La mattina mi sveglio e vado sulla panchina in cucina, la mamma mi dà una ciotolina con latte e cereali e un bicchiere di succo.
Se invece non mi sveglio subito mamma mi bacia sul collo e sui capelli, io apro un occhio e la vedo che mi prende la mano e dice "vieni, che è pronta la colazione".
Se invece non si sveglia lei urla "corri, corri! ho spento la sveglia! siamo in ritardooo!" io corro a lavarmi i denti perché non voglio arrivare in ritardo al campo estivo.
Prima di scendere dalla macchina indosso la mia corona di cartone e divento un pirata, perché devo combattere quei fetenti dei miei compagni.
Mamma non vuole che li chiamo così ma -diamine- io sono un pirata.
Quando è ora di pranzo torna la mia mamma, io sono contento quando la vedo oltre la siepe della scuola e ci chiamiamo ridendo fino al cancello.
In macchina fa talmente caldo e mia sorella ha combattuto così a lungo per tutta la mattina che di solito si addormenta. Io e mamma stiamo attentissimi a non fare rumore e ci strizziamo l'occhio perché quando Nina dorme noi ce la sgodazziamo.
Mentre mamma prepara la tavola io faccio la doccia e poi ritorno sulla panchina con le mutande pulite e una canotta.
A pranzo la casa è tutta quasi buia ma freschissima e il sole si vede solo da dietro le finestre.
Mamma mi dà il melone e oggi una ricotta bianca bianca e dolce che ci ha portato un pastore che ha le pecore. Ho chiesto "come si chiamava?" "chi?" mi fa mamma - "la pecora" dico io, "ah pensavo il pastore" - mi fa lei.
Dopo pranzo gioco ai lego e me la sgodazzo ancora, perché mia sorella dorme e non me li schiaccia.
Quando Nina si sveglia guardiamo i cartoni o facciamo il libretto dell'estate e mamma gira per casa e ci dice "spegni", oppure "che bello!" oppure "gelatino?" oppure "ti dò tempo fino al 3" se parla con Nina.
Quando fa un po' meno caldo usciamo in giardino o vediamo i nostri amici.
Spesso sono amici di Nina, perché Nina è una bambina che piace molto ai suoi amici e allora ci chiamano per giocare, anche se lei fa finta di non riconoscerli.
Quando mamma dice "Nina, ha chiamato E., il tuo amico, dice se andiamo in piscina con lui più tardi!Vi va, bimbi?"
Io dico: "Sì mamma, che bello!"
Nina dice: "Chi è E.?"
Alla sera mamma ci lava di nuovo perché siamo sudici e sudati, e anche perché la nostra amica C. l'altro giorno aveva le lendini - che sono le uova dei pidocchi- allora mamma ci controlla i capelli come una pazza e le vengono gli occhi di un gufo.
Alla sera io salgo su nel mio letto alto e mamma apre le finestre perché così entra il fresco della notte.
A volte vediamo il mio pipistrello che ho chiamato Familla gironzolare attorno al lampione laggiù nel prato. Familla è molto simpatico e non è pericoloso, morde solo le zanzare.
Se Nina non dorme bisogna leggere la sua storia per prima e poi aspettare che finisca il capriccio, se invece casca sul cuscino come morta io e mamma ci facciamo l'occhiolino un'altra volta e poi ci leggiamo Harry Potter 2 La Camera dei Segreti perché io amo molto la magia e a undici anni me ne vado a Hogwarts. Non adesso, perché sono piccolo. A undici anni. Ma manca ancora tanto, dice mamma.
Quando la luce si spegne c'è la notte fuori coi gufi e la luna sopra le canne e se ci vai dentro, alle canne, dove sono più verdi, ci trovi i cinghiali.
Ma io non ci vado, perché già dormo.
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7 luglio 2016
24 maggio 2016
Programmi per il futuro.
Nina cosa vuoi fare da grande?
"La dottoressa degli animali.
No, l'insegnante di nuoto.
No, apetta, la fatina.
No, apetta, il bagnino macchio. Sì, il bagnino macchio va bene."
E tu, cucciolo?
"Io voglio fare l'Umpa Lumpa, mamma."
Vince lui, a mani basse.
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27 aprile 2016
Zebre e caramelle.
Quando te ne sarai scordato ti ricorderò io del tuo sorriso sotto la porta ad arco in casa di nonna, tu che agiti il pugno in segno di vittoria e bofonchi qualcosa con gli occhi illuminati dalla gioia, io che non capisco.
Finché non vedo quel cratere enorme che hai al posto dell'incisivo e colgo, finalmente.
Hai raggiunto il gotha dei seienni, il traguardo che domani a scuola ti renderà che dico interessante, che dico ammirato, che dico invidiato: hai perso il tuo primo dente, fatto che vi rende, agli occhi di voialtri seienni, innegabilmente fichissimi per almeno 2 minuti.
E' passato un topino e ha lasciato una moneta: col tuo euro sei andato all'arci e hai comprato 10 goleador alla cocacola frizz, 5 per te e 5 per tua sorella.
Quando sarete grandi e parleremo male di tua sorella (ho idea che parleremo spesso male di tua sorella) a un certo punto uno di noi si ricorderà che Nina è sì una grandissima scassacazzi, ma è anche quella che ci dice le cose come stanno, e noi ne converremo tutti.
Perché Nina mi fa impazzire, ma è l'unica -tu non me lo dici mai, sei troppo gentile- che a un certo punto mi guarda e mi fa: "Io non zoco. Perchè non vojo che mamma mi fa la foto mente zoco. Vojo che mamma zoca con me."
Nina mi fa vergognare, ed è così che divento migliore.
Avete scelto i vostri nomi da supereroi.
Non Drago, Squalo, né Tornado.
Siete Zebra Luminosa e Marshmallow, e io vi amo, per questo.
Finché non vedo quel cratere enorme che hai al posto dell'incisivo e colgo, finalmente.
Hai raggiunto il gotha dei seienni, il traguardo che domani a scuola ti renderà che dico interessante, che dico ammirato, che dico invidiato: hai perso il tuo primo dente, fatto che vi rende, agli occhi di voialtri seienni, innegabilmente fichissimi per almeno 2 minuti.
E' passato un topino e ha lasciato una moneta: col tuo euro sei andato all'arci e hai comprato 10 goleador alla cocacola frizz, 5 per te e 5 per tua sorella.
Quando sarete grandi e parleremo male di tua sorella (ho idea che parleremo spesso male di tua sorella) a un certo punto uno di noi si ricorderà che Nina è sì una grandissima scassacazzi, ma è anche quella che ci dice le cose come stanno, e noi ne converremo tutti.
Perché Nina mi fa impazzire, ma è l'unica -tu non me lo dici mai, sei troppo gentile- che a un certo punto mi guarda e mi fa: "Io non zoco. Perchè non vojo che mamma mi fa la foto mente zoco. Vojo che mamma zoca con me."
Nina mi fa vergognare, ed è così che divento migliore.
Avete scelto i vostri nomi da supereroi.
Non Drago, Squalo, né Tornado.
Siete Zebra Luminosa e Marshmallow, e io vi amo, per questo.
14 aprile 2016
Me ne vado.
"No, Nina, non andartene, ti prego!" - lui, nel panico.
"'Lèvati che devo ussire. Zao, io me ne vado." - lei sul cancellino, zainetto in spalla.
"Ah, esci?"
"Sì, me ne vado di casha."
"Capisco. Che peccato, e come mai vai via?"
"Pecchè qui shiete tutti matti. I gatti mi gàffiano e ccàppano, mio fatello mi dà noia e quella là lavora shempre."
"Chi sarebbe "Quella-là"?
"Tu."
"Mmm. Mi spiace. E hai già deciso dove andrai?"
"Vado da A."
"Oh no: va da A. Se ne va, mamma."
"Sta bluffando, amore, non cascarci. E come mai proprio da A.?"
"Pecchè non shono matti come qui."
"In effetti non posso darti torto. Va bene, allora: salutaci tanto A. Mi raccomando, torna a trovarci qualche volta, però, perché credo ci mancherai tanto."
"Ma no mamma...sei matta? quella va..."
"Mpf. Ok. 'zao."
"Ciao."
10 minuti dopo.
"Non mi 'ttufie."
"Io non ti stufisco, ti abbraccio perché sei la mia sorellina e non te ne sei andata."
"Ah, ancora qui sei? non dovevi andare da A.? Bene: sono davvero contenta tu abbai deciso di restare, alla fine, anche se siamo un po' matti."
"Sì, ho deziso di rettare pecchè era solo uno cchezzo."
"Oh Nina, brava. Che bello! Pensavo andassi via davvero!"
"Ma fei matto? non me ne vado affolutamente."
Non se ne va, dopotutto.
Affolutamente.
"'Lèvati che devo ussire. Zao, io me ne vado." - lei sul cancellino, zainetto in spalla.
"Ah, esci?"
"Sì, me ne vado di casha."
"Capisco. Che peccato, e come mai vai via?"
"Pecchè qui shiete tutti matti. I gatti mi gàffiano e ccàppano, mio fatello mi dà noia e quella là lavora shempre."
"Chi sarebbe "Quella-là"?
"Tu."
"Mmm. Mi spiace. E hai già deciso dove andrai?"
"Vado da A."
"Oh no: va da A. Se ne va, mamma."
"Sta bluffando, amore, non cascarci. E come mai proprio da A.?"
"Pecchè non shono matti come qui."
"In effetti non posso darti torto. Va bene, allora: salutaci tanto A. Mi raccomando, torna a trovarci qualche volta, però, perché credo ci mancherai tanto."
"Ma no mamma...sei matta? quella va..."
"Mpf. Ok. 'zao."
"Ciao."
10 minuti dopo.
"Non mi 'ttufie."
"Io non ti stufisco, ti abbraccio perché sei la mia sorellina e non te ne sei andata."
"Ah, ancora qui sei? non dovevi andare da A.? Bene: sono davvero contenta tu abbai deciso di restare, alla fine, anche se siamo un po' matti."
"Sì, ho deziso di rettare pecchè era solo uno cchezzo."
"Oh Nina, brava. Che bello! Pensavo andassi via davvero!"
"Ma fei matto? non me ne vado affolutamente."
Non se ne va, dopotutto.
Affolutamente.
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Nina and I
25 novembre 2015
non vedo l'ora.
Al biondino posso chiedere di dare i croccantini al gatto, lavare bene i capelli a sua sorella sotto la doccia o sederle accanto sul pulmino.
La cosa bella del biondino è che lui ci metterà sempre del suo e preparerà pure un ciotolino con l'acqua, le passerà il sapone anche tra le dita dei piedi, o la cingerà col braccio una volta seduti.
Ancora ci si chiede cosa mai c'abbia quella per meritarsi uno così, ma vabbè.
Il Biondino è DAVVERO cresciuto, e io non riesco ancora a decidermi se ciò sia meravigliosamente stupefacente o irreversibilmente terribile, ma temo entrambe.
Nina è tutta negli occhi tondi sotto la frangetta e nella bocca grandissima.
Voi non ne avreste il sospetto, a guardarla così com'è nel grembiulino rosso dell'asilo che pare un'illustrazione di Capuccetto Rosso re-incarnata, ma da quella bocca grandissima esce ogni genere di abominio.
Nina è uno sforzo continuo di comandare, soggiogare o imporre, oppure in alternativa blandire, sedurre, adulare.
Che poi altro non è se non un modo più intelligente per comandare, ordinare o imporre.
Inoltre proprio questo pomeriggio l'ho sentita chiaramente dire "cazzo".
Ci sono giornate abominevoli.
Serate in cui sono talmente stanca che dal nulla scoppio a urlare forte, davvero troppo forte mentre loro mi guardano impietriti e confusi, chiedendosi probabilmente quale terrificante demone si sia mai impossessato della loro mamma.
Non potendo dirgli "mestruazioni" mi limito a scoppiare a piangere e a chiedere scusa frignando che devono stare buoni, chiudere gli occhi e lasciarmi andare a letto a leggere un libro, perdìo.
Ci sono giornate invece di cui sono grata.
Pomeriggi in cui leggiamo un po', sbocconcelliamo biscotti, cuociamo cose in forno, non c'interessiamo delle briciole sotto il tavolo, facciamo un puzzle e apparecchiamo tavola che ha fatto buio da poco.
In queste giornate andiamo a letto prestissimo e me li metto accanto, mentre di là i loro lettini restano intonsi.
In queste giornate non penso alle mail della mattina dopo, non ho la sindrome pre-mestruale, e mi registrerei tutto il tempo da tanto che sono una brava mamma, no sul serio: mi sembro una della pubblicità Pandoro Bauli però piccola, mora e pelosa.
da un po' di giorni siamo soli da troppi giorni.
ma tengo duro, sì, perché ora torna.
e allora ci saranno biciclette, e arance, e molto baci, e non aver paura ci sono io, e gambe lunghe sotto il piumone.
non vedo l'ora.
La cosa bella del biondino è che lui ci metterà sempre del suo e preparerà pure un ciotolino con l'acqua, le passerà il sapone anche tra le dita dei piedi, o la cingerà col braccio una volta seduti.
Ancora ci si chiede cosa mai c'abbia quella per meritarsi uno così, ma vabbè.
Il Biondino è DAVVERO cresciuto, e io non riesco ancora a decidermi se ciò sia meravigliosamente stupefacente o irreversibilmente terribile, ma temo entrambe.
Nina è tutta negli occhi tondi sotto la frangetta e nella bocca grandissima.
Voi non ne avreste il sospetto, a guardarla così com'è nel grembiulino rosso dell'asilo che pare un'illustrazione di Capuccetto Rosso re-incarnata, ma da quella bocca grandissima esce ogni genere di abominio.
Nina è uno sforzo continuo di comandare, soggiogare o imporre, oppure in alternativa blandire, sedurre, adulare.
Che poi altro non è se non un modo più intelligente per comandare, ordinare o imporre.
Inoltre proprio questo pomeriggio l'ho sentita chiaramente dire "cazzo".
Ci sono giornate abominevoli.
Serate in cui sono talmente stanca che dal nulla scoppio a urlare forte, davvero troppo forte mentre loro mi guardano impietriti e confusi, chiedendosi probabilmente quale terrificante demone si sia mai impossessato della loro mamma.
Non potendo dirgli "mestruazioni" mi limito a scoppiare a piangere e a chiedere scusa frignando che devono stare buoni, chiudere gli occhi e lasciarmi andare a letto a leggere un libro, perdìo.
Ci sono giornate invece di cui sono grata.
Pomeriggi in cui leggiamo un po', sbocconcelliamo biscotti, cuociamo cose in forno, non c'interessiamo delle briciole sotto il tavolo, facciamo un puzzle e apparecchiamo tavola che ha fatto buio da poco.
In queste giornate andiamo a letto prestissimo e me li metto accanto, mentre di là i loro lettini restano intonsi.
In queste giornate non penso alle mail della mattina dopo, non ho la sindrome pre-mestruale, e mi registrerei tutto il tempo da tanto che sono una brava mamma, no sul serio: mi sembro una della pubblicità Pandoro Bauli però piccola, mora e pelosa.
da un po' di giorni siamo soli da troppi giorni.
ma tengo duro, sì, perché ora torna.
e allora ci saranno biciclette, e arance, e molto baci, e non aver paura ci sono io, e gambe lunghe sotto il piumone.
non vedo l'ora.
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1 ottobre 2014
Se solo (così fosse per sempre).
Se solo.
I 4 anni sono splendidi.
Avere un bambino di 4 anni per casa significa parlare a qualcuno che sembra voler capire il mondo come un adulto, ma poi non è vero.
Tipo che tu ti sbatti a dargli un sacco di spiegazioni accurate, controlli prima su google per non sparar minchiate, o ti prepari i discorsetti e poi alla fine lui trae le sue conclusioni.
Che sono, ad esempio:
"Se solo potessimo essere degli scoiattoli."
Disarticolate. Decontestualizzate. Incongruenti. Non c'entrano una minchia con quello che lui ti aveva chiesto, ma soprattutto con quello che tu gli avevi risposto.
Ma come dargli torto, sugli scoiattoli.
No.
Avere una Nina di 2 anni è splendido.
Un filino stancante, ma splendido.
"Nina vieni in bagno a lavarti."
"No."
"Nina per favore vieni in bagno a lavarti."
"No."
"Hai intenzione di rimanere sporca?"
"Sì."
"Va bene rimani sporca."
"No."
"Allora vieni?"
"No."
Nina bacia sulla bocca e dice amore.
Fa un po' la stronza, con suo fratello, ma dice che è il suo eroe.
Si danno un sacco di mazzate, e non riesco a farli smettere. Ma si baciano e abbracciano, anche. Sono molto fisici. S'infilano l'uno nel letto dell'altra o viceversa e io li amo, per questo.
La sera leggo prima qualche filastrocca, per lei, e poi una storia lunga, per lui.
Solo che lei durante la storia continua a interrompermi e a chiedere "e tettooo?? cos'è tetttoooo? e pecchéé??" e io alla prima spiego, alla seconda pure, alla terza il sorrisetto sulla faccia mi s'incrina, alla quarta sono incazzata e le dico ti caccio un tappo in bocca. Lei non sembra preoccuparsene e ride.
Nina al mattino non vuole più entrare al nido, si butta per terra e piange scalciando, disperata e incazzatissima, spezzandomi il cuore per una mezzoretta. Poi mi arriva il whatsupp dalla tata e c'è lei vestita con cappellino e borsa da mercatino vintage e pare uguale uguale a Miss Murple.
Volevo comprare un flautino di legno a Nina alla fiera delle civette, ma ha voluto uno spadino.
Il flautino era bellissimo e volevo prendermelo io, ma poi l'ho lasciato e non ero scontenta, perché loro combattevano e io potevo sempre fischiare.
Un'altra buona notizia è che piove a dirotto, così mi lava la macchina.
I 4 anni sono splendidi.
Avere un bambino di 4 anni per casa significa parlare a qualcuno che sembra voler capire il mondo come un adulto, ma poi non è vero.
Tipo che tu ti sbatti a dargli un sacco di spiegazioni accurate, controlli prima su google per non sparar minchiate, o ti prepari i discorsetti e poi alla fine lui trae le sue conclusioni.
Che sono, ad esempio:
"Se solo potessimo essere degli scoiattoli."
Disarticolate. Decontestualizzate. Incongruenti. Non c'entrano una minchia con quello che lui ti aveva chiesto, ma soprattutto con quello che tu gli avevi risposto.
Ma come dargli torto, sugli scoiattoli.
No.
Avere una Nina di 2 anni è splendido.
Un filino stancante, ma splendido.
"Nina vieni in bagno a lavarti."
"No."
"Nina per favore vieni in bagno a lavarti."
"No."
"Hai intenzione di rimanere sporca?"
"Sì."
"Va bene rimani sporca."
"No."
"Allora vieni?"
"No."
Nina bacia sulla bocca e dice amore.
Fa un po' la stronza, con suo fratello, ma dice che è il suo eroe.
Si danno un sacco di mazzate, e non riesco a farli smettere. Ma si baciano e abbracciano, anche. Sono molto fisici. S'infilano l'uno nel letto dell'altra o viceversa e io li amo, per questo.
La sera leggo prima qualche filastrocca, per lei, e poi una storia lunga, per lui.
Solo che lei durante la storia continua a interrompermi e a chiedere "e tettooo?? cos'è tetttoooo? e pecchéé??" e io alla prima spiego, alla seconda pure, alla terza il sorrisetto sulla faccia mi s'incrina, alla quarta sono incazzata e le dico ti caccio un tappo in bocca. Lei non sembra preoccuparsene e ride.
Nina al mattino non vuole più entrare al nido, si butta per terra e piange scalciando, disperata e incazzatissima, spezzandomi il cuore per una mezzoretta. Poi mi arriva il whatsupp dalla tata e c'è lei vestita con cappellino e borsa da mercatino vintage e pare uguale uguale a Miss Murple.
Volevo comprare un flautino di legno a Nina alla fiera delle civette, ma ha voluto uno spadino.
Il flautino era bellissimo e volevo prendermelo io, ma poi l'ho lasciato e non ero scontenta, perché loro combattevano e io potevo sempre fischiare.
Un'altra buona notizia è che piove a dirotto, così mi lava la macchina.
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21 marzo 2014
incartata accartocciata.
Se lei non fosse l'uragano che è, se non ne combinasse una dietro l'altra, se non c'avesse quella vociaccia -per dire- forse non mi stancherei tanto velocemente.
Se lui non fosse lo sbrindellato un po' nevrastenico che è, forse non si prenderebbero a legnate sui denti ogni giorno.
Se lei non fosse la pinzipessa guerriera che è, dalle palle degli occhi fino alle unghie dei piedi, lui non la chiamerebbe quando ha paura, con quella fiducia un po' reverente verso chi nasconde poteri occulti e straordinari.
Se lui non fosse lo sbrindellato, appassionato capitano della fantasia che è, lei non lo ascolterebbe incantata, bevendosi ogni suo gesto.
Se facessi uno di quei lavori che torni a casa e non ci pensi più, forse sarei meno ansiosa.
Verrei a casa, mi godrei i miei figli, alla fine della giornata spegnerei le luci.
Poi -sotto le coperte- sognerei il lavoro che faccio.
A colloquio a scuola.
"Senta io ho bisogno di capire come gestire la rabbia."
"Di chi?"
"Sua, di lui. E di lei. Ma pure la mia."
"Mmm. Partiamo dall'inizio."
"Le racconto com'è andata oggi?"
"Prego."
Segue racconto.
"Quindi capisce? io la teoria la so benissimo, è nella pratica che m'incarto."
"Lei è solo stanca, vanno molto bene alcune cose che fa. Perché non prova a lavorarci in modo diverso? senta, proviamo questa strada..."
Segue descrizione della strada.
"Poi al prossimo incontro in gruppo o da sole ne riparliamo, che ne dice?"
Questa ragazza, con gli occhi neri e i capelli lucidi, con un velo di burrocacao rosa sulle labbra e i capelli pettinati. Questa ragazza che non ero io, perché io ero quella coi capelli legati e deformi seduta di fronte.
Questa ragazza con pochi anni meno di me, ma che significano tutto, perché stanno proprio lì, tra il prima e il dopo. Questa ragazza che avrei potuto essere io, se solo avessi il tempo di una doccia, di una sforbiciata, di parecchie ore di sonno, se avessi meno solitudine, un'amica più vicino.
Questa ragazza gentile, che mi ha detto sei solo stanca, sorridendomi.
Niente, io me la volevo portare a casa per un pochino.
Per non far nulla e stare lì a guardarla mentre parla -lei- piano, gentile, paziente, ai miei figli.
O anche per chiederle se ci mette olio d'argan o che, su quei capelli così lucidi.
Se lui non fosse lo sbrindellato un po' nevrastenico che è, forse non si prenderebbero a legnate sui denti ogni giorno.
Se lei non fosse la pinzipessa guerriera che è, dalle palle degli occhi fino alle unghie dei piedi, lui non la chiamerebbe quando ha paura, con quella fiducia un po' reverente verso chi nasconde poteri occulti e straordinari.
Se lui non fosse lo sbrindellato, appassionato capitano della fantasia che è, lei non lo ascolterebbe incantata, bevendosi ogni suo gesto.
Se facessi uno di quei lavori che torni a casa e non ci pensi più, forse sarei meno ansiosa.
Verrei a casa, mi godrei i miei figli, alla fine della giornata spegnerei le luci.
Poi -sotto le coperte- sognerei il lavoro che faccio.
A colloquio a scuola.
"Senta io ho bisogno di capire come gestire la rabbia."
"Di chi?"
"Sua, di lui. E di lei. Ma pure la mia."
"Mmm. Partiamo dall'inizio."
"Le racconto com'è andata oggi?"
"Prego."
Segue racconto.
"Quindi capisce? io la teoria la so benissimo, è nella pratica che m'incarto."
"Lei è solo stanca, vanno molto bene alcune cose che fa. Perché non prova a lavorarci in modo diverso? senta, proviamo questa strada..."
Segue descrizione della strada.
"Poi al prossimo incontro in gruppo o da sole ne riparliamo, che ne dice?"
Questa ragazza, con gli occhi neri e i capelli lucidi, con un velo di burrocacao rosa sulle labbra e i capelli pettinati. Questa ragazza che non ero io, perché io ero quella coi capelli legati e deformi seduta di fronte.
Questa ragazza con pochi anni meno di me, ma che significano tutto, perché stanno proprio lì, tra il prima e il dopo. Questa ragazza che avrei potuto essere io, se solo avessi il tempo di una doccia, di una sforbiciata, di parecchie ore di sonno, se avessi meno solitudine, un'amica più vicino.
Questa ragazza gentile, che mi ha detto sei solo stanca, sorridendomi.
Niente, io me la volevo portare a casa per un pochino.
Per non far nulla e stare lì a guardarla mentre parla -lei- piano, gentile, paziente, ai miei figli.
O anche per chiederle se ci mette olio d'argan o che, su quei capelli così lucidi.
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20 gennaio 2014
Invincibile come una mosca.
"Ntch-ntch -tesoro- non piangere, tuo fratello non ha fatto apposta: voleva solo abbracciarti ed è stato un po' impetuoso. Vero che volevi abbracciarla, amore?"
"No mamma, non volevo abbazzalla: volevo chiazzalla."
"Schiacciarla??"
"Sì, chiazzalla. Come una mocca."
-------------
"E quindi di notte -quando c'è il buio- vai nel lettino di tua sorella così la proteggi?"
"No-no. E' lei che potezze me: è invinzibile, lo sai?"
Quando ti sgrido, lei ti consola.
Quando tu esageri, lei ti mena.
Quando hai paura, lei è invincibile.
Quando tocchi i suoi giochi, lei ti lascia fare.
Quando hai ancora fame, col cazzo che lei smolla il biscotto.
Quando la sgrido tu annuisci, compiaciuto.
Quando la urtano altri bambini tu ti piazzi in mezzo e dici "lassa ttae mia soella.".
In seguito -comunque- lei si rialza e gli molla uno spintone.
Quando ti bacia, tu guardi la tv.
Quando lei tocca i tuoi giochi, tu t'incazzi come una iena.
Quando fate il bagno tu la guardi e dici "la mia zizzottella".
Quando lei ha ancora fame, col cazzo che le smolli il biscotto.
"No mamma, non volevo abbazzalla: volevo chiazzalla."
"Schiacciarla??"
"Sì, chiazzalla. Come una mocca."
-------------
"E quindi di notte -quando c'è il buio- vai nel lettino di tua sorella così la proteggi?"
"No-no. E' lei che potezze me: è invinzibile, lo sai?"
Quando ti sgrido, lei ti consola.
Quando tu esageri, lei ti mena.
Quando hai paura, lei è invincibile.
Quando tocchi i suoi giochi, lei ti lascia fare.
Quando hai ancora fame, col cazzo che lei smolla il biscotto.
Quando la sgrido tu annuisci, compiaciuto.
Quando la urtano altri bambini tu ti piazzi in mezzo e dici "lassa ttae mia soella.".
In seguito -comunque- lei si rialza e gli molla uno spintone.
Quando ti bacia, tu guardi la tv.
Quando lei tocca i tuoi giochi, tu t'incazzi come una iena.
Quando fate il bagno tu la guardi e dici "la mia zizzottella".
Quando lei ha ancora fame, col cazzo che le smolli il biscotto.
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26 ottobre 2012
Quella là.
"Passami il vestitino di quella là, sta lì sul divano."
"E' che tu non capisci più nulla da quando c'è quella là, ti sei imbesuito."
"Quanto tempo è che non la cambiamo quella là?"
"Ti rendi conto? quella là a Natale avrà già sei mesi."
"Ma dov'è quella là?"
Potrei dire che Quella Là condivide il triste, ineluttabile destino dei secondogeniti, meglio noti come noncisicaganessuno.
I secondogeniti non hanno foto, diapositiva, video, cartolina, calendario stampato o orologio da tavola di alcun loro complimese e rade foto dei loro compleanni.
Io, per dire, ho un buco tra quello dei 3 (n. 2 pagine di album con Susibita in codini e naso scaccoloso) e quello dei 12 (videocassetta di Susibita e amichette che ballano hannouccisoluomoragno sulla terrazza di casa. Ecco, l'ho detto.).
Il fatto è che non ho mai superato il trauma dei 12 monotema-photoalbum di zia Subli.
Dicevo, potrei dire.
Ma la verità è che inspiegabilmente, misteriosamente, Quella Là ha trovato una sua linea di galleggiamento all'iinterno dell'intenso moto ondoso familiare.
Civettuolamente, innocentemente, ridancianamente, Quella Là si fa notare.
Si fa notare quando passi e ti sorride: prima con gli occhi, poi con la bocca, indi senza denti, infine con le orecchie. Quando la trovi a pomiciare con la margherita della chicco. Quando grida, da femmina (i maschi urlano, Quella Là no. Quella Là grida, che è diverso: acuta, insistente, cagacazzi. Una femmina insomma.).
Potrei dire che lui ci succhia energie, che ho il terrore di dimenticarmela a casa e uscire, che gli unici vestitini suoi sono dei regali, che siccome la vesto coi completini blu di lui me la scambiano tutti per un maschio e allora rimedio con una fascetta rosso coccinella.
Ma la verità è che quella Là condivide l'ineluttabile destino dei secondogeniti: e sopravvive.
Inspiegabilmente, miracolosamente, ci sopravvive.
Potrei dire che il bagnetto di lui era tutto un mettisapone-bubusettete-no ma vieni a vederlo-porta la macchina, mentre quello di Quella Là è amore lavati i denti-qualcuno mi passa il sapone?- amore lavati i denti- Questa qua va lavata- amore metti il pigiama- metti giù il talco- amore metti il pigiama- oddio pocopoco e mi cascava.
Ma la verità è che nonostante questo - non so come non so dove - io a Quella Là non riesco a levarle gli occhi di dosso.
p.s.
http://www.lastaccata.it/article-give-away-le-mamme-non-mettono-mai-i-tacchi-antiguida-al-mestiere-di-mamma-111707421-comments.html#anchorComment
partecipo al giveaway della Staccata perchè vorrei regalare il suo libro alla mia carissima amica che partorisce tra un mese e qualcosa.
Sì, F.: sto cercando di vincere il libro che ti voglio regalare: la mia braccinitudine non ha confini, superata quasi solo dalla mia faccia di merda. Ma ti voglio bene, eh.
"E' che tu non capisci più nulla da quando c'è quella là, ti sei imbesuito."
"Quanto tempo è che non la cambiamo quella là?"
"Ti rendi conto? quella là a Natale avrà già sei mesi."
"Ma dov'è quella là?"
Potrei dire che Quella Là condivide il triste, ineluttabile destino dei secondogeniti, meglio noti come noncisicaganessuno.
I secondogeniti non hanno foto, diapositiva, video, cartolina, calendario stampato o orologio da tavola di alcun loro complimese e rade foto dei loro compleanni.
Io, per dire, ho un buco tra quello dei 3 (n. 2 pagine di album con Susibita in codini e naso scaccoloso) e quello dei 12 (videocassetta di Susibita e amichette che ballano hannouccisoluomoragno sulla terrazza di casa. Ecco, l'ho detto.).
Il fatto è che non ho mai superato il trauma dei 12 monotema-photoalbum di zia Subli.
Dicevo, potrei dire.
Ma la verità è che inspiegabilmente, misteriosamente, Quella Là ha trovato una sua linea di galleggiamento all'iinterno dell'intenso moto ondoso familiare.
Civettuolamente, innocentemente, ridancianamente, Quella Là si fa notare.
Si fa notare quando passi e ti sorride: prima con gli occhi, poi con la bocca, indi senza denti, infine con le orecchie. Quando la trovi a pomiciare con la margherita della chicco. Quando grida, da femmina (i maschi urlano, Quella Là no. Quella Là grida, che è diverso: acuta, insistente, cagacazzi. Una femmina insomma.).
Potrei dire che lui ci succhia energie, che ho il terrore di dimenticarmela a casa e uscire, che gli unici vestitini suoi sono dei regali, che siccome la vesto coi completini blu di lui me la scambiano tutti per un maschio e allora rimedio con una fascetta rosso coccinella.
Ma la verità è che quella Là condivide l'ineluttabile destino dei secondogeniti: e sopravvive.
Inspiegabilmente, miracolosamente, ci sopravvive.
Potrei dire che il bagnetto di lui era tutto un mettisapone-bubusettete-no ma vieni a vederlo-porta la macchina, mentre quello di Quella Là è amore lavati i denti-qualcuno mi passa il sapone?- amore lavati i denti- Questa qua va lavata- amore metti il pigiama- metti giù il talco- amore metti il pigiama- oddio pocopoco e mi cascava.
Ma la verità è che nonostante questo - non so come non so dove - io a Quella Là non riesco a levarle gli occhi di dosso.
p.s.
http://www.lastaccata.it/article-give-away-le-mamme-non-mettono-mai-i-tacchi-antiguida-al-mestiere-di-mamma-111707421-comments.html#anchorComment
partecipo al giveaway della Staccata perchè vorrei regalare il suo libro alla mia carissima amica che partorisce tra un mese e qualcosa.
Sì, F.: sto cercando di vincere il libro che ti voglio regalare: la mia braccinitudine non ha confini, superata quasi solo dalla mia faccia di merda. Ma ti voglio bene, eh.
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Nina and I
20 settembre 2012
Un po' distratta.
Forse pensi che sia un po' distratta da tuo fratello, presa ad inseguirlo mentre vede sirene tra gli ulivi, prende pummini zalli, e dichiara al mondo di avere 'u pisello motto gande gandissimo.
"Che è poi quello che sostenete un po' tutti."
" ... e un po' auffato."
"Hai il pisello arruffato?"
"Motto auffato. Anche te??"
"No magù, le ragazze non hanno i piselli, tantomeno arruffati."
"Io ho pisello."
"Lo abbiamo capito, Magù, il concetto ci è chiaro: hai un pisello, che incidentalmente è pure grande e arruffatissimo. Ti manca tanto a finire la pipì?"
Forse pensi che lui, ancora lui, sempre lui, occupi il grosso della mia giornata, il grosso della mia energia.
Infatti hai ragione.
Ma non credere che non abbia notato i sorrisoni che mi lanci quando passo.
I tuoi occhi di lavanda.
Lunedì lui comincia il tempo pieno e allora non ci sarà scampo per te, o mia giovine salamella.
"Che è poi quello che sostenete un po' tutti."
" ... e un po' auffato."
"Hai il pisello arruffato?"
"Motto auffato. Anche te??"
"No magù, le ragazze non hanno i piselli, tantomeno arruffati."
"Io ho pisello."
"Lo abbiamo capito, Magù, il concetto ci è chiaro: hai un pisello, che incidentalmente è pure grande e arruffatissimo. Ti manca tanto a finire la pipì?"
Forse pensi che lui, ancora lui, sempre lui, occupi il grosso della mia giornata, il grosso della mia energia.
Infatti hai ragione.
Ma non credere che non abbia notato i sorrisoni che mi lanci quando passo.
I tuoi occhi di lavanda.
Lunedì lui comincia il tempo pieno e allora non ci sarà scampo per te, o mia giovine salamella.
27 giugno 2012
Storia di un corsaro.
Era costui arguto e ardito, gran cercatore di tesori e scaltro contabile di monetine da 10 centesimi che teneva scrupolosamente riposte in un vecchio forziere di legno, eredità di suo padre bambino.
Le sue giornate erano semplici, come ogni cosa più bella.
Egli armava incursioni a perigliose rocche di banane affogate in un mare di yogurth, tuffava indegni granchi e polpi di plastica dall'alto della tazza di un water, faceva prigionieri mutandine e un vasino rosso ciliegia.
Amava, ebbro di succo, cantare Berta che filava insieme a certi Fratelli d'Italia.
Dormiva il sonno di un cuscino di piuma e l'abbraccio di un orso blu.
Conosceva un amore assoluto, unico, inattaccabile.
Un amore indubbio come l'ossigeno: indiscutibile, certissimo. Persino più certo dell'orso blu.
Poi venne il giorno in cui il giovane pirata conobbe una minuscola corsara.
E tutto fu come sempre, e nulla come prima.
Lui la chiamava, lui la cercava. Lei era il suo primo pensiero nel latte del mattino.
Lui le portava in dono, adagiandolo sul fondo del minuscolo vascello di lei, i tesori più preziosi: alcuni sassolini bianchi bianchissimi colti dal sentiero impolverato di sabbia, un nocciolo di pesca, l'orso blu (solo prestito), alcuni fogli delle offerte coop mese di giugno (scadute).
Lui le sbrodolava sulle gambe semini di pomodoro, nel contemplarla così, persa nel suo dormiveglia offuscato di gattino cieco.
E aveva questa sensazione strana dentro, che arrovella un po' le budella.
Che è voglia di fare, impazienza d'aspettare. Che è smania curiosa e ansia di cooperare. Che è uno schiaffo al cuore vederla lì attaccata, succhiare. Che è il primo amore, il primissimo dolore.
E io che lo conosco, questo terribile corsaro, io che ne ho visto le gesta e ricomposto la bandana, vorrei dirgli che è giusto così, che sta nell'ordine delle cose.
Che conoscere una donna e capire -tutt'un tratto- la parte che giocherà nel tuo peregrinare tra gli oceani non è semplice, e spesso spaventa anche i corsari più grandi.
Vorrei dirgli che quel tormento che lo morde dentro, che lo fa emozionare, spaventare nella notte, allontanarsi dalla stanza da letto nella penombra che sa di latte, quella gioia nel salutarla ogni giorno, quel piacere nel baciarla piano, volerla tua, ecco: quello lì si chiama amore.
Non più l'amore semplice, assoluto, scontato, un po' egocentrico, di un bambino.
Ma l'amore intenso, travolgente, pauroso, rischioso degli uomini.
Oggi il piccolo pirata ha chiesto come mai la piccola corsara non avesse un tesoro tutto suo.
"Non so, Magù. Credo di non averci mai pensato, a prepararlo anche a lei."
"Nina no ha tesoo?"
"No, amore. Per ora no."
Lui si è allontanato, è andato in camera, ha preso una piccola scatoletta di legno, eredità di sua madre bambina. Ha aperto il suo forziere, ha estratto la bellezza di 2 monete da 2 euro. Le ha messe nella scatolina. Ha detto "Quetto tesoo Nina". Ha richiuso.
Perchè cosa te ne fai di un tesoro se non hai nessuno con cui dividerlo?
Perchè chi ha deciso che le monete grandi di due colori valgono più di quelle piccole, rosse, con sopra inciso il cattello del Pinzipe Zovanni ("Magù, amore, è il castello di Federico, un giorno ti porteremo a vederlo." "No, Pinzipe Zovanni ha il cattello." "Ok, il Principe Giovanni, va bene."), in definitiva bellissime e indubbiamente preziosissime.
Inutile dire che la sottoscritta, in preda allo sbalzo ormonale depressivo post partum, ha vergognosamente pianto come una fontana.
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