29 luglio 2014

gli anni passano, signora mia.

Mia madre mi ha detto che si sente stanca, e che la sera fa fatica a fare le scale.
Le ho detto hai 60 anni è normale, lei mi ha detto ne ho 66, tesoro bello, sei-sei.
Io questa cosa che mia madre sta invecchiando non sono ancora pronta a gestirla.
Le vedo le altre nonne, ai parchetti e all'uscita dell'asilo e -credetemi- mia madre non ha nulla a che fare con loro. Loro sono vecchie.
Mia madre è un katerpillar, nonché ancora una discreta gnocca, non fosse che si veste in bermuda, crocs e cappello dell'arcicaccia.
Non ho conosciuto donne fisicamente più forti di mia madre: nel mio immaginario, da sempre, semplicemente non esistono.
Mia madre decespuglia, smonta, trapana, fa il cemento, guida il trattore cingolato. Mia madre fa tutto.
Non è possibile che le scale le riescano pesanti la sera, ma dice lei che è vero e io le devo credere.

Vado a riprendermi Magù, dopo, perché almeno è meno stanca e sola con Nina riesce a fare più cose stancandosi di meno. Mi rendo conto che ho sbagliato tutto quest'estate.

Ho quasi fissato l'intervento per Mr Googhi per farlo castrare.
Non starò a tediarvi sul perché e il per come, ci stavamo pensando da un po' e la nostra dolcissima veterinaria è d'accordo con noi.
Però ora mi sento un po' un verme ogni volta che gli passo accanto.

Ho voglia di andare tra qualche giorno a raccoglier mirtilli coi bambini, ma sta per arrivare il temporale ora e tutto è fermo -anche gli animali, anche gli alberi- e c'è un cucchiaio di luce in fondo alla valle ma troppo lontano e ecco che arrivano i goccioloni e questa sensazione qui dentro, che non tace, e mi dice che ho sbagliato tutto, quest'estate.

24 luglio 2014

Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi progetti.

Io mi ero organizzata, capite?
Avevo una mia mappa mentale e reale di chi sarebbe stato ubicato dove e per quanto nel mese di Luglio, un piano ad alta definizione - oserei dire chirurgica - della distribuzione settimanale delle ore di lavoro, del momento esatto in cui mia madre avrebbe avuto il tracollo e io mi sarei palesata tipo maria redentrice avvolta in un fascio di luce, sollevando lei dall'incombenza dei due rospi, e al contempo me stessa dai sensi di colpa.
Che è andato tutto in vacca neanche ve lo devo dire, immagino.
Quindi al momento mi prenderei a vergate in bocca per non averli iscritti al campo estivo, pagando una cifra persino superiore alla normale retta mensile.
Viviamo alla giornata: abusando della tv per poter lavorare, abusando di mia madre per tenermene almeno uno, abusando di caffè per rimanere sveglia, abusando di farmaci per alleviare l'influenza, abusando di vitamine per ripigliarmi dall'influenza. Insomma abusando.

Abusi a parte, ho ritrovato un vecchio romanzo di mia madre sulla Cina rurale, di Pearl S. Buck, non so se avete presente.
Una storia d'amore, sostanzialmente, ma soprattutto d'incontro e scontro tra un mondo antico, quello della Cina rurale e tradizionalista, in cui ogni gesto è carico di significati e simbologie - con quello moderno portato dall'Occidente, dalla scienza che salva le vite, che libera anime e idee, ma in cui la ieratica e poetica formalità del gesto nel suo dettaglio non ha valore, e pur senza intenzione -semplicemente- non ha senso.
Al che grave dramma e turbamento nella protagonista, presa dalle due forze contrastanti.

Ora esattamente il perché il mio post abbia imboccato questa piega bislacca non ve lo saprei dire, ma vorrei aggiungere che è ricominciata la stagione turistica, e a casa di mia madre hanno ripreso a transitare individui non italofoni, generalmente dotati di sandalo in tela e crema solare, di non meno di due figli, di cappellini da pescatore ma soprattutto di grande entusiasmo per la gastronomia locale.

Mentre lavoro li sento di là che cantano girogirotondo prima in Italiano e poi in Slovacco, che ha un suono che non si capisce una minchia, ma dolce, mi pare. Che mangiano cosce di pollo e cereali dalla scatola alle 5 del pomeriggio. Che giocano a hideandseek? do you want?, più banalmente detto nascondino, contando un po' a cazzo, devo dire.
Poi a un certo punto lui -completamente biòtto (=ignudo)- gira l'angolo seguito dalle due biondine sui 7 anni, si ferma sull'uscio di casa e con un laconico si iu leitar, friends tutto italiota, le abbandona perplesse al proprio destino.
















15 luglio 2014

I brulichii e la spiaggia.

Mentre io sono qui alla scrivania e mi preoccupo, mi agito, m'incazzo, e poi mi scazzo.
Mentre io sono qui che mi faccio prendere in ostaggio da una fattura, da una consegna, da un tutorial, da una mail.
Mentre io me ne sto qui, in balìa dell'Inutile, facendone la mia ragione di vita.

C'è un essere umano piccolissimo, donna, a cui stanno dicendo scusa apriamo la pancia che ti contiene e facciamo un taglietto proprio qui vedi? così ti tiriamo fuori. Non ti agitare non c'è bisogno, è meglio così, fidati.

Ora io vorrei dirti che se dicono fìdati io penso che sia vero, perché so che sei in buone mani.
Solo mi spiace che tu non abbia il tempo di svegliarti e già ti accendono il mondo stroboscopico fuori: tirare via le coperte così, quando una ancora dorme, è proprio una rogna, hai ragione.
Volevo dirti: respira.
Non aver paura, se riesci.
No ok, cagati un po' in mano, io lo farei. Ci mancherebbe.
Però dopo che ti sarai spaventata, respira.
Calma, uufff.
Respira.
Guardati attorno.
Quando ti avvolgono attorno quel pastrano bianco e morbido è finita, sta per arrivare il bello.
E' lì che mi devi rimanere concentrata, capito? Non perdere di vista l'obiettivo.
La vedi quella roba stesa sul letto con lo sguardo da anfetamina scaduta? è tua madre, mia sorella. Fa dei risotti e delle crostate che non te lo dico. Oggi non lo puoi sapere ma prestissimo sì.
Ti dico che ti puoi fidare, è una di quelle che ti tengono la mano quando attraversi la strada, anche se hai 34 anni.
Non ci pensa lei, davvero. Lo fa così, sovrappensiero: sente la tua presenza lì di fianco e cerca la tua mano d'istinto, solo perché qualcosa nella sua testa non è cambiato da quando avevi 6 anni.
Dammi retta, è una a posto. Non te lo direi se non lo sapessi.
Quindi dicevamo: sei nel pastrano, right?
Rotea gli occhi. Brava così, non troppo sennò le piglia un colpo.
Le vedi quelle due cose bianche e tonde? individuale: è facile, non puoi sbagliare.
Ecco, ora seguile.
Lo so, sono belle. Non solo: sono utili, non puoi capire quanto.
Adesso attàccatici. Vai, piccola mia, niente paura. Daje dentro. Così.
Brava.
La senti? La sensazione, dico.
Concentrati e dimmi se non la senti. Sì, dai, lo so che la senti.
Quella che s'è fatto silenzio, vero?
E là fuori fa freddo, e un sacco di cose brulicano e fanno paura, e minacciano di allontanarti da lì, ancora.
Ma tu sei nel silenzio, nella calma, ora. Niente ti urta: sei spossata, ma hai la pace dentro.

Ecco. Fermiamoci.
Perché d'ora in poi, da questo preciso istante in poi, non sarà molto diverso da così per tutto il resto del tempo.
Ci saranno un sacco di brulichii là fuori -credimi- come non ne avrai mai visti in vita tua. Affascinanti, pericolosi, splendidi, innocui, inutili o imperdibili: buoni da mangiare, irresistibili da cogliere, pazzeschi da vivere, cattivi da seguire, meravigliosi da penetrare.
Ora mi auguro che - passata la prima paura - tu voglia lasciarti prendere dai brulichii.
Senza brulichio non c'è divertimento. Neppure ansia a dire il vero, però soprattutto -figlia mia- non c'è passione. E dove vogliamo andare senza passione?
Io non sono sicura di quale sia il senso di questa cosa che t'è cominciata addosso, che ti si è letteralmente aperta sopra la testa.
Però so che c'è il brulichìo e c'è la pace.
C'è il mare elettrico e la sabbia calda.
C'è il vento irresistibile in fuga e c'è l'ombra degli alberi.
Vai, per l'amor del cielo, sul mare elettrico. Non perdertelo per nulla al mondo.
Poi un giorno, quando dovrai leccarti qualche ferita, quando avrai bisogno del silenzio tra te e il mondo, sii capace di concentrarti. Non perdere di vista l'obiettivo. Fai come stamattina, guardati attorno. Cerca la spiaggia, un po' d'ombra sotto un albero.
Saranno i seni di tua madre o le braccia di tuo padre, un giorno sarà un amore, altre volte saranno solo parole lette o scritte,  colori o musica tra i capelli. A volte -persino- saranno un paio di scarpe nuove.
Potrei addirittura essere io, se sapremo ritrovarci, ogni giorno in cui tu cresci e io invecchio: potrei essere un pezzetto di spiaggia. Ti preparerò conchiglie in piccole collane e non molto di più, perché non so fare granché, a dire il vero.
Tu ci giocherai un po', annuserai il mare, tufferai i piedi nella sabbia e la troverai umida, sotto.
Allora ti alzerai, ti guarderai attorno come ora e naturalmente ripartirai.
Con le scarpe nuove, preferibilmente.


p.s. mi ha appena chiamata tuo padre: sei fuori. Ti amo già, sappilo. Ora guardati attorno, e fai come ti ho detto, ragazza.


8 luglio 2014

sul cuscino.

Dormivo.
Cioè mi stavo addormentando, no? dormivo, ma un po' ti ho sentito.
Mi hai sfilato Pennac da sotto la mano, l'hai appoggiato sul comodino.
Ho avvertito il tuo corpo tutto allungato sopra di me, ravanavi sul cellulare per spegnerlo, sennò partono le notifiche di twitter o che, di notte, e tu t'incazzi.
Poi hai fatto click, e ho sentito il buio anche con gli occhi chiusi.
Mentre ti ritiravi dalla tua parte ti sei abbassato, l'ho capito dal fiato leggero sul dorso della mano.
L'hai baciata.

Che fortuna, che ancora non dormivo veramente.


2 luglio 2014

Ibridi.

"Ciao come va?"
"Eeeeeeh? Scusa un attimo: no! ti ho detto di no! scendi di lì!"
"Hem, tutto ok?"
"Sì, sì. Tutto ok. 'Petta eh...come dici amore? che hai fatto? hai visto un insetto brutto brutto che ti faceva paura? Ma no non è un ragno, questo è un cervo volante! vedi che cornine ha sul capino? è molto bello, non ti fa nulla."
"...mmm, mamma?"
" Sì, eccomi, dicevo: qui tutto ok, hanno mangiato, lei ha fatto al cacca nel vasin...eh? che c'è amore? sì: cervo. Un cervo volante. Per via delle corna, sì. No, è buono, non punge.
E quindi insomma sono bravi però ti dirò, non mi mollano un att...eh? no, dì a Nina che non può mangiarlo, no. Quando finisci?"
"Domani, mamma, domani."
"No perché dobbiamo fare la spesa e se siamo in due è meglio e guarda -cooosa? sì, sì amore, ok-Miiii che palle, 'STO CAZZO DI CERVO."
"Mamma, non dire parolacce, che poi ripetono."
"Ma non mi sentono, sono in cucina! Cosa tesoro? Hem, no. Non è un GATTO. È un cervo, un gatto, ma cervo. Sì, hem insomma, quand'è che vieni?"

Il celebre gatto-cervo, come non ricordarlo.