Vivete, ogni giorno, senza quei bottoncini color lavanda dei suoi occhi e non vi pare vi manchi nulla.
Così anch'io, prima di lei.
Se voi sapeste quel che è diventata.
Se conosceste l'aria che passa tra i suoi capelli, lunghissimi. È come l'estate quando s'annera e tra gli ulivi comincia tremando e tutto imbrunisce, e scuote, e sferza.
Se sapeste certi suoi sguardi lunghi e quegli altri enormi, come vetri immensi affacciati sul mare.
Se conosceste i giorni che impiega a studiarvi per capire cosa farsene di voi, il momento in cui decide se fate per lei e si lascerà amarvi oppure niente, ognuno per la sua strada.
Se conosceste il suo tocco come lo conoscono i gatti raggomitolati tra le sue gambe e il cavallo lanciato al galoppo.
Se sapeste certi suoi capricci, anche oggi, come tempeste.
Se sapeste le sue preghiere solitarie.
A Gesù, Pan e al dio di ogni cosa: che protegga i cinghiali nelle macchie, i fratelli nei lettini, i cavalli nelle stalle, i bambini nelle guerre, i compiti nelle cartelle.
Se non la conosceste, potreste pensare che sia la sorella - media - tra due fratelli ingombranti.
Ma non lo è mai stata, perché sono gli altri che sono fratelli suoi, già suoi figli o alleati.
Se conosceste la sua voce, le dita dei suoi piedi, la curva del suo collo, la temperatura delle sue mani, quel buchino sull'orecchio.
Siccome non la conoscete, potreste pensare che sia una Nina come le altre del mondo: figlia, sorella, bambina.
E invece no.
Perché questa qui è solo mia e di chi la ama e a volte sfugge anche a noi che l'abbiamo conosciuta in quel primo mattino d'estate.
Perché Nina corre, sempre.
Ed è molto, molto veloce.