22 giugno 2016

Alla fine del giorno più lungo.

Alla fine del giorno più lungo dell'anno hai soffiato 14 volte le candeline.
Hai raccontato barzellette a tavola.
Hai salutato e cambiato tutto un'altra volta.
Alla fine del giorno più lungo hai avuto paura e chiesto "non lasciarmi".
Io ho cercato la voce di mia madre che diceva "se ti dico che non me ne vado, io non me ne vado, hai capito? devono ammazzarmi per farmi andare" e l'ho ritrovata là dove l'avevo lasciata: verso i miei 6 anni.
Alla fine del giorno più lungo ti ho lasciata andare e hai ballato.
Alla fine del giorno più lungo hai baciato tuo fratello, provato un vestito, mangiato una ciocca di capelli.
Alla fine del giorno più lungo non sei stata in nulla diversa da ieri: allegrissima, importuna, sfacciata. Impavida.
Solo, alla fine del giorno più lungo, eri un po' più grande: un po' più tua, un po' meno mia.



Non potrei, anche volendo, amare di più.

17 giugno 2016

Negli ultimi giorni.

Negli ultimi giorni Susibita:


- ha assistito all'ultima festa dell'asilo del Biondino.
Non ci sono stati cappellini neri né consegne di diploma - cose che le danno l'idea di piacere più ai genitori che ai bambini - ma tanti sorrisi sdentati, stonature, magliette colorate, piccoli inciampi, sguardi che si cercavano e il discorso della maestra del suo cuore che - manco a dirlo- l'ha fatta piangere.

- ha letto sui giornali cose che le hanno fatto accapponare la pelle, mortificandola di far parte della razza umana. Ha quindi pianto.


- è capitata su questo video:


ha quindi pensato che l'umanità è bellissima, e poetica, e che ne vale la pena. Indi ha pianto.


- ha guardato il ritorno di Heidi alla baita dal nonno col Biondino. Hanno pianto entrambi.

- ha cominciato a preparare valigia, tenda, materiali da campeggio, vestiti da cerimonia per la vacanza con pausa matrimonio in un posto su cui Susibita ha enormi aspettative. In questo caso non ha pianto, ma lo farà tra oggi e domani quando -dopo l'odioso cambio degli armadi- non troverà l'abito giusto per la cerimonia.

Da cui se ne deduce che deve arrivarle il ciclo, come minimo.


1 giugno 2016

Se lui non c'è: i vantaggi della mamma single part-time

Che per buona parte della settimana sono sola, ormai lo sapete.
Quest'anno poi è stato lavorativamente devastante per lui, e ci siamo dovuti rimboccare le mani tutti, naturalmente.
Sapete anche già, perché a volte mi pare di non parlar d'altro, dei risvolti negativi che questo comporta: responsabilità solo tue, riunioni scolastiche solo tue, laboratori solo tuoi, feste degli amici solo tue, malattie e code dal pediatra solo tue, giorni solo tuoi e notti solo tue.
La cosa si potrebbe sintetizzare con: non avere alternative.
Ora lo so cosa mi direte voi: un'alternativa c'è sempre. Chiama la nonna. La babysitter. La au pair. Ri-trasferisciti (col cazzo, che mi ri-trasferisco. Pardonnez-moi le francesismo).
Ma non è vero: l'alternativa c'è, è vero, ma ogni tanto. Qualche volta chiami la nonna, l'amica, la vicina con figli. Meno spesso la baby sitter, che costa.
Però quello che t'ammazza è che nel restante 99% del tempo ci sei tu, E BASTA.
Tu il centro dell'universo. Tu il sistema solare.
Loro chiamano "mamma!" e a un certo punto smetti di guardarti in giro sperando che qualcuno risponda al posto tuo, perché sai che non esiste, che non ti è concesso un cambio: sei proprio tu, quella che stanno chiamando, e non serve nascondersi.
Quando c'è lui invece adoro caricare la lavastoviglie, ad esempio: tanto li addormenta lui.
Quando c'è lui posso lasciargliene uno e fare una spesa leggera solo con l'altra.
Quando c'è lui, delle 88volte in cui tra le 19 e le 21 mia figlia va in bagno, 44 se le smazza lui.
Per lui, all'opposto, c'è il fatto di essere privato di certa quotidianità. Il vedere la recita sul telefonino. La stanchezza del lavorare fino a tardi e chiamare a casa "che fai?" "esco ora, tu?" "li sto mettendo a a letto".
Comunque.
Sorprendentemente questa situazione ha anche dei vantaggi, che ho imparato a riconoscere  e non sottovalutare negli anni.

1. Impari a fare praticamente tutto.
In un mondo in cui ho scoperto -sgomenta- che molte donne ancora non guidano in autostrada perché "lo fa sempre lui, io non sono abituata", come madri single part-time imparerete la sublime arte dell'arrangiarsi. All'inizio tentennerete e aspetterete che "arrivi lui". Poi, siccome quando lui torna ha la reattività di un paramecio morto, vi rimboccherete le mani e farete da voi. E non importa che non siate brave, o non abituate: non lo sarete comunque, probabilmente, anche dopo averlo fatto. Almeno io continuo a non saper fare bene alcune cose, ma le faccio, semplicemente perché non ho alternative che non siano procastinare indistintamente, cosa che detesto. Così passo l'erba, poto la siepe, vango, riparo il sifone, parlo con l'elettricista, istruzioni alla mano faccio ripartire la lavatrice, ordino materiale edilizio, lo carico e lo scarico, all'occorrenza butto i miei figli in macchina e mi sparo 400 km da sola e fine delle danze.

2. Impari a lasciar andare.
Fino allo scorso anno lavoravamo spesso anche il sabato.
La casa, i panni, le cose che non eri riuscito a sistemare in settimana, la domenica.
Quest'anno mi ha insegnato a lasciar andare il superfluo.
Se abbiamo solo 36 ore da passare insieme, Santa Gesualda saranno le 36 h più belle che ci saremo concessi.
La casa non conta, il pavimento sbriciolato non conta, la mensola in camera che richiede di essere appesa da 6 mesi non conta (a meno che io non impari a trapanare, è un'opzione da non sottovalutare).
Conta invece: nuotare insieme, fare la pizza, uscire in bici, guardare un film, fermarmi e baciarti in bagno, disfare il letto appena fatto, comprarci il mobiletto da campeggio, piantare i pomodori, guardarli improvvisare uno spettacolo sui gradini, baciarti in giardino.

3. Impari a non dar nulla per scontato.
Non vedo i tuoi occhi pesti ogni mattino, e quando accade, si supera anche la fiatella delle 7.30.
La cena non è un rituale quotidiano da buttare là nella stanchezza di tutti: è qualcosa di prezioso, di bello, di atteso.
Il rumore del cancelletto che si apre e noi tre tutti in casa significa che sei arrivato, e la festa ha inizio, anche se è giovedì. Il fatto che ti aspettiamo, lo rende tale.
La gente oggi aspetta poco, o lo fa consumando in fretta le giornate in ansiosa attesa del weekend.
Noi invece consumiamo lentamente la nostra aspettativa, godendoci il tuo avvicinarsi: "che giorno è? quindi mancano 3 sere e 2 giorni e poi arriva papà, vero? Vado a preparare il lego che gli ho promesso".

4. Il sesso.
Facciamo che non l'ho detto, comunque vorrei vedervi a voi, dopo tutti 'sti giorni senza.