Sono qui a casa di mia suocera.
Questa era casa mia, un tempo infinitamente lontano e vicinissimo fa, quando abitavamo l'appartamento grande sopra, col vecchio parquet nelle stanze e la doccia gelida nel bagno.
Per entrarci volli in cambio di poter colorare i muri della cucina e tenere Googhi con me.
Non era previsto un trasloco dal nostro primo monolocale.
D'altra parte non era neanche previsto che rimanessi incinta.
Quelle stanze che non mi sono mai del tutto appartenute: il divano giallo, la credenza bianca, le amarene fuori dalla finestra e la strada troppo vicina.
Stendere tutine taglia zero, sentirsi completamente e totalmente fuori luogo. Avere dannatamente paura, folle.
Il giorno in cui abbiamo trovato l'Arturazzo.
Le nausee, le fughe precipitose in bagno e il sesso. Dei vicini.
Arrivare in questo paese lasciando l'autostrada, riconoscere il profilo dei monti, blu.
Poter associare ad ogni strada almeno un ricordo.
Incontrare nuove, pretenziose, roboanti, sostanzialmente inutili, rotonde. Perdere l'orientamento a casa propria.
Continuare ad odiare ciò che odiavi prima, col privilegio di averlo lontano.
Continuare ad amare ciò che amavi prima, col rimpianto di non averlo più. Ma neanche troppo, vi dirò.
Prendere ingenuamente le distanze da ciò che era, sapendolo inutile. E stupido, probabilmente.
Stare qui da mia suocera senza libri, con solo vecchie antologie e allegati rosa da edicola.
Trovare nella selezione della narrativa mondiale "rodeo d'amore", non so se mi spiego.
Lui non le lasciò il tempo di sottrarsi al suo abbraccio impetuoso, la baciò voluttuosamente sul collo eccetera.
Tenermi se possibile a distanza da casa mia, nella parte alta del paese, perché fa ancora male.
5 commenti:
'Continuare ad odiare ciò che odiavi prima, col privilegio di averlo lontano.
Continuare ad amare ciò che amavi prima, col rimpianto di non averlo più.' Anche io spesso mi sento così, ma non avrei saputo spiegarlo altrettanto bene.
Tesoro...il sesso dei vicini mi riporta alla mente ricordi inquietanti in effetti ;) Saiggià
smamma: credo sia condizione comune a molti espatriati o a chiunque abbia lasciato il proprio luogo natio per vivere altrove.
d'erica : dillo a me, che mi svegliavo di notte per vomitare e questi due dall'altra parte del muro che trombavano come ricci.
Non vorrei sembrare indelicato, ma per arrivare alla fase nausea bisogna solitamente passare anche da quella dei ricci.
Lovely postt
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