8 febbraio 2010

Fumata bianca...

Habemus Lenticchiam.
Lenticchia c'è.
Ma per davvero davvero.
Dentro il trasportino rosso-blu che gli piace tanto, sopra la scrivania accanto alla mamma che -guarda un pò- scrive al computer.
C'è da una settimana e un giorno. Da 9 mesi, una settimana e un giorno.
E non mi sembra vero, almeno finchè non ricontrollo guardando dentro il trasportino.
Almeno finchè non si stiracchia svegliandosi pian piano e imbocca il tunnel senza ritorno del tossicomane galattovoro, che se non lo afferri più che in fretta comincia a sbattere la testa contro la parete più prossima, pure quella del dolce trasportino, sbavando finchè non riceve l'agognata dose.
Almeno finchè l'odorino pungente che esce dal pannozzino non mi ricorda che pure lui, nonostante il visetto cherubino, è davvero fatto di carne e materia come tutti noi e, in quanto tale, è perfettamente in grado di produrre una discreta dose di...hem...non sarà politically correct ma è tecnicamente esatto - lo scrivo? massìì...- merda.
Ecco, una considerevole quantità di merda, se consideriamo le minute proporzioni voglio dire.

Ma torniamo all'incipit.
Era una notte buia e tempestosa di fine Gennaio, e Mr Lenticchia veniva al mondo in una povera caverna riscaldato dal solo fiato di un dolce bue ed un mansueto asinello.
Ah no, forse non era lui... mi pareva di non aver visto bestie strane in giro per la sala parto, a parte la sottoscritta!
Bhè, non chiedetemi come sia andata: non saprei spiegarlo.
Analizziamo la cosa con un certo distacco.
Fattori negativi: ho effettivamente richiesto tutta la gamma di droghe in produzione tra l'Afghanistan e il Nicaragua; ne ho sciorinato una lista accuratissima, degna del più sgamato narcotrafficante Colombiano, facendo insorgere non pochi dubbi sui miei trascorsi adolescenziali persino a Lui, che l' adoloescenza l'ha vissuta insieme a me e che assisteva sbigottito ai miei deliri in parto.
Fattori positivi: non ho richiesto l'eutanasia.
Ho fatto, non saprei dire bene come, Lenticchia.
E se l'ho fatto io, può farlo davvero chiunque.

Non credo sia ancora il momento giusto per domandarsi se lo rifarei, almeno non per un Lenticchia versione 2.0.
Ma, passata questa prima settimana insieme, per il Lenticchia 0.0, per la creaturina che respira sulla mia pelle e per quella che dorme a pancia in giù sulla mia pancia con le gambe a ranocchia e il rivolo di latte colante all'angolo della bocca, per quella che mi odora prima di aprire gli occhi e per la quale ogni angolo della casa ha ora un diverso sottofondo musicale (ninna nanna di Brahms versione Rita la Margherita della Chicco per angolo notte, ninna nanna di Brahms versione coniglio impiccato per angolo-fasciatoio in bagno, Puoi volar, puoi volar! dalla colonna sonora della Disneyana versione di Peter Pan per l'angolo soggiorno).
Per questa che tengo in braccio e che rischio di far cascare ogni 3 per 2, che ha sempre sulla pelle un inspiegabile odore di buono e pulito nonostante sua madre salti di tanto in tanto il pit-stop pannozzo. Sapeva di buono persino pochi minuti dopo essere venuto al mondo.
Per questa creaturina qua, e lo dico sinceramente nonchè, come sempre, senza un minimo di coraggio, per questa dicevo -GLOMM- lo rifarei mille volte.

Va bene, per oggi basta così con le smielate.
Mò il ranocchio ha fame e se mi spiccio faccio in tempo a dargli da mangiare mentre danno Hello Spank su Boing.

3 commenti:

Lisa ha detto...

Che delizia!
Mai avrei detto che avesse un effetto così positivo l'endorfina o l'endostamin(chi)a che si libera nelle puerpere (ma si scrive così?Sa di berbero...). Incredibile come la natura doti di un bel paio di occhiali rosa le giovani mamme, tanto che anche il pannozzo non è poi così tanto marrone! Ti ammiro per la tua dedicazione, io sarei capace di dimenticarmi il pupo in bagno... a giudicare dal trattamento da minimi sindacali che ricevono i miei animali, se mai dovessi avere un figlio diventerebbe una specie di Mowgli!No, la maternità, per quanto profumata e melodiosa non fa proprio per me!
Eppure, sono proprio contenta per voi, vi ho visti felici attraverso le lenti sfuocate della webcam. E ancora auguri a Beppe, scommetto che è stato uno dei migliori compleanni che abbia mai fatto!
A prestissimo,
Lisa

Susibita ha detto...

Veramente io, dimenticatami Mr L. al nido in ospedale, mi sono sentita richiamare con un:
"Signora, ma dove sta andando?? dov'è suo figlio??"
"Ah, perchè? non ce l'avevate mica voi??"
Insomma dedizione sto paio di..., però ci provo come posso.
Il punto è che il pannozzo è indubbiamente marrone e maleodorante, non si sfugge, ma altre cose sanno di buono.
Insomma, non è altrettanto semplice per me, cui è successo, dire "no no, non ci sono proprio portata, non fa per me" e benchè continui a pensarlo 30 volte al giorno, ora la bicicletta la devo far girare.
Però nonostante il saliscendi s'intravedono bei paesaggi da questo sellino, tutto qui. E io non mi sento diversa, o forse sì. Ma anche uguale, è strano.
Bah, la vie...


p.s. i tuoi animali hanno da sempre ricevuto cure ben oltre i minimi sindacabili, non cercare di fregarmi, che con me non puoi visto ceh siamo cresciute come animal-addicted insieme. E il Lenticchioso rospo non è molto diverso da un animaletto al momento, sarà per questo che non
ancora sopravvive, porello.

Anonimo ha detto...

L'editore di Monaco ha pubblicato il libro intitolato “Ogni terza donna”. La scrittrice, ha dedicato il libro a tutti i bambini stellati e ai loro genitori.
I bambini stellati in Germania vengono chiamati mai nati, quelli che sono morti durante il parto o quelli che sono deceduti poco dopo la loro nascita. Nel suo libro, la scrittrice dà voce alle donne che hanno perso i loro figli non ancora nati, ma non hanno rinunciato a una gravidanza con lieto fine, e anche al uomo che è sopravvissuto al dolore della interruzione della gravidanza della sua dolce meta. Queste storie dimostrano: coloro che hanno vissuto un trauma psicologico così grave dovrebbero assolutamente lavorarci su e non essere lasciati nella solitudine con il problema.
La stessa scrittrice ha affrontato un problema simile ai suoi tempi. – “Mi dispiace signora, ma non sento più il battito cardiaco del feto”, la stessa è rimasta senza parole dopo le fatidiche parole del medico durante uno dei suoi controlli di routine. Come ammette l’autrice del libro, non aveva mai vissuto un tale shock.
Gli specialisti della clinica di medicina riproduttiva del prof. Feskov hanno a che fare con storie simili ogni giorno e sanno quanto sia importante il sostegno per le famiglie che lo attraversano. Sono sempre pronti ad offrire soluzioni per coloro che sognano di diventare genitori.
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