccola, le abbraccia. Poi a un certo punto le piazza tutte in fila davanti a sé e col dito puntato gli fa "pépépépé", come a fargli il mazzo.",
"Sì. hem, lo so, lo so. Ci sto lavorando, ogni santo giorno. Ha bisogno di essere regolata, sempre. Ha bisogno di poche parole, poche regole, ma semplici, e io ci sto provando. Credimi, io..."
"Quello che non ti ho detto è che non ha paura di nulla. Che come ti metti a spiegarle una cosa bè- lei l'ha già capita. Che in classe fa ridere tutti, noi e gli altri bambini. Che se la responsabilizzi e le dici "Vieni Nina, si va a fare questo" lei ti segue, non aspetta altro.
Quello che non ti ho detto è che è parecchio avanti per la sua età -forse grazie al fratello maggiore -ci sta- ma anche per sua personalità propria. Che è indipendente, selvaggia, autonoma, casinista, curiosa, che ha un sacco di voglia d'imparare e lo fa in fretta.
Che noi siamo -davvero- siamo contentissime di lei. E non c'è nulla di cui tu ti debba preoccupare."


21 novembre 2013

Per i tuoi grandi occhi.

C'è una mattina nuova di smalto là fuori e io ho il cuore un po' a pezzi e un po' che sorride.
Questa -Wide- oggi è solo per te.





Grazie, donna meravigliosa. Grazie.

7 novembre 2013

quando non ci sei.

Quando tu non ci sei mangio da sola davanti al computer e lascio i piatti nel lavello.
Quando tu non ci sei sto comoda nel mio limbo di singletudine, a lasciar i peli ricrescere, sfrenati e selvaggi.
Quando tu non ci sei il mocho sta fisso nella doccia, perché a me non da noia anzi mi torna comodo.
Quando tu non ci sei la casa è mia e faccio ciò che voglio.
Quando tu non ci sei tu non ci sei e ci sono solo io.
Se la notte arriva quello piccolo lo sento arrotolarmisi intorno, allora mi piego su di lui e gli annuso la testa: come fanno da secoli tutti i mammiferi del mondo, nel gesto più antico di sempre.
Siccome tu non ci sei non posso chiamarti col piede, allora  lo prendo -pesante com'è- e lo riporto in camera sua. Passando sul tappeto calpesto un cavaliere del lego la cui lancia mi si conficca nel piede. Silenziosamente bestemmio e lo appoggio.
Quando tu non ci sei torno e dormo dalla mia parte del letto, ma la tua è fredda.
Quando tu non ci sei gioco a ruzzle sotto le coperte, sfrenata e selvaggia, fino a tardi.
Quando tu non ci sei guardo vecchie commedie sentimentali in seconda serata e m'imbruttisco abbestia perché io non sono jennifer lopez, tu non sei richard gere e nessuno dei due sa ballare il tango.
Quando tu non ci sei e devo fare una cosa importante che non ho voglia di fare, mi prende come un groviglio di lana nella pancia e resto nervosa e incarognita tutta la mattina.
Se invece ci sei penso che la fai tu e basta.
Quando tu non ci sei se mi dai fastidio spengo la chat e sono da sola.
Quando tu non ci sei lavoro con la radio accesa e faccio pausa stendendo i panni.
Quando tu non ci sei potrei stare senza di te per giorni perché so stare da sola, so fare tutto da sola.



D'altra parte - quando torni e sento la macchina che arriva - salto i bambini, schivo la ruspa, atterro sul tappetino, chiudo la porta e davanti allo specchio mi sciolgo i capelli pizzicando le guance.