Dev'essere successo intorno ai sei anni.
Probabilmente avrò visto mia madre, nella penombra umidissima del primo pomeriggio, sdraiata sul letto con un libro in mano.
Ho un ricordo annebbiato di quegli anni africani sotto l'equatore: le magliette di cotone fresco che si afflosciavano dopo pochi minuti, gli scuri e le tende tirate, la semioscurità perenne di certi pomeriggi eterni, coi moscerini intorno alla polpa emaciata dei manghi spiaccicati sul vialetto, il gatto boccheggiante all'ombra di qualche pianta verdissima ed enorme.
Una volta l'anno, partita dalla provincia a ridosso del confine svizzero, veniva a trovarci mia nonna: sorvolava il mediterraneo, attraversava mezz'Africa - lei che per viaggio di nozze era andata nel Varesotto, a 20 km da casa, presso le zie nubili di suo marito, quello bello come il sole e somigliante a Vladimir Ulyanov Lenin - e stava lì, su un terrazzino alle spalle dell'Atlantico, con 40 gradi e 99% di umidità, seduta su una poltroncina accanto al condotto del climatizzatore che buttava fuori aria calda, con un libro in mano.
Mia nonna leggeva la saga di Sho Gun, magari la Deledda o un vecchio Hemingway di mia madre.
Mia madre, lasciati in Italia certi libri di politica, leggeva Herriot, Sepulveda, Neruda, Eco, la saga di Sho Gun.
Sì credo sia stato allora: devo essermi annoiata drammaticamente.
Devo aver guardato quelle due terribili donne e aver fatto i miei calcoli.
Rispetto alla libreria dei miei figli, la mia di bambina faceva ridere.
Il primo libro che ricordi, non dico "Il leone e gli animali della savana" che tuttora conservo, dico il primo
romanzo, fu
l'Alice di Carrol: è andato perso e non l'ho amato per molti anni successivamente, avendolo solo di recente rivalutato grazie a quel dannato genio di Tim Burton; tuttavia ricordo le coperte di cotone ruvido sulle cosce, il lento sfogliare a pancia in giù, tra il bianconiglio e la lepre marzolina. L'inquietante imprevedibilità della regina, l'imbarazzo verso il bizzarro e l'ambiguo, il bislacco e il nevrotico.
Dev'essere stato allora, tra le zanzare e qualche lento buffare sulle foglie di palma, lunghe come lame.
Dev'essere stato allora che, senza amar la storia, m'innamorai dei libri.