22 novembre 2017

Eravamo lì da un'ora a parlare.

C'è una stradina bianca proprio di fronte al cancello di casa, e Nina ed io l'abbiamo imboccata per la nostra consueta passeggiata.
Io portavo un cordino, lo porto sempre con me perché mi é utile per le fascine di legna che raccolgo per strada: resti di rametti spezzati dal vento che lascio seccare per qualche giorno sotto il portico e poi diventano perfetti per accendere la stufa.
Nina correva veloce.
Ci siamo inoltrate oltre l'albero di giuggiole, perché i cacciatori avevano aperto la strada, pulendo il bosco.
Nina parlava e parlava.

"Mamma io di notte non dormo quando tu dormi"
"Ah no?"
"No, tu dormi e io vengo nel bosco"
"E che ci fai di notte nel bosco?"
"Salvo il popolo delle fate e divento il loro capo. Sono il capo perchè una volta ho incontrato una cinghiala e lei mi ha addomesticata."
"Vuoi dire che l'hai addomesticata?"
"No, voglio dire che lei ha addomesticato me e io ho succhiato il suo latte."
"Hum."
"Ogni notte, sai? mentre dormi."

Eravamo lì su un tronco a parlare da quasi un ora e non ci mancava proprio nulla, quando è iniziato l'autunno.
Non è facile sorprendere una stagione quando arriva, l'istante preciso in cui si palesa, ma noi siamo state fortunate, perchè si è alzata un'aria fredda,  il sole s'è arrossato forte forte e in un attimo era sera così che non ci poteva esser proprio alcun dubbio.
E io sentivo tutto, mi sembrava di percepire proprio ogni cosa: le formiche sotto il tronco a disegnar cunicoli, il geco che dava l'addio all'estate, l'erba rassegnata a seccare.
E proprio lì accanto, questa mia bambina magica e selvaggia, che guardava l'ultimo volo del pipistrello.


19 settembre 2017

Quello che sei.

Quello che sei, adesso, in questo esordio d'autunno, nel centro pieno dei tuoi sette anni, è questo.

L'ex timidissimo, un poco fragile e insicuro.
Non posso credere che sia tu, a volte, non son certa di quel che vedo.
Perché c'è stato il tuo tempo bambino in cui così tante cose ti facevan paura, e più di tutte te stesso.
Non sono capace, non riesco, non voglio, non ho voglia, non lo farò mai, non lo farò mai più IN TUTTA LA MIA VITA.
E adesso guardati, mentre riemergi piccolo e svelto, solido e concentrato, dall'acqua.
Ascoltati, adesso, quando ti senti forte.
E' facile dirsi forte, più raro sentirsi.
So che questo non durerà per sempre, so che verrà messo in discussione tante volte, che sarà un ricostruirsi caduta dopo caduta, paura oltre paura.
Ma ricordati: lo hai già fatto una volta, ed è il solo  - e migliore - inizio.

Il bislacco, logorroico e vagamente psicotico appassionato di storia romana.
Non lo sapevo, quel giorno in macchina, che quel fetente di Annibale avrebbe generato tutto questo.
Altrimenti ci sarei andata più piano.
Non lo sapevi, tu, dell'elmo di Scipio.E non lo hai ancora capito - dannazione - che Canne non stava in Africa.
Ma guardati, oggi, col plastico lego della ricostruzione di Zama.
Domani lo presenti a scuola ai tuoi compagni.
Poretti.

Sei l'identico bambino, fatto e sputato, che 4 anni fa camminava in paese con lo scolapasta in testa.
Sei ancora il drago, la coccinella, il vichingo, Silvano il Mago di Pitigliano, sei tutto quello che vuoi e hai voluto essere.
Sei samurai, un pisello nel baccello, sei la donna più bella del mondo.
Sei pinocchio, ma soprattutto un bambino vero.

Sei tutti i libri che leggi e tutta la musica che ascolti.
Sei il bombarolo, Girardengo, Guizzino, Niels Holgersson e sei pure parecchio Neville Longbottom.


E infine, sei quello che piscia nel bosco, in giardino e al parco.
Quello che non si lava i denti in 13 secondi netti.
Sei ancora il pochino nevrotico e molto isterico mio figlio.
Sei ancora un pivellino.
Sei sempre il pigro, fiacco pappamolliccio che supero in salita.
Fai bene: mi lasci qualcosa ancora per cui sentirmi indispensabile.



5 settembre 2017

Un'isola di terra e tempo.

Siamo partite Nonna Oroscopo, Nina ed io.
Sembravamo Thelma e Luise, ma con più rughe e una piattola al seguito.
Nessun segno di Brad Pitt ventenne e a dorso nudo, anyway.

Ho lasciato il biondino al ritiro della squadra di nuoto.
Mi giungono foto di allenamenti e mangiate, lui sorridente ma sempre un po' in disparte, piccolo tra i grandi.
Mi attanaglia il dubbio che fosse troppo presto, di aver peccato di ottimismo nel giudicare la sua autonomia.
Suo padre mi dice di dargli fiducia e aspettare, sono solo 3 giorni.
Allora attendo.

Il cielo è libero a tratti e ci sono tante nuvole di passaggio, l'acqua limpida.
Io lavoro la mattina bevendo in tazze colorate sul terrazzo.
Quelle due là fanno giri, litigano e guardano uno sceneggiato ambientato in Cornovaglia il cui protagonista è un medico un po' isterico. Ne vanno matte.

Quando Nonna Oroscopo avrà cominciato a rilassarsi veramente e quell'altra a smetterla di rompere i maroni, sarà già ora di ripartire.
Se mi riesce vorrei fare di questi giorni una memoria, nel frattempo.


Sono su un'isola di terra e di tempo, tra estate e autunno, fine e inizio, onda e onda, passa e ripassa, lascia e riprendi.
Tra un paio di giorni arriveranno gli altri due, arrivano sempre.
Non vedo l'ora di riabbracciarli.

3 agosto 2017

Le conciglie e l'amore gentile.

Nella mattina più calda dell'estate Nina e il Biondino hanno piazzato il banchetto della frutta fuori dal cancelletto per vendere conchiglie ai passanti.
Prezzo conchiglie cad 1: 50 euro, scontati da intervento della madre a 0,20 centesimi.
Il cartello che recita "CONCIGLIE! 50 0,20 EURO. OFERTA!"
Sul banchetto, a decorazione, candeline profumate e una foto di Nina a 2 anni col cappello di Babbo Natale, che nel complesso facevano un po' veglia del morto.

"Scusate ma quella?"
"L'ha portata Nina, ha detto che è molto carina e può attirare i clienti."

Raccolto a fine mattinata: 1 euro e 20, forse da una coppia di americani in mountain bike. Non ne siamo certi perché eravamo dentro a cambiarci le mutande e abbiamo trovato i soldi solo dopo.


Castagna mi ha detto qualche giorno fa di essere il più dolce e amorevole che posso nei confronti di me stessa.
E mi è sembrata una cosa rivoluzionaria, straordinaria.
Strano perché quando uno ha preso un brutto colpo - e noi nei mesi scorsi ne abbiamo ricevuto uno grosso sui denti- la prima cosa che intelligentemente dovrebbe fare è mettersi a riposo e curarsi, la più ovvia.
Eppure a me è sembrata una novità, una roba mai sentita prima, un'illuminazione sulla via di Emmaus.
Così ho pensato che stavo messa peggio di quanto credessi se non ci ero arrivata da sola, che la prima ad essere gentile verso me stessa devo essere io.

Quindi metto punti e vado a capo.
Con garbo, gentilezza.

Aspetto la tenda in montagna, le camminate in riva al torrente, le gambe dure di stanchezza giusta, onesta. Il falò per gli spiedini dei bimbi. 
Aspetto una valle tutta per noi quattro e le nostre tre carabattole buttate dentro la macchina scassata (alla rinfusa, da me - ordinatamente impilate, da lui.). 
L'ombra dei faggi, se saremo davvero fortunati qualche camoscio.
Poche persone, poca pianificazione, pochi soldi, pochi pensieri.
Solo noi, a giocare a carte con le ginocchia in bocca, come quattro scemi felici.







13 luglio 2017

La differenza tra ridere e pensare.

Chi sogna nuovi gerani legge libri per addormentarsi.
Chi sogna nuovi tesori fruga le orecchie di un cavallo nero, ritta tra le sue zampe, senza paura.
Chi sogna nuovi giochi sbuffa sui libri, sbadiglia tra le parole, frigna e mugugna che i compiti non li vuol fare.
Chi sogna di non essere ormai grande pensa al tinello di nonna, a un grembiule fiorito di blu.
Cerca l'odore acetato delle melanzane pestate col sale, e la vede così - sua nonna - come la vedrà per sempre: in mezzo a un cortile, tra i pomodori da salsa.

E' arrivato il caldo di Luglio con le assordanti, sensuali cicale.
Io lavoro, rileggo Guareschi, che mi fa ridere e pensare, ricordare i miei nonni.
Lui fa i compiti, lei -sballottata da un po' troppe settimane- millanta mal di panzia, alterna corse folli a frignate, si raggomitola in cerca di coccole.

Il Biondino vuol fare il cantante.
Ascolta  soprattutto De Gregori, la Canzone del Maggio e Rovazzi.
Ho tentato un timido disimpegno da quest'ultimo che a nulla è servito in quanto del tutto inopportuno, come tutti i tentativi dissuasori genitoriali in fatto di scelte musicali.
Inopportuni quando non controproducenti - verrebbe da aggiungere - e senz'altro inutili.

D'altra parte mia madre non capiva cosa ci trovassi io in Il vicino è mio nemico e lo devo eliminare, al vicino puzza il fiato e gli puzzano le ascelle, sono queste le due cose che mi rendono ribelle, però insieme ascoltavamo Wonderwall e Smells like teen spirits.

Abbassiamo i finestrini, cantiamo.

Intellettuali d'oggi
Idioti di domani
Ridatemi il cervello
Che basta alle mie mani

Dice il bombarolo tra le zafate d'asfalto e le folate su dai campi di grano.
Nina, che quando le fa comodo sa essere una petulante precisetti, puntualizza che non dovremmo ascoltare le canzoni che contengono insulti, e "idioti" è fino a prova contraria un insulto.

"Te non ci fai ascoltare Rovazzi, allora neanche questo qui, eh!"
"Questo qui sarebbe De Andrè, comunque" - brontolo io.
"Allora Deandè dize gli insulti come Lovazzi, io non lo accotto."

Tento una ripresa maldestra, ma il Biondino interviene più efficacemente: dice che idioti non è un insulto, ma una provocazione.
Gli chiedo cosa significhi, per lui.

"Che Rovazzi mi fa ridere, e questo pensare."
"E cos' è più importante?" - lo imbocco.

"Tutti e due, mamma" risponde lui, più saggiamente.

21 giugno 2017

E sono cinque.

Sei una bambina.
Pedali come una dannata, velocissima.
Sei forte in battaglia.
Sei allegra, a tratti pazza.
Hai un talento innegabile nell'avvicinare qualunque animale.
Ti si arrendono facilmente, abbandonandosi alla tua indubitabile esperienza, alla tua totale mancanza di qualsivoglia paura. C'è una tua foto nel paddock di quel morello di 1.70 al garrese: all'ombra degli zamponi enormi, lo accarezzi come fosse un micino cieco, non un colosso il cui muso è lungo quanto tutta te.

Sei pure bella.
Sei imbarazzantemente abile nel far di tuo padre un portantino, un cavalier servente, un segretario, un portatutto, un collaboratore a contratto precario e sottopagato, uno schiavo cieco, nei secoli fedele e perdutamente innamorato.
Con me non ci riuscirai mai, per questo ti faccio incazzare.

Fai disegni dettagliati, barocchi, coloratissimi.
Sei decisa, testarda, molto pigra all'occorrenza.
Sei paracula, non proprio generosa.
Sei dolce, affettuosa verso tutti, che invariabilmente conquisti.

Sei piccola, ma non sul serio: ti danno sempre 4 anni al massimo, finché non apri bocca.
Tuo fratello ad esempio abbraccia per rifugio, per coccola, per bisogno.
Tu invece baci per amore solo, senza ragioni, senza paure: il tuo amore è un poco più semplice, molto leggero, incredibilmente maturo.

Sei come il tuo nome: te l'ho dato dopo la notte più breve, nel giorno più lungo, un'estate lontana in cui non mi riconosco più.
Ma riconosco te - grazie al cielo - per questo non mi perdo.


13 giugno 2017

La casa col cancelletto.

Siamo qualche giorno al mare.
Mi piacerebbe dire che sto staccando, che riposo.
In verità non granché, perché la mia testa è fatta così: male.
Però lotto per non perdermi tutto, o del tutto.

Leggo Marcela Serrano, mi affaccio al blu elettrico.

La mia bimba danza come una sardina, fila lunga lunga come una lisca.
Tra poco avrà cinque anni, l'età indefinita tra il prima ed il dopo: piccola ancora, nella rotondità delle spalle, nella curva piena del viso di luna; grande poi, nel piede lungo e deciso, nelle dita tese di stella marina.

Il mio bimbo è tutto lui, sempre più lui.
Chissà dove diavolo andrà.
Io lo capisco eppure non so leggerlo, perché racconta pagine che ascolto ma vede solo lui.

Ogni giorno poi, Lui ed io lavoriamo un poco insieme.
Chiedo troppo spesso "tutto bene?".
Controllo ogni curva, ogni ruga, all'erta.


Poi -essenzialmente- ci son le gazze tra le tamerici all'alba.
Più tardi, il mare allucinante, le braccia come vele, la fuga dei granchi.
La fame rossa, profonda, e il rompicapo dolce del vino in tavola.
Le ore che strappo ai pensieri aguzzini.
Un giorno guarderò indietro e mi vedrò idiota.
Per ora, faccio quel che fanno uomini e donne di buona volontà: quel che posso.









25 maggio 2017

Anch'io.

C'è un mio post di febbraio intitolato "Quando non scrivo" che non è mai stato pubblicato.
Sostanzialmente perché non è mai stato scritto.

Sapevo che questo post qui invece -se mai fosse uscito- sarebbe uscito proprio come ora, senza programmarlo.
In un giorno qualsiasi e imprevisto in cui dopo mesi avrei alzato gli occhi fuori dalla finestra e interrotto qualunque altra cosa in corso e, semplicemente, cominciato a scrivere.

Questo post s'intitola Anch'io perché anch'io ho sentito parole in questi mesi che non avrei voluto sentire.
Anch'io non ho dormito e pianto di paura.
Anch'io mi sono sentita amata, e tuttavia sola.
Anch'io ho ridotto all'essenziale.

Quello che mi è capitato non è molto diverso da quello che capita ogni giorno a centinaia di altre persone.
Delusione, paura, scoramento, rabbia, impotenza, delirio di onnipotenza, desiderio di pestare forte, molto molto forte, panico.
Shit happens, darling.
Mi aveva preso malissimo, ve lo dico.

Non tutto è passato, ma un po' è passato.
Non ho potuto fare altro che spegnere il blog, qualunque social coso, spesso il cervello, e sopravvivergli.

Non voglio parlarne.

Quello che voglio fare adesso è solo dire che anch'io.

Anch'io adesso lavoro.
Anch'io ti voglio bene, piccolo.
Anch'io ti aspetto.
I coleotteri sono splendidi, lo penso anch'io.
Hai avuto paura? Anch'io.

Vieni qui, ti amo anch'io.

Sei tornata?
Anch'io.