23 maggio 2013

Piccolo Tre.

Piccolo Tre ha tre anni, da pochissimo.
La notte in cui è nato, 3 anni e pochissimo tempo fa, Susibita gli ha scritto una lettera.
Quella notte tutti hanno dormito agitati, perché l'aria là fuori era quella che precede qualcosa di grosso, come quando le nuvole corrono per radunarsi e poi le vedi che fanno massa, confabulano e si preparano a qualcosa.
Quella notte l'ansia rosicava un po' tutti ma Susibita in particolare, perché Susibita e l'ansia hanno questo rapporto simbiotico per cui non possono stare troppo a lungo lontane l'una dall'altra e quando poi si ritrovano lei non può farci nulla:  lasciarsi andare, gettarsi tra le sue acque scostanti e fluttuose.
Può solo scriverci dentro.
Quando ne esce, la mattina dopo, è  un po' come il primo respiro fuori dall'acqua.

Piccolo Tre ha occhi d'inchiostro e capelli grossi e scuri, come Susibita immaginava sarebbe stato suo figlio.
Piccolo Tre  invece è suo nipote.
Piccolo Tre ha tanti talenti,  è un paguro piccino.
Piccolo Tre è timido, e ammaliatore di cassiere.
Piccolo Tre è dolce, e duro corallo.
Piccolo Tre è diffidente, e innamorato -in modo geneticamente sleale- dello zio sbagliato.
Piccolo tre è distratto, curioso.
Piccolo Tre corre, una saetta.
Piccolo Tre ha lasciato un dente un giorno, su un pavimento.

Piccolo Tre doveva nascere prima, lasciando a Susibita il piacere di essere giovane, carina, disoccupata e con il tempo di addormentarsi assieme a lui sul divano, portarlo al pub, mostrarlo alle amiche.
Amarlo da sola.
Ma Piccolo Tre è arrivato dopo tutto, dopo che il pulsante era già stato pigiato, impossibile tornare indietro.
Susibita, dentro di sè, sa che questo lo rimpiangerà per sempre.

Piccolo Tre è in una foto che ride perché Magù gli tocca l'orecchio.
E' affascinato da Nina, dai suoi piedi piccoli e grassi e dai suoi occhi lavanda.
Susibita sospetta che una parte del cuore di Piccolo Tre abbia uno spazio abbastanza largo e comodo da contenerli tutti e tre, Piccoli Tre. Che non ci sia spazio, lì dentro, per altri fuorché loro.
Susibita, dentro di sè, sa che questo la consolerà per sempre.

6 commenti:

Lagattallardo ha detto...

Non devi avere rimpianti.Proprio no. :-)

El_Gae ha detto...

Ci sono aspetti dell'essere zii che non si possono paragonare al l'essere genitori. Era bello portarle alle giostre e mangiare schifezze sul divano. Con quelli nati dopo i miei non lo facciamo. Capisco il tuo rimpianto.

bussola ha detto...

dolcissimo post..... un bacino a piccolo tre.....
i nipoti per le zie sono pezzi di cuore.... mia sorella si sta preparando all'arrivo di suo nipote almeno quanto me che lo porto in grembo... e questa la trovo una cosa meravigliosa

Susibita ha detto...

Sononera in realtà questa sensazione mi rimane: di quello ceha vrebbe potuto essere. Lo so che non ha senso, so che la controparte di ciò che non è stato è che ora loro crescono assieme, quasi fratelli, unitissimi, un piccolo branco. Però vedi, è come dice Gae credo: io non ho quasi mai il tempo per prendermelo un po' sulle ginocchia ed essere lì solo per lui, solo con lui. Rimpiango solo che avrei potuto essere "la zia" e invece sono soprattutto "la zia mamma di". Non importa, non sarà sempre così: ci saranno altre fasi, altrim momenti.
Come dice mia sorella mi siedo sulla riva del fiume e attendo: con un fegato grosso così (cit.), ma attendo.
Arriverà il mio momento ;).

Bussola: si divertiranno di brutto. E se lei non ha figli, che goduria: tutta la parte bella e in più di notte potrà persino dormire. la odio un po' =).

D'Erica ha detto...

Ecco adesso piango....uffa.

Lisa ha detto...

Che bella lettera, speriamo la legga tra 20 anni, o prima! Ma tu hai avuto un privilegio piú unico che raro: per lui sei mamma di latte e Magú è fratello di latte. Io di vincoli materni ci capisco poco, ma credo che questo ti abbia garantito una posizione ben superiore a zia stravi-zia. Non avere rimpianti, il chipmunk è arrivato al momento giusto. Fosse arrivato prima tu non avresti avuto modo di fare così tanto per lui e per tua sorella. E sicuramente il fatto di essere mamma ti ha dato una marcia in piú per saperlo prendere per il verso giusto. No, non ti tormentare, non avresti potuto amarlo di più.