Qualche giorno fa è passato il prete a benedire casa.
La signora che lo accompagnava aveva chiesto poco prima a Susibita se le desse fastidio che passassero, dal momento che sa come lei la pensi su certe cose e che però questo sacerdote era nuovo di queste parti e stava cercando di conoscere un po' tutti in paese.
Susibita aveva risposto che no, non le dava fastidio, ci mancherebbe - che la porta di casa sua era sempre stata aperta a tutti, tanto più a qualcuno che porta la benedizione, che in fin dei conti altro non è che un augurio, un buon augurio.
E che non farli entrare -soprattutto- le sarebbe sembrato un po' come quelli che espongono il bollino sul cancello "grazie, ma siamo una famiglia cattolica" che è una cosa che Susibita ha sempre trovato alquanto agghiacciante.
Però quando poi il prete è arrivato si è chiesta se non avesse sbagliato - perché non poteva non recitare il padre nostro dal momento che erano lì in tre e che non era come quando passano i testimoni di Geova e lei mette su un caffè e intanto piega i panni e intanto gli spiega che no, non trova affatto misericordioso il dio biblico, ma manco buono, ma manco giusto se è per questo e che una cosa come quella che fa ad Abramo con quel povero disgraziato di Isacco è semplicemente immonda -spiacente- ma immonda per quel che la riguarda.
Qui insomma è diverso, ne va anche di coerenza di fronte ai bambini, si è detta.
E infatti quando ha chiesto al piccoletto di raggiungerli in salotto per salutare e ascoltare un signore che dice una preghierina quello le ha risposto che no, lui la preghierina non l'avrebbe detta mai, ma proprio MAI E POI MAI, testuali parole. Che poi dico, mica la devi dire tu - gli ha specificato Susibita, puoi anche solo ascoltare quello che ha da dire lui, ma quello niente, s'è messo a giocare e non lo si è più visto.
Poi Susibita è tornata indietro e quell'altro, quello alto, le ha detto: "Non guardarmi, ha preso tutto da te, io non c'entro: sono pure stato chirichetto, io." - l'ipocrita.
E' stato chierichetto tipo per un giorno, dopodiché è tornato a casa da sua madre e ha dichiarato che lui non lo avrebbe MAI PIU' fatto in vita sua, che quella cosa di prendere ordini dal prete non gli andava per nulla a genio.
Insomma nel mentre della benedizione Susibita s'è fatta pippe mentali tutto sommato abbastanza consuete considerato il soggetto, e ha cominciato a temere l'effetto boomerang, quello per cui gli errori che fai ti si ritorcono tutti contro prima o poi, amplificati.
Un po' come in quel racconto della Munro in cui una madre cresce la figlia con metodi educativi un po' hippie e vagamente agnostici e quella -raggiunta la maggiore età- per compensare la mancanza di spiritualità nell'infanzia, si fa prendere da una setta di santoni e sparisce nel nulla finché la madre ormai ottantenne non scopre che comunque è viva, sposata con 5 figli ma non si rivedranno mai più.
Che dici a 'sto punto faceva il chirichetto a 11 anni che era meglio.
Poi c'è anche la suocera che a Susibita lo dice sempre che a 'sti bambini un po' di spiritualità gliela dovrebbe pur passare, e lei a risponderle che spiritualità non è necessariamente religione.
Comunque dopo la Munro un po' Susibita se la fa sotto che magari la Nina a 17 anni -che so- prende il treno e va a fare la Papa Girl in Piazza San Pietro.
Però poi ha guardato Magù raccogliere le lumachine dalla strada, per non farle schiacciare dalle macchine. E i lombrichi, pure.
Questo bambino piccolo e ignaro che salva i più piccoli tra gli animali: i più viscidi, diciamolo.
Questo bambino che si spiega da solo la vita: "si nasse, si vive e poi si muore. E' la natura, è fatta così. Io però non muoio, pecchè sono un cavalie(r)e e cavaliei -mamma- non muoiono mai."
Questo bambino che trema quando sogna che qualcuno faccia del male agli occhi di suo padre.
Questo bambino che dice " mi si è 'pezzato il cuore, mamma".
Questo bambino- rasente il fanatico- con gli occhi pallati preda del fascino morboso del germoglio:
"Pecchè non èsse, mamma? Io lo appetto, ma lui non èsse."
"Non riesci a vederlo mentre esce, lo vedi quando è già spuntato: è troppo lento."
"Ma io lo appetto, mamma, stai tanquilla."
Questo bambino qui, che ha più spiritualità lui nell'unghia dell'alluce sinistro di un intero esercito di catechisti ciellini.
E s'è un po' tranquillizzata.
9 commenti:
m'hai fatta piagne...
oddio,ma anche ridere,però ora ho il gocciolone agli occhi e rifiuto di pensare al momento del catechismo,ormai distante solo pochi mesi.ho i brividi.
Io adoro tuo figlio, te l'ho già detto, vero?
Hai proprio ragione e la spiritualità sta proprio li....comunque mio figlio conosce preghiere, preghierine e segno della croce, poi l'altro giorno e' venuto il prete a benedire e lui e' stato tutto il tempo sdraiato per terra a cantare la canzone di Peter Pan.
La mia idea è che nei bambini (almeno in quelli piccoli) la spiritualità sia innata. E come te non ritengo sia giusto indirizzarla (piegarla) verso dogmi predisposti e imposti da altri in secoli e secoli di passiva messa in gestione.
E come te credo che la spiritualità non significhi necessariamente inquadramento religioso, che serve se mai a sopire le coscienze dei più.
Credo che Magù e la Mimi si capirebbero al volo, se un giorno infine si incontrassero.
Lorenza: mannòòò dai, si sa che i catechisti oggi non sono più come i miei negli ani '90. Si sono aperti, sono più preparati. Io non è che ce l'abbia coi catechisti, eh, ci mancherebbe. Però a eguagliare la spiritualità innata, come dice Suster, di un bambino, ahi voglia a far catechesi.
Squa: sì , già detto ;9. Grazie!
mammapiki: allora vedi che non è il mio effetto boomerang? grazie per questa tua testimonianza.
Sus: ma è ovvio, da una Pinzipessa a un Cavalie(r)e che ti aspetti? per forza si capirebbero.
Io lo adoro. E adoro te
Jul: :)
Ciao! Post con tempismo perfetto: sono pensieri che mi ronzano moltissimo.
Il mio punto di partenza è sempre stato molto molto simile al tuo: soprattutto per quanto riguarda la spiritualità innata dei bambini sulla quale non ho il minimo dubbio. Spiritualità che però convive con una ferocia innata dell'uomo... sulla quale, ugualmente non ho dubbi. Condivido con te il rifiuto della religione intesa come apparato di dogmi e soprattutto di chiesa, ma contemporaneamente chiudere tutto fuori mi sembra un modo abbastanza frettoloso che butta via il bambino con l'acqua sporca. Ho un amore molto forte per la figura storica di Gesù Cristo, per la tradizione dell'antico testamento che è la prima in millenni di vita dell'uomo a introdurre democrazia e uguaglianza trasversali in un modo meraviglioso che non dobbiamo dimenticare.
Al momento sono felice che a scuola della mia grande parlino di tutte le religioni, ma devo ancora trovarlo il mio modo di salvare quello che conta senza buttare via tutto né accogliere tutto...
Scusa l'invasione, ho un post in bozze sull'argomento e ogni occasione è buona per rifletterci ancora e cercare di chiarire a me stessa cosa penso...Grazie.
Why: grazie per il tuo intervento, così ricco di spunti di riflessione non solo per te. sì sono d'accordo che torvare il giusto equilibrio sia importante: io l'ho affidato per ora in maniera abbastanza naturale a quello che i suoi diversi affetti gli offrono. Se la nonna lo porta in chiesa lo lascio andare, lascio che lei reciti le preghiere davanti a lui (cercando di fargliele imparare, ma vedo che non attacca: i concetti sono troppo ardui, non son filastrocche), che insomma gli passi il suo patrimonio di fede, di tradizione. poi se lui torna da me e mi fa domande io rispondo con sincerità quello che penso io. L'ho portato in un centro bhuddista una volta, e mi sente sempre chiacchierare con una giovane coppia di figli di geova che si ferma alla domenica mattina a suonare al cancelletto.Gli ho sempre detto che le persone la possono pensare diversamente su tante cose ma devo dire che lui non ha mai sollevato questo problema: lo , in certo modo, per scontato. Non se ne stupisce. E questo è bellissimo, secondo me.
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