24 luglio 2014

Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi progetti.

Io mi ero organizzata, capite?
Avevo una mia mappa mentale e reale di chi sarebbe stato ubicato dove e per quanto nel mese di Luglio, un piano ad alta definizione - oserei dire chirurgica - della distribuzione settimanale delle ore di lavoro, del momento esatto in cui mia madre avrebbe avuto il tracollo e io mi sarei palesata tipo maria redentrice avvolta in un fascio di luce, sollevando lei dall'incombenza dei due rospi, e al contempo me stessa dai sensi di colpa.
Che è andato tutto in vacca neanche ve lo devo dire, immagino.
Quindi al momento mi prenderei a vergate in bocca per non averli iscritti al campo estivo, pagando una cifra persino superiore alla normale retta mensile.
Viviamo alla giornata: abusando della tv per poter lavorare, abusando di mia madre per tenermene almeno uno, abusando di caffè per rimanere sveglia, abusando di farmaci per alleviare l'influenza, abusando di vitamine per ripigliarmi dall'influenza. Insomma abusando.

Abusi a parte, ho ritrovato un vecchio romanzo di mia madre sulla Cina rurale, di Pearl S. Buck, non so se avete presente.
Una storia d'amore, sostanzialmente, ma soprattutto d'incontro e scontro tra un mondo antico, quello della Cina rurale e tradizionalista, in cui ogni gesto è carico di significati e simbologie - con quello moderno portato dall'Occidente, dalla scienza che salva le vite, che libera anime e idee, ma in cui la ieratica e poetica formalità del gesto nel suo dettaglio non ha valore, e pur senza intenzione -semplicemente- non ha senso.
Al che grave dramma e turbamento nella protagonista, presa dalle due forze contrastanti.

Ora esattamente il perché il mio post abbia imboccato questa piega bislacca non ve lo saprei dire, ma vorrei aggiungere che è ricominciata la stagione turistica, e a casa di mia madre hanno ripreso a transitare individui non italofoni, generalmente dotati di sandalo in tela e crema solare, di non meno di due figli, di cappellini da pescatore ma soprattutto di grande entusiasmo per la gastronomia locale.

Mentre lavoro li sento di là che cantano girogirotondo prima in Italiano e poi in Slovacco, che ha un suono che non si capisce una minchia, ma dolce, mi pare. Che mangiano cosce di pollo e cereali dalla scatola alle 5 del pomeriggio. Che giocano a hideandseek? do you want?, più banalmente detto nascondino, contando un po' a cazzo, devo dire.
Poi a un certo punto lui -completamente biòtto (=ignudo)- gira l'angolo seguito dalle due biondine sui 7 anni, si ferma sull'uscio di casa e con un laconico si iu leitar, friends tutto italiota, le abbandona perplesse al proprio destino.
















2 commenti:

Lex ha detto...

Be', raccontata così non sembra tanto tragica. A meno che il “lui” completamente nudo non sia Papone, ma dubito.

Susibita ha detto...

No, non era papone, stranamente ;)...