28 ottobre 2014

In queste settimane, nonostante tutto, mi piace.

Mi piace la mattina quando sali sul pulmino e ti volti a salutarmi: gli altri bambini fanno ciao-ciao o mandan baci, tu invece prepari il nostro segnale in codice che è il muso del coniglio, con le mani aperte alte sulla testa e i due incisivi fuori.
Tutti gli altri, bimbi, autista e volontario compreso, ci guardano strano ma tu te ne freghi, già alzi il pollice e mi fai "ok, è tutto okkei".
Io tengo il braccio alto finché il pulmino non imbocca la curva, tu spesso anche, altrimenti ti volti prima mentre io rimango lì mezzo secondo in più fino alla fine, perché è il mio ruolo e non il tuo, rimanere fino alla fine.
Il tuo è quello di voltarti, se devi.

Mi piace, e m'ammazza, che sei una tosta.
Che se è no, è no, e nulla ti corrompe.
Mi piace e m'ammazza che tu sia disposta a rinunciare a qualunque do ut des, perché se hai deciso che quella cosa che non vuoi fare non la vuoi fare, tu -semplicemente- non la fai.
Mi ammazza, perché stamattina i giochi li hai fatti cadere tu, e li dovevi mettere a posto. Ma non stavi bene, hai fatto il capriccio, io non ho mollato, e nemmeno tu. 
Così ci siamo prese entrambe le conseguenze delle nostre insistenze e siam salite in macchina con due nuvole nere sul capo.
Mi ammazza perché sono tua madre e devo indirizzarti, o quantomeno contenerti.
Ma c'è una parte di me che a te non svelerò mai a meno che tu un giorno non legga queste parole o mi paghi profumatamente, che trae una sotterranea, istintiva consolazione dal sapere che esiste qualcosa in te che sa non cedere, che è capace di opporsi.
Una forza di contrasto che è disposta a mettersi in gioco, eventualmente a perdere, pur di non rinunciare al diritto di quel no che è NO solo per te, e sei solo tu a stabilire quanto vale. Sacrosanto, e di chi altri? 
Mi rassicura -di nascosto- perché capisco ora che nella vita potresti avere bisogno, un giorno, di quel NO.
Ed è un balsamo sapere che tu ce l'hai lì dentro, da qualche parte tra le ciglia lunghissime e l'ombelico bianco, e potrai tirarlo fuori all'occorrenza.

Mi piace che è arrivato il freddo e abbiamo messo il mezzo piumino e ho la scusa finalmente per dar sfogo a quel piacere intimo, segreto, appena appena velato da un fugace biasimo verso me stessa che è l'infilarmi la canottiera nelle mutande, uguale preciso a quando avevo 6 anni.


21 ottobre 2014

Tutta colpa della Tamaro.

Immersa nell'acqua della piscina galleggio, scendo un po' giù e guardo sotto: le gambe mi sembrano più grosse, più bianche, più glabre; i suoni ovattati, ottusi, lenti.
Mia madre dice sempre "hai chiesto al nonno?" quando ho un problema.
Io chiedo al nonno da sempre: se perdo le chiavi, per un esame in università, quando ho comprato casa, o se mia figlia non sta bene.
Da che ho memoria, quando non so che pesci pigliare, io chiedo a mio nonno.
Non faccio solo quello. Cioè: mi attivo, anche.
Però alla fine di tutto, quando ho fatto più di quello che potevo fare, gli parlo sempre.
Immersa nell'acqua, dunque, chiedo a mio nonno. Già che ci sono anche alla nonna.
Mi sento patetica  sull'orlo dell'acqua a bisbigliare ai miei nonni e mi viene da piangere, allora scendo sotto, così non mi si vede.
Dentro nell'acqua comincio a nuotare e mentre nuoto capisco che:

1. ci sono le cose imprescindibili

2. ci sono le cose importanti

3. ci sono le cose che desideri

4. alcune categorie di cose nel mondo continuano indefessamente il proprio moto, che io sia in ansia, in pericolo o in acqua a chiamare i miei nonni. Tra queste le albe e i tramonti, la ricrescita pilifera, i bambini sotto i 5 anni che hanno bisogno della mia attenzione, della mia presenza, del mio tempo, della mia stabilità.

5. non sono forte come credevo

6. sono più forte di quando ero giovane

7. la vita non ti dà un preventivo lavori

8. tutto ciò che so dell'amore

9. quello che m'ha fregata nella vita, a me, è stata la Tamaro.
Lei, la nonna nel giardino in autunno, le lettere alla nipote scappata, e dove accidenti sta andando il mio cuore.

17 ottobre 2014

C'è gente che quando vuole una scusa in più per frignarsi addosso cerca su youtube le best auditions XFactor UK e poi sta meglio.

E io sono una di quelle.


7 ottobre 2014

lunedì, di martedì facendo.

Se di lunedì mattina mi dici che non hai voglia di andare a scuola perché non ci sono mamma e papà e che preferisci di gran lunga restare a casa, e due soli giorni sono troppo pochi, e la settimana ti sembra lunghissima.
Se ti rispondo ma no, guarda che bello, coi tuoi compagni, le tue maestre, e poi non è così lunga come ti sembra.
Se ho un certo senso di nausea, e un groppo in gola tipo una polpetta di sale grosso.
Se però smettila ora davvero di fare i capricci eh, che è lunedì mattina per tutti, mica solo per te.
Se tutte le precedenti, allora vuol dire che te la sto raccontando, che me la sto raccontando.

Perché hai ragione tu.

Credo di aver toccato il fondo nel momento in cui ho cercato su google lo streaming dell'oroscopo di Paolo Fox.

3 ottobre 2014

Nella scatola di cartone.

Tempo fa durante la spesa ci fu l'increscioso episodio Lego Chima.
Non so se avete presente: è una serie dei celebri mattonicini dedicata ad un mondo immaginario popolato da grifoni del sole e pseudoscimmie del ghiaccio, in lotta fra loro per il possesso della mitologica terra di Chima.
Lui aveva visto la pubblicità in televisione e da lì era partita la litania del melocompri?melocompri?melocompri?
Gli era stato detto che al momento non se ne parlava, ma che se fosse stato bravo forse avrebbe potuto chiederlo per Natale.
Però poi eccoli lì, tutti in fila sulla scaffalatura conad, accanto alla pizza al taglio 100% plastica e al pongo di peppa pig.
Piantò una scena memorabile.
Ti peego compamelo, ti peeeego non voglio 'ppettare natale, lo vojio subito mamma, LO VOJJJOOO!
Ovviamente non cedetti di mezzo millimetro.
Ovviamente lui piangeva, ovviamente l'intero supermercato ci guardava, ovviamente cercai di calmarlo ferma e a voce controllata, ovviamene l'istinto bieco mi diceva di ribaltarlo, rotearlo in aria e se necessario farlo liscio come un pomodoro pelato. Ovviamente lo trascinai solo il più velocemente possibile fuori dal supermercato.
In macchina partì il cazziatone universale e a casa la punizione, consumata sui gradini del giardino di sotto, col cancelletto chiuso nel recinto dei suoi pensieri.

Quella sera stessa, di ritorno da una passeggiata nel bosco, lui mise mano alla grande scatola di cartone eredità dei cugini più grandi, colma di centinaia di pezzi lego spaiati, appartenenti a serie e modelli diversi tra loro, tutti incompleti. Ci lavorò per tutta la sera, al termine della quale si era costruito i suoi lego chima da solo.
Scelse il rosso per quelli del fuoco e il bianco per quelli del ghiaccio.
Modellò tigri della neve, slitte e macchinzegni di ogni sorta.

A volte ci penso.

Mio figlio sta lì, nei suoi capricciosi 4 anni, a spiegarmi che i sogni su cui ci ostiniamo hanno il luccichio della plastica nuova, della confezione in scaffale, pre-pensata e pre-digerita apposta per noi: dobbiamo solo pagare, seguire le istruzioni, e non smontarli mai più, né osare perderne un pezzo così per caso.
Mentre i sogni che non osiamo, bé quelli stanno alla rinfusa in un vecchio scatolone di seconda mano sotto i nostri occhi, e non costano nulla.
Eccetto, forse, lo sforzo d'immaginarli.

1 ottobre 2014

Se solo (così fosse per sempre).

Se solo.


I 4 anni sono splendidi.
Avere un bambino di 4 anni per casa significa parlare a qualcuno che sembra voler capire il mondo come un adulto, ma poi non è vero.
Tipo che tu ti sbatti a dargli un sacco di spiegazioni accurate, controlli prima su google per non sparar minchiate, o ti prepari i discorsetti e poi alla fine lui trae le sue conclusioni.
Che sono, ad esempio:

"Se solo potessimo essere degli scoiattoli."

Disarticolate. Decontestualizzate. Incongruenti. Non c'entrano una minchia con quello che lui ti aveva chiesto, ma soprattutto con quello che tu gli avevi risposto.

Ma come dargli torto, sugli scoiattoli.



No.

Avere una Nina di 2 anni è splendido.
Un filino stancante, ma splendido.

"Nina vieni in bagno a lavarti."
"No."
"Nina per favore vieni in bagno a lavarti."
"No."
"Hai intenzione di rimanere sporca?"
"Sì."
"Va bene rimani sporca."
"No."
"Allora vieni?"
"No."

Nina bacia sulla bocca e dice amore.
Fa un po' la stronza, con suo fratello, ma dice che è il suo eroe.
Si danno un sacco di mazzate, e non riesco a farli smettere. Ma si baciano e abbracciano, anche. Sono molto fisici. S'infilano l'uno nel letto dell'altra o viceversa e io li amo, per questo.

La sera leggo prima qualche filastrocca, per lei, e poi una storia lunga, per lui.
Solo che lei durante la storia continua a interrompermi e a chiedere "e tettooo?? cos'è tetttoooo? e pecchéé??" e io alla prima spiego, alla seconda pure, alla terza il sorrisetto sulla faccia mi s'incrina, alla quarta sono incazzata e le dico ti caccio un tappo in bocca. Lei non sembra preoccuparsene e ride.

Nina al mattino non vuole più entrare al nido, si butta per terra e piange scalciando, disperata e incazzatissima, spezzandomi il cuore per una mezzoretta. Poi mi arriva il whatsupp dalla tata e c'è lei vestita con cappellino e borsa da mercatino vintage e pare uguale uguale a Miss Murple.

Volevo comprare un flautino di legno a Nina alla fiera delle civette, ma ha voluto uno spadino.
Il flautino era bellissimo e volevo prendermelo io, ma poi l'ho lasciato e non ero scontenta, perché loro combattevano e io potevo sempre fischiare.

Un'altra buona notizia è che piove a dirotto, così mi lava la macchina.