22 luglio 2013

Quello che è ritornato e quella che fa paura.

Lui è tornato.
Si affaccia a tratti, ma sempre più spesso.
Mi avevano detto che fanno così: tra i due e i tre anni stanno via per un po', lasciando al loro posto un tizio petulante, capriccioso ed egocentrico che poco ha a che fare col figlio che conoscevi.
Non che lui sia stato solo questo, no. Sarei ingiusta. In realtà non se n'è mai andato, lo so. 
Ma alcuni mesi,  in alcuni momenti, è stata dura. 
Alla fine di certe giornate, alla fine di certe scenate, io lo guardavo, scosso dal pianto, stufo di sé stesso, stanco delle sue stesse richieste, del suo non poter vincere sul mondo ad ogni costo, del suo arrendersi al compromesso, del suo finire lì, a singhiozzare sulle piastrelle.
Lo guardavo ed era un po' dura, riconoscerlo.
Ora non è che non si contorca più sulle piastrelle. Lo fa più raramente.
Ora non è che non sia egocentrico, ma a volte riconosce quando fermarsi.
Ora non è che non dica di no, ma spesso dice di sì.
Ora non è che non imbracci bastoncini, fusili e non parta contro il mondo lanza in retta. 
Lo fa. Ma è solo UN gioco, non LA sua ossessione. 
Ed è allora che ritorna.
Ritorna quando si siede sul water e si legge il libro da solo a voce alta, per una quantità di tempo smodato: 15 minuti.
Ritorna quando difende sua sorella, ma con l'arma più nobile che abbia usato sinora, che nessuno ppadino eguaglierà mai: la parola.
"Lassa ttae mia soella. Lassala tttae, HO DETTO." [a un 4enne che non voleva far entrare Nina nell'angolo giochi ikea]
Ritorna quando non si accorge che sua madre è una fetentissima schiappa a guidare il quod: per lui lei è bravissima, per lui siamo fottissimi, siamo i più fotti.
Ritorna quando mi bacia: una, due, cinque volte.
Quando mi chiede dal nulla ti icoddeai sempe di me? non mi lasseai mai? 
Quando la nostra casa è un castello e Google il suo destriero.
Quando lo sai pecchè non ho paua? pecchè sono coazzoso.
Quando vadda mia soella che bava che è.

Ora io non è che non ti ho amato. Mi stavi sui maroni e ti avrei preso a randellate in testa ma ti amavo follemente, ti amavo più che mai.
Ti avrei amato comunque, pessempe.
Però grazie, che sei tornato.


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Nina fa tutto da sola, fa tutto lei.
Nina non vuole il seggiolino, sta sulla sedia, in piedi.
Nina non vuole il cucchiaio, preferisce la forchetta.
Nina se provi a imboccarla ti guarda con la faccia che dice così: stai scherzando, vero? è una battuta?
Nina sale sul quod.
Nina se le togli il retino ringhia.
Un signore l'ha osservata un po'. 
"Quanto hai detto che ha?"
"Ha appena fatto un anno."
"Ah. Il guaio è che ha pure quegli occhi lì. Non so cosa ne sarà dell'uomo che l' amerà, poverino."
Nina fa paura.

E di sicuro per molti è solo normale.
Ma per una come me, abituata che si cammina a 15 mesi, si parla con tutta la santa calma e con le T al posto delle C (tom'è bella quetta tasa) e si prediligono attività ricreative generalmente rivolte al circolo anziani ["Amore con cosa preferisci giocare? bici? monopattino?" "Io pefeicco le bozze."].
Per una come me che ha l'ansia pure quando va sullo sky-lift, che come suo figlio perferisce un libro a una corsa in monopattino, che solo a pensarla, la parola "bicicletta" le fa stanchezza. Che a dieci anni aveva paura della corsa campestre a scuola e non ci dormiva la notte, che a tredici ha pronunciato per la prima volta correttamente la erre.
Per una come lei, dicevo, una come Nina è l'inequivocabile segno di una creatura affascinante e diversa.
Una creatura femmina: forte, bellissima e a tratti inquietante.


15 commenti:

Velma ha detto...

Ora...sarà una cosa brutta da ammettere, anzi di fatto lo è, ma,dopo che è arrivata Scooby, dafne e io ci siamo irrimediabilmente perse.
Che già la parola "irrimediabilmente" è atrocemente irrimediabile, ma se poi viene addirittura seguita da "perse", beh allora...
Sarà che crescendo è giusto cambiare; sarà che sono fasi di vita; sarà che poi si spera passino; sarà che l'amore c'è sempre, anche se a volte finisce dietro l'irritazione delle contingenze; sarà tutto quello che vuoi, insomma...però se mi guardo, ogni tanto mi prende la tristezza per aver tolto ad ognuna un po' di me.

Susibita ha detto...

Velma, e se invece ti accorgessi che sottraendogli un po' di te le hai lasciate libere di aggiungere un po' di "loro"? che poi non gli hai sottratto niente, lo sai. Ora: senza cadere nella retorica del "gli hai fatto il più bel regalo del mondo", che a 3,4,5 anni uno ti potrebbe giustamente rispondere "ma chi te l'aveva chiesto?". Voglio dire. Lo dici anche tu: ci sono fasi. Vedrai che non è irrimediabile: è solo un riequilibrare gli equilibri.

raffaella ha detto...

Della serie a volte ritoranno...anche il mio va. Viene!!!!
Raffaella

mgg64 ha detto...

Lo perderai ancora e ancora tornerà, quando andrà alle elementari, domani. O dopodomani all'arrivo del periodo di merda peggiore, l' adolescenza. Ma sarà sempre lui.

Lisa ha detto...

Io voglio tanto sperare che questo braccio di ferro con Magù ora ti risparmi almeno un po' della arroganza adolescenziale, speriamo che capisca sin da ora fin dove può tirare. Nina lo starà temprando alla convivenza, avendolo spodestato dal suo trono ed essendo per giunta una scavezzacollo, Magù dovrà per forza smussare gli angoli. Certo che deve essere difficile amarli anche quando sei stanca e stressata e loro fanno i capricci. Ma sai essere ferma quando c'è bisogno, e questo fa bene a tutti. Coraggio, che in un mese sono già cambiati!

Squa ha detto...

Dimmi che tornano sempre... Perché io ho proprio tanta paura. Mi piace Nina, creatura femmina, forte e bellissima 

Susibita ha detto...

Raffa: ecco, l'importante è che vada, ma poi venga.

Mgg64: dopo domani??? ma davvero???

Lisa: sì, non è sempre una passeggiata. Su e giù, alti e bassi, un giorno sbornzi di felicità sul divano, l'altro rantolanti a terra. Mettiamola così: è una passeggiata molto rock.

Squabus: ma che ne so, Squa, guarda...lui sembra ritornare. Uguale a prima e assieme diverso. Dolce, dolcissimo, ma anche grande, con grandi pretese sul mondo, un ego in cerca di affermazione, un cuore enorme che contiene più di quanto io riesca scandagliare. questa cosa, vista da fuori, è così stancante e così affascinante.

Tessy ha detto...

Quando ero piccola ero come Nina.
Occhi grigi, anzichè lavanda, spalancati al mondo.
Picchiatrice.
Indipendente.
Prendevo e andavo, io.
Tzè.
E' durata un bel po' ... alla fine, la vita mi ha trasformato in una schiappa fragile e a tratti inquietante.
E a tratti bellissima, comunque.
C'è sempre speranza.

Susibita ha detto...

Tess: io invece ero insicura, sempre attaccata a mamma e sorella. Non mi allontanavo, vivevo tutta nel mio mondo. Quello pure ora.
Poi la vita mi ha detto "allora -ragazza- le tiriamo fuori queste palle o no?". E io un po' le ho tirate fuori, ma mica più di tanto.
Continuo a credere che la fragilità sia bella. La fragilità. Non la debolezza.

Squa ha detto...

e lei?
parlami ancora di lei che mi pare l'alter ego di Pistacchio...

Velma ha detto...

@fragilità
permettimi il fanatismo che segue.

Ero lì a credere di studiare il legame costitutivo del calcestruzzo e quello dell'acciaio e invece capivo qualcosa in più di com'è la vita.
Dicono che il calcestruzzo sia un materiale fragile. Dicono proprio così: fragile. Perchè senza avvisare nessuno un giorno si rompe e non serve più.
L'acciaio invece non è fragile. Dicono che sia duttile. Perchè l'acciaio quando si sta per rompere ti avvisa, prima. Ti dice: ehi, tu! Vedi un po' che io mi sto snervando- dice proprio così, snervando - e dopo che te l'ha detto si rompe e non serve più.
Il calcestruzzo da solo non può stare. Ha bisogno dell'acciaio.
L'acciaio invece il calcestruzzo lo può mandare affanculo quando vuole, che tanto da solo sta pure meglio.
Ora.
Io mi sforzo tanto di ricercare un minimo di duttilità e di capire quando sono prossima al punto di rottura e non a rendermene conto quando già mi sono rotta. Ma mi sono persuasa che è questione di natura.
O sei calcestruzzo.
O sei acciaio.
Al più se sei calcestruzzo ti puoi accoppiare con l'acciaio, però poi rischi sempre di essere mandato affanculo da un momento all'altro.

(e con questo ho toccato il fondo, direi)

Susibita ha detto...

Squabus: perchè? non ne parlo già troppo?

Velma: ora, senza cadere nelle proprietà chimico-fisiche dei materiali, roba di non mia competenza.
Volevo dire questo: che la fragilità racchiude in sè l'idea di qualcosa di bello, delicato ma bello. La debolezza invece mi suona debolezza e basta, la debolezza del meschino.

ma per tornare a te: sostanzialmente sia calcestruzzo che acciaio si rompono e poi non servono più a nulla? ma il secondo almeno ti avvisa e l'altro no?
Tu saresti calcestruzzo?
O forse sei acciaio ma nessuno ascolta quando lanci segnali che ti stai snervando?

Ma soprattutto: perchè io e te si finisce per parlare in metafora?

SuSter ha detto...

Mi spiace dirtelo, mia cara Susi, ma se è davvero così Nina, mmmmmh... Mi sa che sei inguaiata! Mi pare di riconoscerci qualcuno di mia conoscenza. Quella che vuol fare tutto da sola, che a un anno ha smesso di bere dal biberon e di usare il seggiolone, che ancora mangia difatti in ginocchio o in piedi su una sedia, che si infila le scarpe da sola ma invertendole e senza calzini, le mutande alla rovescia e i pantaloni di velluto sotto il vestitino estivo. E guai a tentare di farle cambiare idea (ma tanto non ce la fai). Oddio, ti aspettano tempi bui, lo sai? Wahahahahahahahaha!
Ma bene per il ritorno di Magù.
Ogni tanto anche io perdo di vista la mia grande. Credo che sia reciproca la cosa. Credo che anche lei a volte starà chiedendosi dove è finita la sua mamma di qualche mese fa, perchè questa qui la zittisce non appena ha un moto di esuberanza, si rifiuta di prenderla in braccio per fare le scale, non sta appresso come dovrebbe ad ogni suo capriccio.
Ce ne faremo una ragione reciproca.
Ma è bello quando poi a tratti ti accorgi che nessuna delle due è davvero andata via del tutto. E' che i rapporti evolvono e, purtroppo, in genere lo fanno complicandosi.

Susibita ha detto...

Sus, mi sto facendo una ragione dell'idea.
Lei ha l'esuberanza, l'impeto fisico e quella vena d'incoscienza e spregiudicatezza che io non ho mai avuto.
Però quello che non ha capito, la piccoletta, è che se lei è tosta, dura, volitiva, quello invece NON è un caso.
Quel caso lì - guarda un po'- si chiama "mamma".
...ne resterà solo una...






Fioly ha detto...

sto leggendo un po' a ritroso questo tuo bellissimo blog e... che sollievo questo post! (-3 mesi ai 3 anni ;))