24 luglio 2019

Sette (di altalene e crepuscoli).

Ieri sera sentivo silenzio, al piano di sotto.
Così sono scesa, quatta quatta, perché sapevo ti avrei trovata di nascosto davanti alla tv e volevo beccarti - sì, volevo beccarti in fallo.
Invece davanti alla tv non c'eri.

Oltre la portafinestra, ti ho vista.
I capelli lunghissimi che sfioravano l'erba, le gambe levate in alto.
Tu, l'altalena, il crepuscolo.
Non c'era altro.
Dondolavi forte, i piedini schizzavano verso la luna.
Tacevi e spingevi, non sapevi che ti stavamo guardando, al di qua del vetro.
Non ho mai visto - a parte le volpi occhi gialli, quelle che incrociamo di notte sulla strada verso casa - nulla di più libero, di più selvatico.

Per te il nostro giardino è bello di notte.
Per te lanciarti al volo sull'altalena partendo dalla sedia è un gioco tutto di testa: "Sai che ci vuole, mamma, per farlo? Solo due cose: credere in te stessa e poi saltare."
Per te "io sono nata per il circo, mamma."

Per te perdere un dentino davanti è bello,  la monetina ti rende ricca.
Per te ricca è poter giocarti la monetina al bar della piscina. E vincere, chiaramente.
Per te fare i compiti è bello.
A te, a parte tutto, basta un gatto.

A te io non riesco a credere.
Quanto sei semplice, come sei bella, perché tanto forte, da dove mai sarai uscita.
Perché a me, proprio a me fra tutte, che ti cerco davanti alla tv e non so nulla ma nulla invece, della tua notte e di come si fa - dannazione - a volare.






5 commenti:

digito ergo sum ha detto...

buongiorno, se è il racconto di una cosa vera, è ben più denso di quanto tu - suppongo - possa immaginare. denso al punto tale che, se anche fosse un pensiero o un'idea a cui hai dato voce per dare forma plastica, non cambierebbe niente.

nel nostro percorso, in quello di adulti che c'han sì il mutuo da pagare ma vogliono spendersi anche prendendosi cura di sé, prima o poi bussa forte il bambino che è i noi. quello che abbiamo lasciato andare e che, invece, ci ha infilato una mano in tasca e continua a camminarci affianco.

magia. questo post è magia per tutto quello che non hai scritto ma che è lì da leggere.

Susibita ha detto...

Grazie Digito ergo sum.
In realtà è il racconto esatto di quello che è successo l'altro ieri sera :).
Ho trovato Nina, la mia bimba di 7 anni, che dondolava forsennata (si lanciava, sarebbe più esatto) sulla piccola altalena che le ho comprato neanche un mese fa alla lidl: un seggiolino tondo dal diametro di 30 cm con una corda che abbiamo attaccato alle travi del portico.
Un robino da 9 euro e 99 che le ha aperto il mondo delle acrobazie aeree.
E della notte, evidentemente.

Speranza ha detto...

Leggendo, vi vedo entrambe, ma vorrei, per un attimo, essere come la tua settenne: libera di andare in altalena senza capogiro e nausee.

Anonimo ha detto...

Sto piangendo, quella bambina potrei essere io se solo mi ricordassi di esserlo stato. Quella bambina forse sarà mia figlia che già adora l'altalena e quel senso di libertà.
Grazie

Anna

Anonimo ha detto...

Per quanto mi riguarda, amo ancora le altalene. Solo che non sempre sono di misura per ospitare il mio culone, e abbastanza strutturate da reggere il mio peso. Ma soprattutto, mi chiedo sempre come cavolo vivono quelli che vanno a letto alle 21. La notte è un intero universo da non perdere. Io e tua figlia andremmo molto d'accordo.

Castagna