4 novembre 2015

La ragazza altalena.

a me a volte mi piglia questa rabbia sorda, questo mostro nero sulla spalla.
io lo odio.

le mie giornate per essere perfette dovrebbero essere fatte solo di questo posto qua fuori, le tane dei conigli proprio dietro la fermata e il grave dilemma delle lumache che m'han fatto fuori 3 piante di cavolo.
e invece.

le vostre giornate sono perfette?
ma soprattutto - secondo voi- che diamine c'entrano perfezione e felicità? e poi ancora: cos'è, in fin dei conti, questa felicità. e come la ottengo. e sarà proprio lei quella che cerco?
le mie giornate -ora in realtà va un pochino meglio, e parliamo di settimane- sono delle altalene.

Erano le 10 di mattina solo qualche giorno fa quando mi ha detto "c'è qualcosa che desideri di più? io no. sto bene così, precisamente." e io ho pensato hei. hei, gente. silenzio in aula, signori e signore. questo qui è uno di quei momenti da archiviare. questo qui è uno di quei momenti proprio uno di quelli che rischi di perderti, invece è proprio lui, quello che poi ti ripeschi in testa nel momento del bisogno, quello che - mesdames et monsieurs - fotografa la felicità, la cristallizza non in un vita, ma più saggiamente in un momento. In questo, momento. Concentrazione, ragazza. Alta concentrazione.

poi basta una telefonata, nel mio caso sono sufficienti 3 frasi e un tono, e puff - momento attenzione passeggeri, serenità a palate in arrivo, stasera si dorme andato. Via, out, raus, sayonara.
Il tono. Signori miei io potrei farci dei trattati sul tono.
Dicono che questo sia tipico di tante donne, ma sapere di essere una psicopatica in mezzo a molte non mi consola.
io spesso coi toni ci azzecco, ma mi levano anni di vita, ve lo giuro.
capace che imbastisco le peggio conclusioni del mondo su un tono.

"Eh però questa cosa non è stata gestita bene."
"Mi stai dicendo che non so fare il mio?"
"no, sto dicendo che questa cosa qui non è stata gestita bene."
allora è finita, eh? ecco. lo sapevo. la strada. il fallimento. il riscaldamento globale, la fame nel mondo, le cavallette.
"Ho capito. Le cavallette."
"Ma io non intendevo questo, non ho mai parlato di cavallette."

Tu no, ma IL TUO TONO sì.

La felicità sarebbe pure semplice. Sono io, il casino.
Che poi la felicità è sopravvalutata.
Quello che voglio io è la serenità, l'equilibrio.
Scendere dalla fottuta altalena.







8 commenti:

Lex ha detto...

Forse potresti distinguere tra felicità (o infelicità) generali e relative: cioè, la tua condizione attuale è probabilmente di felicità generale, ma al suo interno si hanno momenti di infelicità relativa, causati ad esempio dai toni sbagliati. Ma il relativo non deve farti perdere di vista il generale; certo che se poi uno riuscisse a capire che il relativo scompare di fronte al generale avrebbe guadagnato anche la seranità, ma forse è chiedere troppo.

Susibita ha detto...

lex: sì hai ragione è in effetti così. Ma ho quel solito Problema che mi fa vivere male alcuni momenti e giornate, e devo imparare e non permetterglielo.

arya ha detto...

ciao! Sono senza parole per come hai saputo descrivere bene come mi sento quasi ogni giorno. Il tono (di chiunque) mi sega le gambe. E poi a un colloquio di lavoro mi hanno chiesto: qual è il tuo scopo nella vita? Ed io volevo dire solo: essere felice. E invece chissà che si volevano sentir dire. Devo imparare anche io perché ne va della sopravvivenza (oltre che del sonno notturno...)

Susibita ha detto...

arya: e invece cos'hai detto? dico al colloquio? e com'è andato? scusa ma queste piccole cose m'incuriosiscono sempre moltissimo, mi pare che nella loro piccolezza possano essere momenti topici della vita.
Come quel giorno a pochi giorni dalla laurea in cui ho scelto non cosa avrei fatto dopo, ma cosa NON avrei fatto, e poi ho preso il treno e sul treno ho trovato una comitiva di turisti americani con cui mi sono un po' ubriacata e poi brilla sono passata a comprare una torta gelato e l'ho portata in equilibrio sul mio vecchio Sì Piaggio fino all'ufficio di mia sorella perché era il suo compleanno.





Velma ha detto...

Ma la torta la tenevi bloccata tra i piedi oppure te la sei messa davanti sul sellino e la tenevi con le gambe?

Susibita ha detto...

non ricordo bene, so che era una torna gelato, c'ernao 30 gradi e io ero brilla. arrivata in ufficio da mia sorella l'ho pure messa in leggero imbarazzo davanti alle colleghe, dato che ghignavo senza sosta come una mentecatta.


Lisa ha detto...

Ecco, magari la torta gelato era più un pretesto per rinfrescarti le gambe che per festeggiare il compleanno! ;-) per il resto sono con Lex: immanenza e trascendenza. I dettagli che avviliscono contro un quadro generale esaltante. L'urgenza di una telefonata contro l'importanza di tutto quello che hai ottenuto e di cui puoi andare fiera. Anch'io mi perdo troppo spesso nella to do list e mi dimentico di sollevare lo sguardo e abbracciare the Big picture. Insomma, ci sono cose più importanti che un clientucolo, a cui comunque dovrai prestare attenzione, e si tratta di non perderle di vista. Cerca di guardare più spesso fuori dalla finestra, oppure guarda i bimbi, oppure Lui, oppure vai fuori a correre e con mr Google sentiti felice di essere viva e piena di energia! L'altalena è forse inevitabile, e noi abbiamo una speciale propensione al melodramma. Almeno sai riderci sopra! Baciiii!

Susibita ha detto...

lisa: com'è che riesci sempre a farmi stare meglio? urge una pausa pranzo on skype, con io che riscaldo lenticchie e tu che compili moduli mentre mangi insalata.