29 aprile 2014

Una milf alla cassa.

Cassiere giovane e caruccio.

"Ciao! E questo bimbo così piccolo conosce già la sigla di Mazinga? Brava che gli fai vedere i cartoni giusti. Ma lo danno ancora? era già vecchio ai miei tempi. "
"No guarda, era già vecchio ai MIEI, di tempi."
"Esagerata, io sono del..."
"Preferirei non sap..."
"...del 93."
"Ecco. Appunto."
"Perché? ci sarà mica tutta questa differenza, sei giovanissima! di che anno sei?"
"Io? Hem, uh? intrno ann ottnat..stttnov...cresciut anni ott, sai uan, milaeshiro...fff...zzzz, hem."
"??"
"Sì ma verso fine dell'anno eh."

Tìììo, che tristezza.


25 aprile 2014

lezioni, qua e là.

buongiorno anche a te, amore.

"Mamma quando tu muori io vado a vivee in zittà con papà e lo zio A."


pugni atomizi.

"Mamma mi ha mossicato un ragno e mi ha passato i potei di Mazinga"
"Quello era l'Uomo Ragno."
"Z'ho anche il pugno atomico."
"Ottimo."
"Ora peò mi devi bazae tre votte, per rompee l'incantesimo."
"Come mai? e i pugni atomici?"
"Pecchè io pefeicco essere me ttesso."


più o meno.

"Te lo ricordi che festa è oggi? ricordi cosa ti ha spiegato mamma?"
"Sì che me lo ricordo."
"Che festa è?"
"Della felizità."

siamo noi questo piatto di grano.

In paese vive A.
Siccome il padre di A. era fascista, e siccome dopo la guerra ci andavan giù pesante, e siccome per la famiglia non fu una passeggiata.
Siccome A. ha una passione per la storia e gli eventi bellici, per i corpi militari e i documentari sulla Guerra Fredda, allora tutti credono che A. sia fascista.
Siccome è più facile, siccome pare logico, siccome sarebbe strano il contrario, siccome lui è silenzioso e non dice nulla, lo credono tutti, financo i suoi parenti.
Siccome io non sono quella gran furbona che m'atteggio d'essere, siccome son banale come tutti gli altri, siccome il luogo comune è comodo, siccome dài si capisce, sarà uno di quei simpatizzanti nostalgici, lo credevo anch'io.
Siccome la vita è tutto fuorché banale, siccome la storia siamo noi, siamo noi padri e figli, siamo noi bella ciao che partiamo, allora lo incroci mentre sparge un intruglio di aceto e sapone per piatti sulle rose ("dice che funziona, contro i pidocchi") e sorridendo ti fa: "Ah, auguri. Buon 25 Aprile."

23 aprile 2014

casa

Sono qui a casa di mia suocera.
Questa era casa mia, un tempo infinitamente lontano e vicinissimo fa, quando abitavamo l'appartamento grande sopra, col vecchio parquet nelle stanze e la doccia gelida nel bagno.
Per entrarci volli in cambio di poter colorare i muri della cucina e tenere Googhi con me.
Non era previsto un trasloco dal nostro primo monolocale.
D'altra parte non era neanche previsto che rimanessi incinta.
Quelle stanze che non mi sono mai del tutto appartenute: il divano giallo, la credenza bianca, le amarene fuori dalla finestra e la strada troppo vicina.
Stendere tutine taglia zero, sentirsi completamente e totalmente fuori luogo. Avere dannatamente paura, folle.
Il giorno in cui abbiamo trovato l'Arturazzo.
Le nausee, le fughe precipitose in bagno e il sesso. Dei vicini.

Arrivare in questo paese lasciando l'autostrada, riconoscere il profilo dei monti, blu.
Poter associare ad ogni strada almeno un ricordo.
Incontrare nuove, pretenziose, roboanti, sostanzialmente inutili, rotonde. Perdere l'orientamento a casa propria.
Continuare ad odiare ciò che odiavi prima, col privilegio di averlo lontano.
Continuare ad amare ciò che amavi prima, col rimpianto di non averlo più. Ma neanche troppo, vi dirò.
Prendere ingenuamente le distanze da ciò che era, sapendolo inutile. E stupido, probabilmente.

Stare qui da mia suocera senza libri, con solo vecchie antologie e allegati rosa da edicola.
Trovare nella selezione della narrativa mondiale "rodeo d'amore", non so se mi spiego.
Lui non le lasciò il tempo di sottrarsi al suo abbraccio impetuoso, la baciò voluttuosamente sul collo eccetera.
Tenermi se possibile a distanza da casa mia, nella parte alta del paese, perché fa ancora male.

15 aprile 2014

Sotto le ciglia.

Quando non scrivo -dopo un po'- mi viene come un groppo qui che devo sciogliere.
Allora mi riprometto di farlo dopo averli messi a letto, ma crollo a fianco del lettino di lui, mi viene il mal di schiena, e ci rinuncio.
Ogni mattina mi siedo alla scrivania e faccio una lista che poi depenno via via, mi fa sentire di avere controllo sulle cose, mi soddisfa depennare punti, però se ne aggiungono sempre quando volto pagina e il giorno dopo sono messa uguale se non peggio.
Allora scrivo come adesso, nella pausa pranzo mentre mangio tutta ingobbita e di fretta, come una ladra.
Quello che ho bisogno di dire al mondo è che:

- la prima volta con un decespugliatore non si scorda mai.
Soprattutto se sei alta un metro e un cecio e l'aggeggio in questione pesa più di te.
La notizia è che non ho ereditato da Nonna Oroscopo la passione per le macchine agricole.
E manco l'altezza, a dirla tutta.

- le blogger che pubblicano articoli titolati "Primavera: attività da fare con i vostri under 5... l'orto!" o ci sono o ci fanno. Oppure sniffano. Oppure i figli in realtà sono maggiorenni.
Oppure banfano e in realtà hanno un giardiniere che gli fa il lavoro sporco: che vanga, strappa le erbacce e le radici dure, segna i confini, stende la pacciamatura.
Poi in ultimo arrivano loro prole al seguito, tutte fresche di guantini fiorati e iphone -che mica vuoi tralasciare di pubblicare su instagram le manine cicciotte e PULITE dei tuoi figli, fa taaaanto mammabio- e si apprestano a fare la seguente mossa: estrarre la piantina di pachino dal contenitore in plastica e posarla - asettica- nel buchetto precedentemente scavato dal giardiniere.
Segue foto su instagram di piantina già ricoperta, anaffiata e col pomodoro maturo sopra pronto per la caprese.
Bah.
Io ho tolto dalla bocca di Nina un fiore di iris che si stava beatamente sgranocchiando.
Ho costruito un castello di terra per i soldatini di lego di quell'altro, che sennò scassava la minchia.
Ho tolto gli stivali infangati e accompagnato lei in bagno 14 volte, perché ora vuole il vasino e a nulla sono valse le mie preghiere "ma falla lì, dietro lo steccato".
A una certa ora ho dovuto piantare giù il lavoro non finito per preparare da mangiare.
Mi sono tagliata, graffiata e sono caduta giù dalla rivetta.
Poi dice dàtti al giardinaggio, che rilassa.

- nonostante il punto di cui sopra ci sono dei momenti in cui la guardo e sento una cosa dentro che me la devo sbaciucchiare tutta. Come ieri sera, mettendola a letto. La paura, sordida, che le possa succedere qualcosa. Allora la accarezzo sul dorso della mano, piano, perché lei non vuole essere sbaciucchiata troppo e io non voglio che mi respinga.
Piano piano sotto quelle ciglia lunghissime lei si addormenta e io me sto lì nella stanza in penombra, ad ascoltare, attutita, la sigla dei puffi di là in salotto.

3 aprile 2014

nel letto.

In queste notti i letti di casa mia sono oggetto di fervida transumanza.
Arriva lui. Lo coccolo un po', lo sposto. Ritorno a letto. Arriva lei, la riporto nel lettino e la coccolo, si riaddormenta. Torno a letto. Arriva lui.
Finché mi prendono per sfinimento e mi risveglio in un certo punto della notte con la schiena fredda, un gomito in bocca, un piede sulla schiena e sull'orlo del letto.
Pensare che facevo la figa "ah i miei si addormentano nel lettino, ah io non riesco a dormire con loro nel lettone, ah è anche una questione di privacy per la coppia" e adesso che differenza c'è tra me e quelli che non si sono neanche mai sognati di farsi lo sbattimento che mi son fatta io per abituarli al lettino?
Tempo sprecato. Bah.

Forse è perché siamo da soli metà delle notti di una settimana.
Forse invece è solo una scusa, non so.

Mia madre ha diviso il letto con me e mia sorella per una vita, fino ad un età che a dirvela la trovo imbarazzante.
Ricordo alle medie, quando da sotto le coperte guardavo il cadavere di Laura Palmer ritrovato sull'argine del fiume. Sudavo come un caimano dall'agitazione, le altre due che si facevano più in là perché appiccicavo.
Abbiamo dormito insieme per anni, anche da adulte, non lo so perché.
Si fan cose strane, per non sentirsi sole.
Avevamo la nostra stanza e tutto, i nostri letti.
Quando litigavamo forte ritornavamo ai nostri rispettivi giacigli, a volte piangevamo ognuna per i fatti propri.
Poi a pace fatta rieccoci schiena contro schiena, io sempre nel mezzo.
Gli ultimi tempi - i più difficili- mia sorella non veniva più. A me sembrava che ci mancasse un pezzo, che fossimo solo un moncherino, senza di lei.
A distanza di anni mi resi conto che era bello, ma anche un po' malato, di certo non normale.
Ma a quel punto ormai era da tempo che noi tre non ce ne facevamo davvero più nulla, di ciò ch'era normale.